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Diabete. Analisi della terapia.

La diffusione della patologia diabetica nel mondo è in continuo aumento.

Ciò significa che le cure approntate non sono così efficaci da poter controllare il diffondersi della malattia.

Sorge il dubbio che le terapie in atto siano non proprio corrette.

La ricerca deve essere mirata al miglioramento delle terapie onde consentire almeno una stabilizzazione del numero di pazienti diabetici nel mondo.

Una persona è considerata diabetica se il glucosio prodotto dai cibi immessi nell’organismo rimane nel sangue invece di andare a nutrire le cellule dei muscoli oltrepassando le membrane cellulari.

Per consentire al glucosio di oltrepassare le membrane cellulari occorre l’intervento dell’ormone insulina.

Se l’ormone insulina è per quantità o qualità insufficiente allora è evidente che una parte di glucosio rimane nel sangue senza poter passare all’interno delle cellule.

Il motivo sta nel fatto che il paziente diabetico non dispone di tutta la quantità d’insulina efficace necessaria per fare oltrepassare al glucosio le membrane cellulari della massa muscolare dell’organismo.

La medicina fissa la propria attenzione sul glucosio, che rimane nel sangue, la glicemia e non considera adeguatamente il rovescio della medaglia, che è la carenza di glucosio nelle cellule, cui era destinato il glucosio, che è rimasto nel sangue.

Non è detto che la glicemia, quando supera certi valori, sia innocua e non rechi danni all’organismo.

Il glucosio nel sangue, come nell’urina, rischia di essere un valido supporto per batteri, che possono essere spesso dannosi.

Dopo avere esaminato approfonditamente la glicemia e i suoi rischi occorre fissare l’attenzione anche sul fatto che il glucosio, che rimane nel sangue, doveva giungere a oltrepassare le membrane cellulari e andare a nutrire le cellule dell’organismo.

L’attenzione deve essere posta sul fatto che le cellule, che dovevano essere nutrite, rimangono senza nutrimento e comunque in difetto di nutrimento e questo fatto non è certamente un bene, ma può non essere estraneo a tutte quelle complicanze, che affliggono il paziente diabetico.

Le complicanze tardive sono una costante, che affligge i pazienti diabetici da molti anni anche se hanno seguito scrupolosamente la terapia proposta dal medico di base e dal diabetologo.

Non è tanto l’eccessiva glicemia, che provoca le complicanze tardive, ma, più verosimilmente, è la mancanza di sufficiente nutrimento delle cellule muscolari per molti anni, che è responsabile della maggior parte dei guai, cui va incontro il paziente diabetico.

 

Gli standard per la cura del diabete mellito.

Con frequenza circa annuale le associazioni sindacali dei medici diabetologi pubblicano gli standard per la cura del diabete mellito.

Senza entrare nel merito della materia puramente medica, come le caratteristiche dei medicinali in uso per la cura della malattia, facciamo delle osservazioni sul contenuto degli standard.

 

Esaminando il contenuto degli standard nella parte iniziale si evidenzia il fatto che è molto importante la partecipazione del paziente nell’applicazione del piano di cura.

Si ritiene che l’istruzione e la  partecipazione del paziente sia fondamentale per la buona riuscita della cura.

Si insiste sul concetto del “grado di compenso glicemico”, il che vuol dire che l’elemento fondamentale della cura del diabete secondo la medicina attuale consiste nel compenso glicemico.

In effetti un paziente si ritiene affetto da diabete se non dispone della quantità d’insulina necessaria per trasferire dal sangue alle cellule della muscolatura il glucosio, che pertanto rimane nel sangue aumentando la glicemia.

L’attenzione della medicina è concentrata sul glucosio, che rimane nel sangue ed è trascurato il fatto che quella quantità di glucosio, che rimane nel sangue, se ci fosse stata la disponibilità di una sufficiente quantità d’insulina efficace sarebbe transitata nelle cellule come nutrimento delle medesime.

