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Assistenza sanitaria.

Ogni due minuti, secondo una recente ricerca, muoiono dodici persone nel mondo perché affette da diabete.

La malattia progredisce sempre di più ed è in forte aumento, tanto da essere considerata una pandemia.

Cosa si può fare per contrastare questa corsa sfrenata del diabete, che se la ride degli sforzi che la medicina sta facendo contro questa malattia per prevenirla e curarla.

Oggi la ricerca è pilotata, come al solito, dalle case farmaceutiche, che sembrano molto interessate a scoprire e fare applicare nuovi tipi di terapia.

Esistono due tipi di cultura: quella del medico, fatta di nozioni scientifiche supportate da anni di studi e ricerche, e quella del paziente, che deve capire il significato dell indicazioni del medico e metterle fedelmente in atto, senza cercare di sostituirsi al medico.

Sorge il dubbio: le case farmaceutiche vogliono veramente guarire i pazienti o cercano essenzialmente il massimo del loro profitto?

Le case farmaceutiche cercano di guarire i pazienti o cercano di continuare a fornirgli farmaci sempre più costosi?

Il dubbio rimane.

La medicina ufficiale è chiamata a curare i pazienti al meglio delle proprie possibilità.

Come influiscono gli episodi di malasanità sulle cure da impartirte ai pazienti a rischio?

Un esempio.

Un farmaco salvavita (insulina), molto di moda da alcuni anni, viene prescritto in esclusiva dai medici delle ASL e la prescrizione ha la validità di tre mesi, cioè il farmaco prescritto deve essere assunto per la durata di tre mesi.

La lista d’attesa per ricevere la visita dal medico della ASL per la prescrizione del farmaco salvavita non può garantire la visita se non dopo quatttro mesi.

I conti non tornano.

Teoricamente il paziente dovrebbe stare un mese senza il farmaco salvavita.

Per fortuna c’è la vecchia saggezza che fa sì che la prescrizione si riferisca a una quantità di farmaco superiore al necessario e questo non fa mancare il farmaco salvavita al paziente.

Questa situazione, che attualmente è ritenuta normale, non ha le caratteristiche per durare abbastanza a lungo.

Occorre mettere ordine nell’assistenza sanitaria e impedire queste assurdità.

Le liste d’attesa sono spesso create per avere dei risparmi sulla spesa sanitaria, ma in alcuni casi corrono il rischio di risultare dannose per le cure dei pazienti.

La dimensione delle strutture di assistenza sanitaria deve essere determinata dalle richieste dell’utenza e non dai capricci che alcuni politici, chiamati irresponsabilmente a dirigere le ASL, fanno simulando una gestione al di sopra delle loro possibilità.

Nel caso in cui il diabetologo non riesca a fare le visite per la prescrizione del farmaco salvavita, basterebe affiancargli un secondo medico che raddoppierebbe il lavoro prodotto e non metterebbe a rischio la salute dei pazienti diabetici.

In termini di spesa l’operazione aumenterebbe la spesa in modo irrilevante, poiché ci sono tanti medici in servizio presso le strutture delle ASL, e si tratterebbe di disporre al meglio le risorse professionali.

Questi difetti vengono classificati spesso come “malasanità” dagli utenti e come “necessità indotte dalla carenza di personale” dai responsabili incapaci.

Non sono da trascurare questi aspetti così palesemente incomprensibili.

Ogni paziente ha il diritto di essere curato al meglio e salvaguardato dai giochetti stupidi messi in atto da alcune persone per creare gravi disservizi.

Nei casi di insufficienza dei servizi resi dal personale medico e ove il dirigente non voglia rinforzare il numero di medici addetti al servizio, occorre che qualcuno pensi bene di sostituire, previo licenziamento, il direttore del servizio risultato inefficace.

Le liste d’attesa sono da condannare per il loro effetti estrememente deleteri nei confronti della salute dei pazienti.

Ogni volta che a un paziente a rischio si ritarda una visita, un’analisi, un intervento, si accorcia la sua aspettativa di vita e questo non è giusto.

Le liste d’attesa non hanno motivo di esistere e devono essere eliminate per garantire la salute dei pazienti.

Trincerarsi dietro la scusa che i medici sono pochi, che il primario deve dirigere e non visitare, se non in intramoenia, deve essere considerato atteggiamento colpevole da perseguire penalmente.

I pazienti a rischio devono avere un’assistenza sanitaria commisurata alle loro esigenze mediche.

Se la gestione della sanità oggi in Italia è tale da danneggiare i pazienti che avrebbero tutto il diritto di essere assistiti al meglio, occorre prendere dei provvedimenti idonei a ristabilire la necessità di cure adeguate.

Occorre che si facciano ispezioni sanitarie approfondite e che vengano licenziati tutti quei dirigenti incapaci, messi in posti di responsabilità dai politici, sensa che essi abbiano le garanzie minime di professionalità per ricoprire posti dirigenziali di responsabilità.

L’assistenza sanitaria è oggi il punto debole della medicina in soccorso dei pazienti, specie di quelli a rischio.

Ocorre intervenire per migliorarne le caratteristiche, per renderla efficiente e per cercare di diminuire i disservizi, che recano danni enormi ai pazienti.

Il paziente non deve essere considerato carne da macello e abbandonato a se stesso, ma deve essere assistito al meglio in un clima di massima gentilezza e disponibilità di tutto il personale interessato.

Un fatto caratteristico dell’animo del personale medico e paramedico verso i pazienti è palesato quando un paziente porge la mano in segno di saluto.

Al paziente vengono concesse solo le estremità delle dita della mano, come a disdegnare quel paziente che si è preso la confidenza ed ha osato tendere la mano al medico o all’infermiere.

Un altro fatto caratteristico del medico o dell’infermiere è quello che nella stuttura sanitaria ci sono i medici che sono “dottori” e tutti gli altri sono “signori”, anche se si tratta di grandi scienziati o di eminenti professionalità.

Occorrerebbe intervenire sulla preparazione mentale di medici e infermieri nei loro rapporti con i pazienti.

Un medico una volta mi ha detto che i pazienti vengono tollerati a stento perché i pazienti danno quasi fastidio.

Lungo questa strada l’assistenza sanitaria risulta essere bacata con false credenze di superiorità, basate molto spesso sull’ignoranza.

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