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Crolli.

Nei giorni scorsi due operai hanno perso la loro vita sul luogo di lavoro.

Si trovavano su un ponteggio costruito attorno a una chiesa di un cimitero, che doveva essere consolidata con lavori di restauro e ripristino delle condizioni di stabilità.

Non ce l’hanno fatta.

Hanno perso la loro vita, che è il bene più prezioso che essi avevano, tra l’indifferenza generale.

Ci siamo tanto abituati alle morti bianche, che esse non fanno più notizia.

Nessuno cerca le cause, nessuno cerca veramente di fare qualcosa per impedirle o per prevenirle.

Siamo diventati degli animali.

Adesso la magistratura interverrà.

Farà le sue indagini e prenderà le proprie decisioni.

E dopo?

Si ricomincierà come prima.

Gli operai sono carne da macello, sacrificati sull’altare dell’indifferenza e dell’ignoranza.

Oggi tutti ci riteniamo i più civili, i più avanzati, i più progressisti tra gli uomini, ma non risusciamo a farla finita con le morti bianche.

E’ veramente una cosa da fare paura.

Siamo impotenti rispetto a questo stillicidio di infortuni mortali.

Qualche anno fa si ripeteva abbastanza spesso in Sicilia l’immagine tipo di una morte bianca.

Allora le strade della Sicilia erano polverose, perché non asfaltate.

Ogni tanto in fondo a una di queste strade si presentava una macchina bellissima, che sollevava tanta polvere, un polverone.

Alla vista del polverone le nostre donne trattenevano il fiato e pensavano: “ A chi è toccato, questa volta?”.

La macchina del direttore dello stabilimento si presentava in fondo alla strada e avanzava con andatura quasi incerta.

Le nostre donne continuavano a trattenere il fiato.

Dove si fermerà questa volta?

La macchina si fermava davanti ad una povera casa, abitata da gente misera, che campava del proprio lavoro e della miseria.

Quando la macchina si fermava, alcune donne tiravano un sospiro di sollievo, ma la padrona di casa ammutoliva, cosa doveva fare?

Affidava i bambini a una vicina e andava, correva, ma dove correva che non c’era più nulla da fare?

“Signora, venga suo marito ha avuto un incidente, venga.”

La nostra donna correva, ma dove correva, che non c’era più nulla da fare.

La disperazione era l’unico appiglio in quel momento.

Poi tutto passava, tutto andava dimenticato, tranne la profonda ferita nell’animo di quella donna e la compassione per i suoi bambini.

Oggi qualcosa è cambiata, ma non di molto.

Gli operai continuano a morire e tutti i responsabili, che si credono dei grandi esperti, che si “attivano”, non riescono e interrompere questo scempio.

Ogni volta che un operaio muore sul lavoro è una grave sconfitta a carico di chi poteva fare qualcosa per impedirlo e non lo ha fatto.

I politici, così bravi a parlare, così eloquenti, non riescono a fare delle leggi applicabili in maniera giusta.

Dimostrano di essere lontani dal problema, di non conoscerlo.

Chi dovrebbe fare prevenzione degli infortuni sul lavoro ha così poca professionalità da risultare inefficace.

I sindacalisti ne approfittano per aumentare il loro potere contrattuale.

I lavoratori sono impotenti rispetto a questo genere di cose, a questa mattanza.

Tutti danno l’impressione di fare qualcosa, qualcosa d’importante, ma fanno solo cose che risultano inutili.

Due operai sono morti perché è crollata la chiesa che essi erano chiamati a consolidare.

Non vi è dubbio che chi doveva valutare le condizioni di stabilità della chiesa durante i lavori si è sbagliato e si è sbagliato di grosso.

Al giorno d’oggi i direttori dei lavori vanno in cantiere per poco tempo e soprattutto molte volte non fanno valutazioni precise sullo stato di stabilità delle vecchie strutture da consolidare.

Non è la prima volta che operai pagano con la vita colpe che non sono le loro.

Quando finirà questa storia, questo andazzo ?

Gli organismi preposti alla prevenzione degli infortuni quando saranno in grado di svolgere un lavoro efficace?

Quando finiranno di morire i lavoratori sul posto di lavoro?

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