Il fatto che il glucosio rimanga nel sangue vuol dire che viene a mancare una certa quantità di glucosio, che doveva transitare attraverso le membrane dei tessuti muscolari  e che invece rimane forse inutilizzata nel sangue.

Il diabete non consiste nel fatto che il glucosio rimane nel sangue, la glicemia, ma nel fatto che il glucosio non attraversa le membrane cellulari, il che provoca una carenza di glucosio nelle cellule con le conseguenze del caso.

Le cellule mal nutrite provocano una diminuzione del peso del corpo, il che giustifica il fatto che il paziente diabetico è soggetto a dimagrimento dovuto alla carenza di nutrimento delle cellule.

Non tutto il cibo ingerito è utilizzato per nutrire le cellule dell’organismo.

È come se il paziente facesse una dieta ipocalorica, che provoca necessariamente un dimagrimento dell’organismo.

È il diabete che provoca il dimagrimento dell’organismo dovuto all’insufficiente quantità di glucosio, che attraversa le membrane cellulari per nutrire le cellule.

Il dimagrimento dell’organismo è dovuto alla carenza di glucosio nelle cellule delle masse muscolari.

 

L’emoglobina glicata.

Gli standard raccomandano l’uso delle unità di misura IFCC (mmol/mol) per il valore dell’emoglobina glicata.

L’unificazione a livello europeo dell’unità di misura dell’HbA1c è un fatto certamente positivo ma di scarsa influenza sulla cura del paziente diabetico.

Qualunque sia il sistema di misura il fatto principale importante è che il glucosio rimane nel sangue invece di andare a nutrire le cellule muscolari.

Le cellule del sistema nervoso ( cervello, midollo spinale, etc..) si servono direttamente del glucosio del sangue e in caso di ipoglicemia danno luogo ai fenomeni tipici dell’ipoglicemia con la tremarella, la confusione mentale etc.

Le cellule del sistema muscolare hanno bisogno dell’intervento dell’ormone insulina per fare attraversare al glucosio le membrane e penetrare all’interno delle cellule.

Se l’insulina è in quantità insufficiente o di qualità non adatta a fare attraversare le membrane cellulari, allora il glucosio rimane nel sangue e non va a nutrire le cellule muscolari dell’organismo.

La medicina attuale a tutti i livelli fissa la propria attenzione sul glucosio, che rimane nel sangue e non sulla carenza di glucosio nelle cellule, che può essere la causa principale di tutte le complicanze tardive, che affliggono il paziente diabetico.

Tra le muscolature soggette alla presenza dell’insulina per attraversare le membrane cellulari c’è il miocardio, il muscolo cardiaco, che in mancanza di nutrimento dà origine ai fenomeni di insufficienza cardiaca, che affliggono il soggetto diabetico.

Sembra evidente che i guai al cuore hanno origine nella carenza di nutrimento del muscolo cardiaco e non nel glucosio che rimane inutilizzato nel sangue.

 

L’equazione che lega il valore dell’emoglobina glicata al valore della glicemia media negli ultimi novanta giorni (circa).

È evidente che le troppe limitazioni per rigettare l’equazione sembrano una scusa, perché non si è forse voluto recepire che la media glicemica non è una media aritmetica dei valori della glicemia, ma è una media ponderata e i valori dei ‘pesi’ sono dati anche da quanto è emerso dallo studio sull’emoglobina glicata già pubblicato su questo blog.

In particolare è importante rileggere il post dal titolo:

Diabete. Confronto di verifica tra le formule di emoglobina glicosilata in funzione della glicemia media 2.

Osservare la figura 8:

Figura 8. Curve di attività selezionate per gli ottimi risultati.

La curva EL142_56 è un esempio di distribuzione dei pesi dei singoli valori della glicemia, che ha dato ottimi risultati.

Occorre osservare che i valori delle curve possono anche essere soggettivi, ma che le differenze sono trascurabili.

L’equazione che lega l’emoglobina glicata alla glicemia media deve essere bene interpretata e applicata correttamente.

