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Calcio. Fuorigioco

L’applicazione della regola del fuorigioco nel gioco del calcio ha sempre suscitato commenti, proteste, pareri discordanti, accuse, e chi più ne vuole, più ne metta.

In realtà il regolamento del gioco del calcio stabilisce che tra un attaccante e la linea di porta, che fa parte della linea di fondo, ci debbano essere almeno due avversari, due difendenti.

Sembra facile, ma così non è.

Ci sono state parecchie interpretazioni, raccomandazioni anche autorevoli, indicazioni, guardate spesso con sospetto.

La regola vuole che quando un giocatore passa la palla ad un compagno, tra questo e la porta ci debbano essere almeno due difendenti.

Il discorso si fissa su due punti:

  1. L’attimo in cui il giocatore tocca la palla per il passaggio al compagno, perché è in quell’attimo che egli manifesta la volontà di passare la palla al compagno e quindi di commettere il fallo, se il compagno si trova in posizione di fuorigioco;
  2. La posizione del compagno, cui è indirizzata la palla, da determinarsi nell’attimo, in cui il compagno tocca e gli passa la palla.

Ad apprezzare questi due punti è chiamato l’arbitro e soprattutto il guardalinee, che segue quella zona di campo.

Alla scuola arbitri insegnano ai giovani aspiranti direttori di gara che l’arbitro e il guardalinee non devono guardare il giocatore che calcia la palla.

Il momento preciso da fissar per l’apprezzamento della regola del fuorigioco deve essere “ascoltato”.

L’arbitro e il guardalinee devono tendere le orecchie per sentire la botta che il calcio dà alla palla e riescono a farlo, perché sono concentrati e quasi non sentono il rumore che il pubblico fa sugli spalti.

Il momento preciso è quando il giocatore tocca la palla, perché in quel momento si concretizza la possibilità della posizione di fuorigioco.

Non è, quindi, il momento in cui la palla lascia il piede del giocatore da tenere in considerazione, ma il momento in cui il giocatore tocca la palla per fare il passaggio al compagno.

È quando il giocatore tocca la palla che bisogna apprezzare la posizione eventuale di fuorigioco.

La differenza in termini di tempo sembra irrilevante, perché si trascura il tempo, piccolo quanto si vuiole, ma da considerare comunque, che la palla, che ha preso la botta, si comprime leggermente e per reazione alla botta parte lasciando il piede del giocatore.

L’arbitro e il guardalinee devono sentire il rumore, che fa la botta data al pallone.

Per la precisione occorre tenere in conto anche la velocità della trasmissione del suono per cui, specialmente il guardalinee, che è più distante rispetto all’arbitro, sente la botta qualche frazione di secondo dopo che il fatto è avvenuto.

La televisione fissa l’attenzione a quando la palla lascia il piede del giocatore, ma questo momento è sicuramente successivo al momento in cui il giocatore viene in contatto con la palla, che sta calciando.

Fissiamo l’attenzione ora sull’attaccante che deve ricevere la palla.

Normalmente tutti i giocatori stanno attenti a non farsi pescare in fuorigioco e quindi tengono conto della linea dei difensori.

Il guardalinee per apprezzare il fuorigioco si deve muovere sempre rimanendo allineato con il secondo difendente.

Altrimenti la sua valutazione sarebbe affetta dall’errore di parallasse, per cui la sua valutazione potrebbe essere sbagliata.

Nel momento in cui il guardalinee sente il rumore, che produce il calcio dato al pallone, in quel preciso momento egli deve valutare le posizioni dei giocatori.

L’attaccante deve essere o dietro o al massimo allineato con il secondo difendente.

La parola allineato significa che nessuna parte del corpo dell’attaccante, con la quale si può venire in contatto con la palla senza commettere fallo, si deve trovare più vicina alla linea di porta rispetto al corpo del secondo difendente.

