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Folgorazione

La morte per folgorazione è un infortunio mortale, che si ripete abbastanza spesso nei luoghi di lavoro.

Sembrerebbe che a leggere le notizie sui giornali potesse rimanere qualcosa nella mente dei lavoratori e che essi potessero convincersi a prestare la massima attenzione, quando si trovassero a lavorare in vicinanza delle linee elettriche aeree esterne.

Evidentemente così non è, se molti lavoratori continuano a morire sul luogo di lavoro per folgorazione.

Il difetto è di natura culturale.

I lavoratori non conoscono i rischi che corrono lavorando in prossimità di una linea elettrica aerea esterna o, se li conoscono, non li considerano di vitale importanza.

La normativa di buona tecnica redatta e pubblicata dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) prescrive le caratteristiche costruttive delle linee elettriche aeree esterne, fissando, per es., l’altezza minima da terra dei fili elettrici.

I fili elettrici non sono isolati, mentre i cavi elettrici hanno un isolamento, che li rende relativamente più sicuri.

Le linee elettriche vengono costruite nel rispetto delle normative di buona tecnica e sono quindi in linea con le normative sia di legge che di buona tecnica.

La normativa non può prevedere che i lavoratori possano avvicinare delle parti metalliche ai fili in tensione.

Due lavoratori che stavano spostando a mano un ponte metallico del tipo leggero sono rimasti folgorati, quando la struttura metallica è venuta in contatto con i fili elettrici dell’alta tensione.

Sembra che la tensione nominale della linea elettrica fosse di 20.000 Volt, media tensione.

La tensione, cui sono stati sottoposti i due lavoratori, è valutabile in circa tremila volt, per cui essi non hanno avuto scampo.

L’errore è stato commesso quando essi hanno iniziato il lavoro, senza prima essere venuti a conoscenza dell’analisi dei rischi sul luogo di lavoro, che doveva essere stata fatta prima di iniziare il lavoro, sotto la responsabilità del datore di lavoro.

Poiché la vicinanza con la linea elettrica era molto evidente, uno dei rischi da tenere in considerazione era quello della folgorazione.

Il rischio di folgorazione era senza dubbio non trascurabile, per cui dovevano essere presi i dovuti provvedimenti per scongiurare l’infortunio.

Occorreva, per es., disporre un parapetto per recintare la zona in prossimità della linea elettrica per impedire che, spostando il ponteggio, si venisse a toccare la linea in  tensione con conseguente rischio non trascurabile d’infortunio mortale.

Pare anche che il ponteggio fosse bagnato, ma questa circostanza non ha avuto un peso determinante dato il valore presunto dell’alta tensione, cui sono stati sottoposti i due lavoratori.

Quando una persona prende la “scossa”, non necessariamente un lavoratore, ma anche una persona qualsiasi, anche una casalinga, si instaurano due fenomeni:

  1. Un fenomeno di tetanizzazione dei muscoli, per cui i muscoli attraversati dalla corrente elettrica, si contraggono e non rispondono più alla volontà del malcapitato, che cerca di staccarsi dalla parte in tensione e di ritrarre la mano.

Si rimane letteralmente appiccicati alla parte in tensione e non si riesce più a staccarsi, con conseguenze spesso mortali.

  • L’altro fenomeno è quello della fibrillazione cardiaca, per cui il cuore perde il suo ritmo sinusale e si mette a battere in maniera disordinata.

La fibrillazione conduce spesso alla morte e l’unica possibilità di salvezza sta nell’uso immediato di un defibrillatore cardiaco, che potrebbe salvare la vita.

È evidente che i due lavoratori non hanno potuto ricevere alcun aiuto e sono morti senza possibilità di scampo.

Per quanto la modalità dell’infortunio abbia escluso qualsiasi possibilità di aiuto da portare ai due lavoratori infortunati, pur tuttavia in casi in cui la persona infortunata riesce a staccarsi è possibile prestare aiuto.

A una persona colpita dalla corrente elettrica l’aiuto, che si può dare subito, è la respirazione artificiale bocca a bocca, che può avere un effetto salvavita.

Tipico è il caso del lavoratore rimasto appeso per la cintura di sicurezza su un palo della luce elettrica e del soccorritore, che gli pratica la respirazione bocca a bocca subito prima di scenderlo a terra.

Gli apparecchi defibrillatori, che un tempo erano abbastanza rari, oggi sono largamente diffusi negli ospedali, però il loro uso dovrebbe essere fatto entro pochi minuti e questo è un grave impedimento in caso d’infortunio per elettrocuzione.

Se fosse stata fatta l’analisi del rischio e fossero stati presi i dovuti provvedimenti i due lavoratori non sarebbero morti.

Gli infortuni mortali si possono limitare solo con l’educazione alla sicurezza.

Solo se i mezzi d’informazione, giornali, radio, televisione, e gli operatori del settore antinfortunistico, intraprendono delle campagne d’informazione per educare le persone alla sicurezza, possono diminuire gli infortuni mortali, non solo sui luoghi di lavoro ma anche in casa e sulle strade.

I controlli di sicurezza oggi sono di tipo esclusivamente repressivo e vanno alla ricerca delle sanzioni da comminare al datore di lavoro.

Non c’è alcuna forma efficace di educazione dei lavoratori alla sicurezza.

Occorre rifondare tutto il sistema di prevenzione degli infortuni sul lavoro e ritornare alle origini.

Più di cento anni fa gli industriali, di fronte al problema di limitare gli infortuni sul lavoro, fondarono un Istituto di Propaganda per la Prevenzione degli Infortuni sul Lavoro.

I risultati fuorono eccellenti, perché non si ricercava la punizione del datore di lavoro, ma si davano consigli utili a migliorare la prevenzione degli infortuni.

Quella struttura nel 1951 fu aggregata ai carrozzoni del parastato e prese il nome di Ente Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni sul lavoro (ENPI).

Nel 1965 le verifiche degli impianti elettrici di messa a terra passarono dall’Ispettorato del Lavoro all’ENPI e dopo un anno gli infortuni per cause elettriche nei luoghi di lavoro risultarono dimezzati.

Nel 1978 l’ENPI fu sciolto come ente inutile.

Mi viene da pensare a quante persone sono morte per il fatto che l’ENPI è stato sciolto ed è stata interrotta la sua opera educatrice nei confronti dei lavoratori.

Occorre prendere spunto dalle esperienze positive del passato per impostare la prevenzione infortuni del futuro.

Il resto sono tutte chiacchiere, che non possono che portare a nulla di buono.

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