Occorre tenere bene in considerazione che:

1) È evidente che la glicemia misurata oggi ha un peso nettamente diverso dalla glicemia misurata novanta giorni fa.

2) Occorre moltiplicare il valore assoluto della glicemia per un coefficiente, che dia maggior peso ai valori di glicemia più alti.

3) Occorre inserire un coefficiente correttivo, vicino all’unità, di aggiustamento del valore finale della glicemia media da introdurre nella formula per determinare il valore dell’emoglobina glicata.

Se si applicano questi concetti sulla pesatura dei valori di glicemia si arriva a una corretta applicazione della formula, che lega la glicemia media al valore dell’emoglobina glicata.

Il programma in VBA, che fornisce il corretto dosaggio dell’insulina, è in grado di fornire anche, in tempo reale, il valore calcolato dell’emoglobina glicata.

I valori calcolati trovano puntuale riscontro nei valori di referto del laboratorio di analisi.

 

Non ha molta importanza la glicemia, vista come il glucosio, che rimane nel sangue, rispetto alla considerazione della glicemia come quella parte di glucosio, che non è passato attraverso le membrane cellulari e non è stato utilizzato per il nutrimento delle cellule.

È la stessa glicemia ma vista da due punti di vista diversi.

Occorre cambiare la rotta nella terapia per la cura del diabete abbandonando la glicemia e fissando la propria attenzione sulla carenza di glucosio, che affligge le cellule dell’organismo.

Se il glucosio attraversa le membrane cellulari è evidente che non rimane nel sangue.

La terapia deve avere lo scopo di fare transitare attraverso le membrane cellulari tutto il glucosio, per cui la glicemia diminuisce.

La glicemia deve diminuire perché il glucosio, che era nel sangue, è potuto passare attraverso le membrane cellulari a nutrire le cellule dell’organismo.

 

L’autocontrollo.

Non ha molta importanza la precisione della misura della glicemia, perché la glicemia non è il valore decisivo, che la medicina attuale le attribuisce, ma quello che conta è la carenza di glucosio nelle cellule.

I casi sono due: o il paziente dispone della quantità d’insulina necessaria per fare attraversare al glucosio le membrane cellulari e nutrire le cellule oppure il paziente non dispone della quantità minima necessaria per il trasferimento del glucosio nelle cellule.

Se il paziente non dispone della quantità d’insulina necessaria allora occorre fornire l’insulina mancante attraverso iniezioni dall’esterno.

Occorre iniettare dall’esterno la quantità d’insulina mancante.

Se, per es., occorrono otto unità d’insulina e il pancreas del paziente è in grado di produrre solo cinque unità, occorre iniettare dall’esterno le tre unità d’insulina, che mancano.

La medicina fissa la propria attenzione sulla glicemia, cioè sul glucosio, che rimane nel sangue e attua tanti mezzi, che fanno diminuire la glicemia ma non risolvono il problema, perché le cellule sono rimaste non alimentate a sufficienza, perché il glucosio, che è rimasto nel sangue, non è andato a nutrire le cellule dell’organismo.

Si fissa l’attenzione sulla compensazione glicemica, ignorando il fatto che la glicemia non ha molta influenza sul diabete, se non per via indiretta.

Stare appresso alla glicemia può essere una strada sbagliata, che è causa della scarsa cura del diabete e della sua grande diffusione, che è in continuo aumento.

Quello che conta è il fatto che il glucosio che rimane nel sangue ( la glicemia) non è la causa del diabete ma una sua conseguenza, perché il glucosio, che rimane nel sangue non è passato nelle cellule, per cui le cellule rimangono in carenza di glucosio e il sangue rimane più caricato in termini di glicemia.

Il problema del diabete è quello di consentire al glucosio necessario di transitare nelle cellule e non di rimanere nel sangue.

È possibile che il glucosio eccessivo nel sangue non sia proprio benefico, ma trascurare la mancanza di glucosio per l’alimentazione delle cellule per seguire la strada dell’abbattimento del valore della glicemia sembra proprio una strada poco efficace per la cura del diabete.

