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Controlli di sicurezza

Lo stillicidio inarrestabile d’infortuni, spesso mortali, sul lavoro non fa quasi più notizia.

Ci siamo ormai abituati al fatto che giornalmente circa quattro lavoratori debbano lasciarci la pelle sul luogo di lavoro.

Anche se gli infortuni mortali sulle strade e negli ambienti domestici sono molto più numerosi, non si può accettare il fatto che ci debbano essere persone che perdano la loro vita sul luogo di lavoro.

Le strutture che si occupano di prevenzione infortuni hanno dimostrato il loro limite.

Le leggi puntano a indicare come responsabile comunque il datore di lavoro, con il consorso dei dirigenti e dei preposti.

Le sanzioni diventano sempre più pesanti e i datori di lavoro al solo pensarci pensano di chiudere tutto e smettere di lavorare.

Le organizzazioni sindacali non fanno un lavoro appropriato.

I sindacati dei lavoratori puntano a occupare quante più poltrone è possibile negli enti di controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’azione dei sindacati è inefficace quando non risulti anche dannosa.

Gli organismi di controllo soffrono del modo di gestire gli enti pubblici nel nostro Paese.

La loro azione è totalmente inefficace e scarsamente produttiva.

Le leggi ci sono.

La legge 626/94 traccia la strada da seguire per combattere gli infortuni sul lavoro.

Assumono importanza nuove figure come quella del “responsabile dei lavoratori per la sicurezza” e quella del “responsabile del servizio di protezione e prevenzione”.

L’istituzione del “documento per la sicurezza” con “l’analisi dei rischi residui” e il “calendario di eliminazione dei rischi residui” dovrebbero essere strumenti atti a far diminuire gli infortuni sui luoghi di lavoro.

Quello che è risultato sbagliato è l’approccio con tali strumenti.

Accade spesso di leggere nei documenti per la sicurezza delle cose palesemente errate.

Ad un’infermiera di un ospedale è stato prescritto di usare gli occhiali protettivi quando fa uso della fiamma ossidrica.

Molto spesso la stesura di tali documenti é affidata ad ingegneri che indugiano nel corredare i documenti di grafici molto precisi.

In un ospedale i documenti per la sicurezza rilevavano una percentuale dell’8,5% annui d’infortuni invalidanti tra i dipendenti.

Ogni anno vengono ripetuti gli stessi argomenti, sempre con quel famoso 8,5% d’infortuni invalidanti.

L’errore madornale sta nel fatto che la legge 626/94 è concepita per la riduzione drastica dei rischi residui e quindi degli infortuni invalidanti.

In questi casi il documento per la sicurezza si riduce a una mera esercitazione di elaborazione numerica senza avere alcun effetto pratico sulla riduzione degli infortuni.

Di fronte a queste cattive applicazioni delle leggi per la sicurezza gli organismi di controllo sono inefficaci.

Per quanto ci siano ottime leggi di sicurezza sul lavoro, quelli che difettano sono i controlli e il modo di condurre i controlli stessi.

Quando vengono riscontrate violazioni alle norme di sicurezza la legge dispone che debba essere informato il Procuratore della Repubblica anche mediante le ASL o le ARPA, ciò perché la violazione di norme di sicurezza si configura come reato penale.

Accade però che l’applicazione pratica di queste chiare procedure di legge trova dei diversivi e talvolta anche degli ostacoli.

Ci sono svariati modi d’interpretare il modo di condurre i controlli.

E’ necessario essere efficaci sempre con il dovuto tatto e la dovuta buona educazione.

Può capitare che alcuni controllori, che guidano macchine troppo lussuose per lo stipendio che percepiscono, abbiano dei modi molto personali di interpretare il loro lavoro.

La Guardia di Finanza potrebbe interessarsi di come vengono effettuati  i controlli e intervenire in caso d’irregolarità.

Gli infortuni mortali sul lavoro devono diminuire e, in ogni caso, è fondamentale l’educazione alla sicurezza, che i lavoratori devono ricevere per salvaguardare la loro vita sul posto di lavoro.

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