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Diabete e autocontrollo

L’autocontrollo è la pratica messa in atto dalle persone affette da diabete per conoscere quanto glucosio ci sia nel proprio sangue. La cosiddetta glicemia.

Normalmente sono interessanti le determinazioni effettuate prima dei pasti, quindi a digiuno, ma ci possono essere altre determinazioni relative per esempio a due ore dopo i pasti.

Importante è la determinazione effettuata la mattina a digiuno.

Normalmente viene presa come riferimento dai medici per determinare la cura del diabete.

Prima che la persona si svegli, il suo cervello, in previsione di un bisogno di energia dovuto ai primi movimenti del corpo dopo una notte di riposo, ordina al fegato di mettere in circolo un po’ di glicogeno, una sostanza che si trasforma facilmente in glucosio.

E’ il “fenomeno dell’alba”, per cui il livello glicemico si innalza un po’.

Una volta, quarant’anni fa, l’analisi della glicemia si era soliti farla ogni mese, la mattina rigorosamente a digiuno.

Il medico in base al dato dell’analisi stabiliva la dieta, cui si doveva sottoporre il paziente e nei casi più gravi, prescriveva anche l’assunzione di pillole per bocca.

Le pillole in genere sono composte da sulfaniluree, che stimolano il pancreas a secernere una maggiore quantità d’insulina e, in genere, da metformina, che è un composto che consente di utilizzare al meglio l’insulina presente nel sangue.

Nei casi più gravi si passava alle iniezioni di insulina, in genere ultralenta da assumere per via sottocutanea una volta al giorno.

Quando poi il pancreas non era più in grado di fornire insulina, allora si procedeva con più iniezioni di insulina, di solito di tipo rapido, da effettuarsi circa una mezzora prima dei pasti.

La dieta consisteva in quantità limitate, da pesare scrupolosamente, di alimenti in genere scelti tra quelli più poveri di carboidrati e da zuccheri per limitare l’apporto di glucosio con il cibo.

Una ventina di anni fa le analisi del sangue per determinare il glucosio presente si facevano ogni quindici giorni e ogni volta il medico di famiglia adattava la dieta o anche la dose delle pillole ipoglicemizzanti o modificava le dosi d’insulina da iniettarsi giornalmente.

Si sentì il bisogno di conoscere il livello glicemico nel sangue con una maggiore frequenza per potere seguire meglio il diabete.

Oggi si determina facilmente la glicemia con dei semplici apparecchi in cui si mettono delle strisce sensibili, che venendo a contato con una semplice goccia di sangue, sono in grado di determinare il livello glicemico nel sangue (glicemia).

Esistono in commercio anche delle strisce con dei piccoli tamponi trattati con delle sostanze che, a contatto delle urine, cambiano colore.

Queste strisce servono per la determinazione della glicosuria, cioè del glucosio presente nelle urine.

Se il glucosio presente nel sangue supera una determinata soglia (180-200 mg/dl) i reni non riescono più a filtrare il glucosio, che si riversa nelle urine.

Se si tratta di urine prodotte al momento la determinazione è relativa al momento e può avere un certo valore.

Se le urine sono state prodotte in tutta una nottata, la presenza di glucosio nelle urine è poco indicativa, perché il glucosio può essere traboccato dopo il pasto serale e poi durante la notte la glicemia è scesa e si potrebbe essere anche in lieve ipoglicemia.

In un paese, che per fortuna non è il nostro, un ministro benpensante abolì il controllo del sangue capillare e si limitò a ordinare l’uso delle strisce per la misura della glicosuria.

Fu un disastro perché chi aveva glicosuria non riusciva a “compensare”, cioè a mantenere la glicemia nell’intervallo 80-120 mg/dl, mentre gli altri, che non presentavano glicosuria, nella maggior parte si convinsero di essere guariti dal diabete e si diedero alla pazza gioia.

Fu prodotto un danno enorme alla popolazione diabetica.

Ogni volta che si ostacola la cura del diabete, riducendo per es. l’autocontrollo,  con leggi, circolari, etc. si produce un danno enorme per la salute della popolazione.

Il medico non deve mai prestarsi ad indirizzi, di natura politica, che sono contrari alla cura dei pazienti e deve sempre tenere in primo luogo conto di ciò che è a favore della salute dei propri pazienti, specie di quelli affetti da diabete.

L’autocontrollo oggi si fa determinando il livello di glucosio presente nel sangue capillare, in genere si estrae una goccia di sangue da un dito della mano.

Se l’autocontrollo si facesse sul sangue venoso il valore della glicemia sarebbe superiore di circa 20 mg/dl rispetto a quella determinata sul sangue capillare.

L’autocontrollo serve ad alleggerire la pressione dei pazienti ,che chiedevano sempre più analisi da effettuare presso strutture pubbliche e private.

Con l’autocontrollo si realizza un notevole risparmio della spesa sanitaria.

Quando effettuare l’analisi del sangue capillare?

La risposta varia a seconda delle esigenze del paziente.

Un paziente che riesce a compensare con la sola dieta, ha un diabete di tipo molto lieve e può effettuare una determinazione a digiuno la mattina e non necessariamente tutte le mattine.

Il pancreas di questi pazienti è ancora efficiente e l’insulina che utilizza il paziente è quella propria, il cui dosaggio è effettuato dal pancreas a seconda delle esigenze.