Il dimagrimento, che si osserva nei pazienti diabetici è dovuto non alla iperglicemia ma alla carenza di glucosio nelle cellule, per cui i muscoli rimangono senza un sufficiente nutrimento e deperiscono.

Il glucosio nel sangue, la glicemia è una spia che è in atto una malattia, che si chiama diabete e le conseguenze sono dovute principalmente non alla glicemia ma alla carenza di glucosio nelle cellule.

Quanto più alto è il valore della glicemia tanto più alta è al quantità di glucosio, che non ha passato le membrane cellulari ed è rimasta nel sangue.

Maggiore è il valore della glicemia e maggiore è la denutrizione delle cellule dei muscoli dell’organismo.

Se il paziente non dispone dell’insulina necessaria per fare oltrepassare al glucosio le membrane cellulari dei muscoli occorre fornire insulina ‘buona’ dall’esterno oppure prescrivere farmaci orali, che possano stimolare il pancreas a fornire più insulina.

Concentrare la propria attenzione solo sulla glicemia non è una cosa, che possa ritenersi abbastanza sensata e tale da controllare il diabete, tale da costituire un’adeguata terapia per la cura del diabete.

Sorge il sospetto che sia una inutile perdita di tempo quando si abbandona l’organismo alle complicanze tardive, dovute alla carenza di glucosio nelle cellule e non alla glicemia, cioè al glucosio, che rimane nel sangue e che dovrebbe invece oltrepassare le membrane cellulari e andare a nutrire i muscoli dell’organismo.

Da questo punto di vista è totalmente errato l’approccio per la cura della malattia diabetica, che prospera incontrastata e espone i pazienti a tutti i guai noti come le complicanze tardive.

 

Obiettivi glicemici.

Si vuole dimostrare che il compenso glicemico e il controllo dell’HbA1c comporti una diminuzione sostanziale del rischio di eventi cardiaci e di mortalità.

Occorre considerare il fatto, che ha determinato la diminuzione della glicemia.

Se la diminuzione della glicemia è dovuta al fatto che il glucosio a causa della terapia ha attraversato le membrane cellulari in maggior numero di molecole allora le cellule risultano meglio nutrite.

Se la diminuzione di glucosio è avvenuta artificialmente per effetto di farmaci ipoglicemizzanti e non per il passaggio attraverso le membrane cellulari, allora l’effetto sui miglioramenti delle condizioni di salute non sembra suffragato da alcuna circostanza.

Occorre diminuire la glicemia per il fatto che aumenti la quantità di glucosio, che attraversa le membrane cellulari e non per lo scarico della glicemia con vari metodi, senza aumentare la quantità di glucosio, che va a nutrire le cellule.

La riduzione della glicemia comporterebbe un aumento del glucosio, che attraversa le membrane cellulari e nutre le cellule, il cui effetto è quello di migliorare la terapia nei confronti delle complicanze tardive.

Il riferimento all’HbA1c è fondamentale, perché una bassa HbA1c vuol dire una bassa glicemia media e quindi un maggior numero di molecole di glucosio, che attraversano le membrane delle cellule, che risultano meglio nutrite.

I miglioramenti sono dovuti al miglior nutrimento delle cellule.

Se il miglioramento nella glicemia è dovuto allo scarico secondo vari metodi della glicemia, senza che sia migliorato il nutrimento della cellule, allora difficilmente si può avere un miglioramento  e una maggior efficacia della terapia per la cura del diabete.

Il controllo della glicemia può anche finire per essere un falso obiettivo, una perdita di tempo prezioso.

 

La glicemia.

Si associa il mantenere la glicemia a valori bassi alla cura di prevenzione contro le complicanze micro e macroangiopatiche.

Il discorso è diverso perché avere valori di glicemia normali significa fare in modo che tutto il glucosio presente nel sangue e destinato alle cellule è passato effettivamente attraverso le membrane cellulari ed ha nutrito le cellule, che non si trovano più in carenza di glucosio.