La posizione delle braccia fino all’omero e al muscolo deltoide non conta perché, se la palla viene giocata in contatto con queste parti del corpo, l’arbitro deve fischiare il fallo di mano.

Tutte le rimanenti parti del corpo devono trovarsi arretrate o al massimo allineate rispetto alla sagoma del corpo del difendente.

Il caso diventa difficile quando l’attaccante scatta per raggiungere il pallone e il difendente si sposta verso il centro del campo per mettere in fuorigioco l’avversario.

Se i giocatori fossero fermi la valutazione potrebbe anche risultare molto più facile, ma i giocatori sono in movimento, per cui il guardalinee deve essere molto bravo, anche eccezionalmente bravo in certi casi ad apprezzare le posizioni relative dei giocatori e alzare immediatamente la bandierina nel caso in cui il giocatore, giudicato in fuori gioco, partecipi all’azione.

Normalmente l’attaccante che sa di trovarsi in netta posizione di fuorigioco si disinteressa del pallone e questo fatto induce l’arbitro a non fischiare il fallo, perché il fallo in questo caso è inesistente.

Ci sono però alcuni giocatori che mettono in atto alcune furbizie.

Per esempio, il giocatore in netta posizione di fuorigioco si disinteressa della palla e con fare naturale si interpone tra il compagno, che calcia, e la posizione del portiere, impedendo a quest’ultimo di vedere partire il tiro.

L’arbitro normalmente lascia correre e convalida il gol e questo giustifica la furbizia per cui il giocatore impedisce al portiere di vedere partire il tiro.

L’arbitro in questo caso sbaglia e dovrebbe ammonire il giocatore per eccesso di furbizia o comportamento non regolamentare in campo.

Molte volte due o tre giocatori, che non partecipano all’azione, scattano in evidente posizione di fuorigioco per richiamare i difensori verso una zona del campo lontana da quella in cui un compagno, che scatta da dietro, corre velocemente e indisturbato verso la porta.

Il caso più comune è quando l’attaccante corre verso la porta e tutta la linea dei difensori avanza verso il centro del campo per metterlo in fuori gioco.

A questo punto entrano in gioco quei tempi, che inizialmente abbiamo ritenuto trascurabili, ma che possono non essere più trascurabili, se, per es, si trattasse di un paio di decimi di secondo.

In due decimi di secondo l’attaccante che scatta può anche spostarsi di circa due metri o poco meno, mentre il secondo difendente può avanzare di circa un metro.

C’è una differenza di tre metri solo considerando il tempo che intercorre tra quando il giocatore tocca la palla per giocarla e quando questa lascia il suo piede e il rumore viene percepito dal guardalinee.

Ed è tutto regolare, perché il guardalinee è un uomo e non una macchina.

Anche la ripresa televisiva, che si basa sul momento in cui la palla lascia il piede del giocatore, non coglie l’attimo preciso in cui si concretizza il fallo.

Molti dei falli fischiati per fuorigioco sono inesistenti, ma vengono rilevati da giudici sicuramente onesti, che sbagliano inconsapevolmente.

L’attaccante dovrebbe scattare non quando si trova in linea con i difensori, ma partendo da una posizione più arretrata, tanto l’attaccante si trova in corsa verso la porta e il difensore si trova preso in contropiede, perché si sta spostando verso il centro del campo.

Le perplessità sorgono quando in alcune partite sembra che vengano fischiati falli di fuorigioco inesistenti e in altre partite vengono convalidati gol segnati in evidenti posizioni di fuorigioco.

Il designatore degli arbitri ha un compito molto complesso e difficile, perché dopo le partite le deve commentare con gli arbitri interessati e far loro rilevare gli errori affinché non abbiano a ripetersi più o a ripetersi con minore frequenza.

Il costante miglioramento degli arbitri e dei guardalinee è fondamentale per formare una classe di professionisti ad alto livello, che commettono pochissimi errori e si fanno apprezzare per la loro professionalità.

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