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Diabete e assistenza sanitaria.

Oltre all’aspetto medico della malattia è da tenere in conto anche l’aspetto socio politico-economico

L’Organizzazione per Cooperazione Economica e Sviluppo (OECD) si è occupata del Progetto Salute dal 2001 per studiare al fine di migliorare l’assistenza sanitaria fornita da tutti i suoi paesi membri.

I miglioramenti sono stati possibili studiando i vari aspetti e adottando i metodi che avevano avuto maggiori risultati nei vari paesi.

I metodi che hanno ottenuto risultati positivi in alcuni paesi sono stati importati in altri paesi ed hanno contribuito a migliorare l’efficienza dei sistemi sanitari.

L’aspetto economico è stato rivolto alla limitazione della spesa e si è visto che, per esempio, l’aumento della durata delle liste d’attesa e la diminuzione dei posti letto disponibili negli ospedali hanno prodotto un risparmio dal punto di vista economico per i gestori dei servizi sanitari.

Non è stato considerato però l’impatto di questa politica con la salute dei pazienti.

E’ indubbio che ritardare una visita, un esame, un trattamento, un’operazione di elezione o no, non favorisce la salute dei pazienti, che dovranno sopportare non solo disagi ma anche un danno sanitario per la loro salute.

Si accetta quindi di avere danni alla salute degli assistiti pur di risparmiare sulle spese sanitarie.

Non è molto edificante.

Il danno sanitario prodotto ai pazienti non viene preso in considerazione dagli amministratori delle strutture sanitarie, né dai politici che gestiscono i sistemi sanitari nazionali.

Il paziente è spesso trattato come oggetto e una delle maggiori cause di trattamenti sbagliata è la confusione fatta tra pazienti e l’errore nella somministrazione di medicine.

In certi ospedali si è cercato di praticare a un paziente la terapia che veniva praticata al paziente che occupava il medesimo letto il giorno prima.

Ma l’aspetto più preoccupante è rappresentato dal fatto che il comportamento sanitario volto al risparmio della spesa rappresenta molto spesso un grave danno per i pazienti.

Esaminiamo il caso del paziente diabetico di tipo due, non insulino dipendente ma insulino trattato.

Il paziente deve fare delle analisi periodiche del sangue per verificare i valori caratteristici che indicano il suo stato di salute, per es. emoglobina glicosilata, colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi, creatininemia, etc…

Quando si presenta dal medico gli viene chiesto: “Ma a lei queste analisi chi gliele ha prescritte? Lo sa che per la circolare dell’Assessore non possiamo prescrivere analisi se non dopo che siano trascorsi almeno quattro mesi dalla precedente. Questa volta gliele prescrivo ma dovrò fare una relazione per giustificare questa prescrizione anomala.”

Le analisi da prescrivere erano il controllo dei valori importanti per una persona a rischio.

Tenere sotto controllo quei valori significa prevedere conseguenze pericolose per la salute del paziente.

Il paziente, che decide di sottoporsi all’auto controllo, si sottopone alla visita dello specialista diabetologo, che dovrà fissare il numero dei controlli della glicemia da effettuare.

Il diabetologo giudica, per es, che cinquanta controlli al mese sono sufficienti.

Il paziente sarà costretto a farsi delle iniezioni d’insulina senza conoscere qual’è il livello del tasso glicemico del suo sangue.

Il paziente non è stato curato come si dovrebbe né dal suo medico di famiglia né dallo specialista della struttura sanitaria pubblica.

Il paziente insulino trattato prima di farsi un’iniezione di insulina deve tener conto di tanti fattori: la quantità e la qualità del pasto che deve fare, il lavoro che deve compiere, in termini di energia che deve consumare, le eventuali emozioni cui deve essere soggetto (per es. assistere a una partita di calcio della squadra del cuore, vedere un film emozionante, incontri di lavoro che possono rivelarsi difficoltosi, le eventuali arrabbiature, etc..), e soprattutto il livello glicemico del suo sangue al momento dell’iniezione d’insulina.

Occorre tenere nella massima considerazione il livello glicemico nel sangue del paziente diabetico al momento dell’iniezione d’insulina.

In assenza dell’assunzione di questo valore fare l’iniezione significa muoversi al buio pericolosamente, troppo.

Questo è il baco dell’assistenza sanitaria fornita al soggetto diabetico, che può avere conseguenze disastrose.

Il livello può essere di 60 mg/dl oppure anche di 260 mg/dl, se non lo si conosce, fare l’iniezione è eccessivamente rischioso, è un rischio cui il paziente è costretto dall’ignoranza dei medici, che dovrebbero preoccuparsi della sua salute.

In ogni caso la compensazione va a farsi friggere.

Se non c’è più la compensazione, perché la determinazione dell’insulina è sicuramente sbagliata, significa che la terapia del diabete è tutta sbagliata.

Significa che il paziente diabetico non potrà mai compensare.

Significa che andrà incontro inesorabilmente alle complicanze tardive, che saranno anticipate, cioè diventerà probabilmente cieco, avrà uno o entrambi gli arti amputati, avrà dolori sparsi per il corpo, morirà d’infarto o comunque di cardiopatie.

Non è questa la speranza di vita che si poteva augurare a chi è affetto da questa grave malattia.

Purtroppo, nella falsa interpretazione di circolari sbagliate si condanna il diabetico a morire a causa della sua malattia, pur facendo sembrare che l’assistenza sanitaria sia completa.

E’ tutta una farsa, dovuta all’ingerenza dell’amministrazione sul medico, che falsa le prescrizioni mediche e costringe il paziente a soffrire perché il servizio sanitario lo condanna a non essere assistito, pur facendo sembrare che ci sia stata un’assistenza impeccabile.

Il baco nell’assistenza sanitaria è così grave e così ben nascosto che si alimenta un’epidemia funesta per la povera gente con l’ignoranza dei politici, dei medici e dei responsabili dell’assistenza sanitaria ai diabetici.

Occorre fissare delle regole sanitarie appropriate volte a difendere la salute dei pazienti diabetici.

Il diabete è una malattia subdola, che colpisce a tradimento e lavora nell’ombra, distruggendo le possibilità di difesa della salute dei pazienti.

Le complicanze del diabete sono note, ma è assurdo che l’ignoranza dei politici, in primo luogo, e dei medici poi condannino moltissima, tanta , troppa gente a una fine dolorosa.

I medici devono avere un minimo di conoscenza per curare e difendere la salute dei pazienti diabetici.

Se non lo fanno sono degli esseri indefinibili, che condannano le persone a tutta una serie di sofferenze che alla fine, stremate le condurranno a morte certa.

Il sistema sanitario nazionale ha l’obbligo morale e materiale di correggere questi grossolani errori, per salvaguardare al meglio la salute dei pazienti diabetici.

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