Se le cellule del miocardio sono adeguatamente nutrite non c’è motivo per cui vadano in sofferenza e generino di conseguenza complicanze micro e macroangiopatiche.

Se per contro il nutrimento è insufficiente allora è difficile pensare che si possano avere dei miglioramenti per le complicanze micro e macroangiopatiche.

 

Attività fisica.

È evidente che l’esercizio fisico è un metodo, che porta a una maggiore quantità di glucosio, che attraversa le membrane cellulari e sia causa di diminuzione della glicemia.

Il consumo di glucosio da parte dei muscoli con l’attività fisica può spingere le cellule ad alimentarsi con ulteriore glucosio.

Sono a favore del nutrimento delle cellule sia la presenza di una glicemia superiore al normale, sia un esercizio fisico, che spinga le molecole di glucosio ad attraversare le membrane cellulari e a nutrire le cellule, che consumano energia attraverso l’attività fisica.

L’attività fisica richiede alle cellule dell’organismo una maggiore quantità di glucosio, che è prelevata dal sangue, sotto la spinta dell’energia consumata con l’attività fisica.

L’attività fisica è una causa determinante, che consente al glucosio del sangue di passare le membrane cellulari.

I recettori dell’insulina delle membrane cellulari possono aumentare l’attrazione di una maggiore quantità d’insulina e favorire il passaggio di una maggiore quantità di glucosio attraverso le membrane delle cellule.

Certamente se si dispone di una maggiore quantità d’insulina buona allora il passaggio del glucosio nelle cellule è accelerato e le cellule possono disporre di energia da spendere nell’ attività fisica.

È risaputo che alcuni ciclisti scorretti usano l’insulina come mezzo di doping.

La disponibilità di una maggiore quantità d’insulina consente ai ciclisti di convertire in energia tutti gli zuccheri, che assumono abbondantemente durante la corsa.

Nel sangue di questi ciclisti la glicemia raggiunge valori molto alti e l’insulina è in grado di agevolare il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule muscolari, che sono in grado di esprimere una maggiore potenza.

 

Terapia medica nutrizionale.

L’apporto calorico deve essere commisurato al fabbisogno calorico, di cui il paziente ha bisogno per sopperire alle calorie consumate con il metabolismo basale, con le calorie consumate per poter fare il proprio lavoro, gli hobby e per le immancabili perdite di energia, che accompagnano tutti i processi energetici.

La quantità di calorie da introdurre nell’organismo dipende dall’energia, che l’organismo spende durante il giorno.

Se si assume una quantità di calorie maggiore del necessario, s’ingrassa oppure se non si raggiunge la quantità di calorie necessaria, si dimagrisce.

L’equilibrio nella dieta deve consentire al paziente diabetico a fare la propria vita normale avendo a disporre di tutte le energie necessarie.

Le calorie da fornire non devono essere approssimative o legate ai gusti di questo o di quel cibo, ma devono derivare dal calcolo sufficientemente approssimato delle calorie necessarie e sufficienti per svolgere la propria vita razionalmente equilibrata e alimentata correttamente.

 

Dieta, pillole e insulina.

La dieta è necessaria per poter controllare la quantità di calorie immesse nell’organismo con il cibo.

Il paziente diabetico, come tutte le persone, ha bisogno di bilanciare con le calorie, che assume con il pasto, le calorie, che spende per il metabolismo basale, le calorie che servono a mantenere in moto la macchina organismo umano, le perdite di energia che si verificano, per es., per l’emissione di calore verso l’esterno, e le calorie, che il paziente diabetico impiega per il lavoro e per le attività del tempo libero.

Se il paziente immette nell’organismo una quantità maggiore di calorie allora il superfluo, che non viene consumato va a rimpinguare la materia grassa dell’organismo e il peso aumenterà.

Se per contro il numero di calorie immesse nell’organismo è inferiore a quello necessario per supplire all’emissione di energia, allora l’organismo è in deficit di energia e necessariamente dimagrisce, perché il sovrappiù di energia, di cui ha bisogno è prelevato dalle riserve di sostanza grassa e dalla massa muscolare.