Un paziente che ha bisogno di stimolare il proprio pancreas con delle pillole ipoglicemizzanti, utilizza sempre insulina prodotta dal proprio pancreas, che conserva ancora una buona facoltà regolatrice sulla quantità d’insulina da mettere in circolo.

Quando l’assunzione di pillole non basta a mantenere la compensazione occorre ricorrere alle iniezioni d’insulina dall’esterno.

L’insulina in questo caso non è quella prodotta dal paziente e viene a mancare la funzione regolatrice dell’insulina svolta dal pancreas.

La quantità d’insulina in circolo la determina chi riempie la siringa d’insulina, il pancreas non c’entra, anche se conserva ancora una funzione regolatrice per quella poca insulina che ancora il pancreas è in grado di produrre.

Se l’insulina immessa con l’iniezione viene giudicata sufficiente al momento dal pancreas, questo non secerne ulteriore insulina.

Se l’insulina in circolo dovesse essere giudicata insufficiente allora il pancreas dovrebbe provvedere ad integrarla con una propria piccola secrezione d’insulina.

Ma questo non è dimostrato. Si tende ad escludere che il pancreas possa intervenire e quindi viene ad essere esclusa la funzione regolatrice del pancreas giudicata trascurabile.

Può accadere che se l’insulina è sufficiente durante la giornata il pancreas si mette a riposo per quanto riguarda la secrezione d’insulina.

Ma il pancreas non dorme.

Se il corpo dovesse trovarsi in ipoglicemia è il pancreas che interviene secernendo il glucagone, che provoca l’emissione da parte del fegato di glicogeno, che si trasforma in glucosio.

Intervengono i cosiddetti “ormoni dello stress”, che la cultura del paziente può anche non conoscere, ma che rivestono grande importanza nella cultura del medico, al quale il paziente diabetico si deve sempre appoggiare per farsi seguire nella cura.

Se la funzione regolatrice dell’insulina da parte del pancreas viene a cessare, occorre tenere ben presenti alcuni elementi per determinare la quantità di insulina da aspirare nella siringa.

Innanzi tutto occorre conoscere l’entità del pasto che si intende fare, il che comporterà una dose base di insulina stabilita dal medico.

Occorre anche tenere presente l’attività fisica che si intende svolgere e che non deve mai venire a mancare nel soggetto diabetico.

Nell’attività fisica si consumerà una certa quantità di glucosio.

Occorre tenere presente eventuali emozioni e arrabbiature previste. Per esempio, assistere a una partita di calcio, ad un film strappalacrime, a una riunione di condominio, etc.

Occorre tenere anche conto di eventuali infezioni in atto. In tal caso il livello glicemico nel sangue tende a salire.

Mentre l’attività fisica tende a fare scendere la glicemia, le altre situazioni indicate tendono tutte ad aumentarla.

Occorre conoscere in via fondamentale il livello glicemico già presente nel sangue al momento di fare l’iniezione d’insulina. Se tale livello è 60 mg/dl è un conto, se il livello è per esempio 260 mg/dl è tutto un altro conto.

La regolazione principale della dose di insulina da iniettare è data dal livello glicemico presente nel sangue al momento di fare l’iniezione.

Ecco l’importanza fondamentale dell’autocontrollo, che consente di determinare il livello della glicemia prima di fare l’iniezione.

Il paziente insulino-trattato, specie se da molti anni, deve comunque sempre effettuare il controllo della glicemia prima di fare l’iniezione d’insulina.

I pazienti affetti da diabete tipo uno, insulino-dipendente, devono necessariamente effettuare i controlli della glicemia prima di ogni iniezione ed anche due ore dopo il pasto, perché in essi non vi è alcuna funzione regolatrice ed è l’autocontrollo a dare i dati per poter regolare al meglio il dosaggio delle iniezioni d’insulina. Sono previsti da sette a quattordici analisi del sangue capillare al giorno.

Nei pazienti affetti da diabete tipo due, non insulino-dipendente ma insulino-trattato, occorre sempre effettuare il controllo della glicemia prima di fare l’iniezione d’insulina.

Se non viene fatto l’autocontrollo si fa un’iniezione al buio e si può facilmente andare in instabilità, cioè si possono alternare fasi di ipoglicemia a fasi di iperglicemia.

In questo caso la compensazione va a farsi friggere.

Il paziente non è più compensato e si accorciano i tempi di sopravvenienza delle complicanze tardive, che solo la compensazione può allontanare.

E’ come guidare di notte un’automobile senza l’ausilio dei fari, si va a sbattere.

Nel diabete si va a sbattere contro brutte conseguenze, che possono portare alla cecità, alla caduta di tutti i denti, alle cardiopatie, all’ infarto, all’ictus, all’ipertensione, al taglio degli arti inferiori, che vengono aggrediti dalla cancrena, a dolori in varie parti del corpo e tante altre brutte conseguenze.

Per il diabetico non è mai il momento di scherzare.

Occorre tenere sempre sotto stretto controllo la malattia e rivolgersi al medico periodicamente e quando si nota qualcosa di strano.

Non è facile, ma bisogna lottare per sopravvivere e, una volta abituati, si riesce a convivere al meglio con il diabete.

In ogni caso occorre sempre procedere con gli occhi aperti, seguire i consigli del medico, e dosare l’insulina sempre a ragion veduta, mai a caso.

L’autocontrollo diventa in questo caso fondamentale.

Il diabete è una malattia brutta, ma, se gli si prendono le misure, si può anche vivere normalmente, senza problemi.

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