Occorre mantenere un equilibrio tra l’energia immessa nell’organismo e l’energia consumata durante il giorno.

La dieta molto spesso non basta per bilanciare la quantità di glucosio, che rimane inutilizzata nel sangue, per cui si ha un aumento patologico della glicemia.

Molto spesso i medici prescrivono l’uso di pillole ipoglicemizzanti, che servono per abbassare la glicemia.

Il fatto che la quantità di glucosio, che rimane nel sangue, venga diminuita non significa che il paziente riceva una cura efficace per la terapia diabetica.

Il glucosio rimane nel sangue perché l’organismo non dispone di insulina buona sufficiente a fare passare dal sangue nelle cellule il glucosio, come sarebbe necessario per nutrire le cellule dell’organismo.

Alcuni tipi di pillole ipoglicemizzanti tendono a influire sul pancreas e ad aumentare l’insulina prodotta.

Altre tendono a fare diminuire la glicemia eliminandone l’eccesso dal sangue senza influire sulla quantità d’insulina prodotta dal pancreas.

La cura del diabete deve portare a fare transitare attraverso le membrane cellulari tutto il glucosio, che è necessario, che altrimenti rimarrebbe nel sangue ad aumentare la glicemia senza produrre alcun buon effetto sull’organismo del paziente diabetico.

Per fare oltrepassare alle molecole di glucosio le membrane cellulari occorre poter disporre della quantità d’insulina efficace necessaria.

Se non c’è una quantità efficace d’insulina allora il glucosio rimane nel sangue.

Mentre la medicina ufficiale bada a contenere la quantità di glucosio, che rimane nel sangue, la glicemia, si ritiene che maggiore attenzione vada prestata invece alla carenza di glucosio, cui sono soggette le cellule, che non vengono nutrite per la mancanza d’insulina efficace, che sarebbe necessaria per fare oltrepassare al glucosio le membrane cellulari.

La terapia più semplice riguarda la considerazione che l’insulina secreta dal pancreas non è sufficiente e bisogna integrarla con una certa quantità d’insulina, quella che manca, da fornire mediante iniezioni dall’esterno.

In tal caso la glicemia diminuisce perché si ha il passaggio del glucosio dal sangue nelle cellule per attraversamento delle pareti cellulari favorite dalla disponibilità dell’ormone insulina, che è necessario per fare attraversare le membrane cellulari al glucosio.

Se si raggiunge l’equilibrio nel dosaggio dell’insulina e la dieta assicura tutta l’energia necessaria la terapia diabetica non presenta problemi.

In tal caso la glicemia va a posto su valori quali quelli presenti nel sangue delle persone sane.

In tal caso il diabete è ben curato con una terapia equilibrata senza ricorrere a pillole varie, i cui scopi molto spesso non sono così chiari.

L’insulina deve essere fornita esclusivamente per compensare il difetto nella quantità d’insulina, che il pancreas non riesce a produrre in quantità accettabile e necessaria.

L’insulina da fornire dall’esterno è soltanto quella parte mancante data dalla differenza tra quantità d’insulina necessaria e quantità d’insulina prodotta dal pancreas.

Occorre fornire dall’esterno solo l’integrazione d’insulina necessaria per raggiungere la quantità richiesta per una vita normale.

Occorre notare che le terapie abitualmente in uso non prevedono l’uso delle iniezioni di insulina, se non sono proprio necessarie, e non prevedono neanche l’assunzione di pillole ipoglicemizzanti sulfaniluree, perché queste sostanze possono facilmente causare stati d’ipoglicemia, in particolare se si fa uso di alcool.

Il fatto che pazienti curati con insulina e/o con sulfaniluree vadano in ipoglicemia vuol dire soltanto che le dosi di medicinale, cui sono sottoposti, non sono corrette.

Il corretto dosaggio sia d’insulina che di sulfaniluree scongiura l’ipoglicemia.

Per questo il dosaggio deve essere studiato molto bene e non deve esporre il paziente a rischi d’ipoglicemia o di altri inconvenienti.

È fondamentale per la cura del diabete che i medicinali siano dosati con la maggiore correttezza possibile, senza esporre i pazienti a rischi inutili e dannosi.

 

Carenza di glucosio nelle cellule.

La carenza di glucosio nelle cellule si ha nelle cellule muscolari quando non si dispone dell’insulina necessaria per fare oltrepassare al glucosio le membrane cellulari.

L’insulina è necessaria per il trasporto del glucosio attraverso le membrane cellulari dei muscoli.

Il miocardio è un muscolo e in difetto d’insulina è soggetto alla carenza di glucosio nelle proprie cellule.

È evidente che le cellule scarsamente alimentate soffrono e non è difficile pensare che le cellule del miocardio non se la passano troppo bene in caso di diabete.

È evidente che in difetto di alimentazione delle cellule del miocardio sia verosimile che si vada incontro a fenomeni d’ischemia miocardica e nei casi più gravi a infarto.

Le cellule del sistema nervoso, quelle del cervello, del midollo spinale e tutto il sistema nervoso non hanno bisogno d’insulina per il loro nutrimento.

In caso di bisogno le cellule del sistema nervoso si servono direttamente prelevando il glucosio direttamente dal sangue.

Se nel sangue non c’è una quantità sufficiente di glucosio si è in ipoglicemia e si hanno tutti quei fenomeni propri dell’ipoglicemia.

Tali fenomeni all’inizio provocano sudorazione, tremarella poi una certa confusione mentale e continuando si può anche perdere conoscenza.

In tal caso occorre intervenire subito con iniezioni di glucagone per arrivare ad avere nel sangue il glucosio necessario per nutrire il sistema nervoso.

Le cellule dei muscoli non possono attingere il glucosio direttamente dal sangue, ma hanno bisogno che l’ormone insulina si colleghi ai recettori cellulari per consentire al glucosio di oltrepassare le membrane e nutrire le cellule.

 

Dimagrimento dovuto alla carenza di nutrimento delle cellule.

La carenza di glucosio delle cellule significa un’alimentazione insufficiente nell’alimentazione cellulare.

Il fatto che il glucosio rimanga nel sangue e non possa alimentare le cellule della muscolatura dell’organismo può essere considerato come se non tutto il cibo immesso nell’organismo vada a nutrire le cellule e una parte consistente di esso rimanga inutilizzato nel sangue.

In definitiva è come se una parte del pasto, che facciamo, rimanga inutilizzato.

Ciò significa che è come se tutto l’organismo rimanga sotto alimentato e di conseguenza è come se si stia facendo una cura dimagrante, con alimentazione ridotta o molto ridotta.

La conseguenza è che l’organismo non può che dimagrire.

Ecco perché nel diabetico si osserva un dimagrimento generalizzato, che può anche essere di alcune decine di chili.

Il diabetico, che si è alimentato in passato con quantità eccessive di cibo ed ha acquisito un certo sovrappeso, che può anche raggiungere l’obesità, si trova a perdere peso a causa della patologia diabetica.

Certamente non è accettabile che il paziente diabetico si cibi in maniera esagerata e metta su chili su chili raggiungendo l’obesità, ma è anche vero che a dispetto dell’eccessivo cibo consumato l’organismo deperisce a causa della patologia diabetica.

Il rimedio è nel consumare pasti equilibrati bilanciando correttamente l’energia acquisita con i pasti con l’energia spesa nel corso della giornata e facendo in modo di poter disporre di tutta l’insulina necessaria, se è il caso anche integrando la quantità prodotta dal proprio pancreas con l’insulina introdotta dall’esterno.

Se si guarda bene la terapia diabetica non è difficile.

Occorre equilibrare l’energia, che si consuma e le relative perdite con l’energia, che si assume con i pasti.

Occorre assicurare la quantità d’insulina necessaria integrando l’insulina prodotta dal pancreas con la quantità d’insulina mancante al fine di assicurare la corretta alimentazione delle cellule dell’organismo.

 

 

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