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Diabete. Energia e glicemia.

Il diabete è una malattia cronica, che affligge milioni di persone nel mondo.

Il numero delle persone affette da diabete è in continuo aumento e ciò significa che sono inadeguate sia la cura che la prevenzione di questa malattia.

Il diabete è caratterizzato da un eccesso di glucosio presente nel sangue, la glicemia.

Attualmente la cura è basata sulla compensazione della glicemia.

La glicemia si ritiene compensata se a digiuno il suo valore è nel campo tra 70 e 120 mg/dl.

Gli strumenti di cura si basano su una dieta particolare, sulle pillole ipoglicemizzanti e sulle iniezioni sottocutanee d’insulina.

Il fatto che la glicemia non sia compensata è considerato proprio della malattia e curato dal medico curante e dal diabetologo secondo le necessità del caso.

La compensazione della glicemia avviene se c’è la disponibilità dell’ormone insulina in quantità sufficiente per trattare tutto il glucosio che è contenuto e derivato dal cibo dei pasti.

Questo non è proprio corretto perché una persona può ingozzarsi a più non posso e poi praticarsi una grossa dose d’insulina con il risultato che l’eccesso di energia acquisita con il pasto va a finire in grasso inutile e dannoso accumulato nell’organismo.

Diverso è il caso della compensazione dell’energia, che stabilisce un equilibrio tra l’energia spendibile dall’organismo e l’energia accumulabile con i pasti.

L’equilibrio energetico può essere raggiunto, per es., per tentativi, controllando il peso corporeo a digiuno alla mattina, che deve rimanere costante e la glicemia, che deve rimanere nell’intervallo di compensazione.

Con i pasti occorre acquisire le sostanze strettamente necessarie per vivere, perché il sovrappiù andrebbe a finire in accumulo di grasso inutile e dannoso.

Non è raro il caso di pazienti diabetici in sovrappeso o addirittura obesi.

Maggiore attenzione deve essere posta nei riguardi delle condizioni fisiche dei pazienti diabetici.

Nella sala d’aspetto del laboratorio di diabetologia di un’ASP c’è in attesa una persona chiaramente obesa.

Ragionando sul fatto che occorrerebbe moderare il peso corporeo per controllare meglio la glicemia, il paziente ha detto di consumare a pranzo circa 150 grammi di pasta asciutta condita con salsa di pomodoro.

All’osservazione che il pasto potrebbe essere insolitamente abbondante, il paziente è sembrato dubbioso e si è proposto di chiedere consiglio di lì a poco al diabetologo.

All’uscita dalla visita il paziente era raggiante di felicità.

“Me la posso mangiare. Me la posso mangiare. 150 grammi di pasta me la posso mangiare.” diceva ad alta voce in preda a una certa euforia.

Il diabete è una malattia che non consente ai pazienti di consumare cibi in quantità eccessiva, ricorrendo a grandi dosi d’insulina per compensare la glicemia.

L’errore sta nella ricerca della compensazione della glicemia tramite dosi massicce d’insulina, tralasciando valori come l’indice di massa corporea.

Il fatto che molti pazienti diabetici siano sovrappeso e molti anche addirittura obesi dimostra che la compensazione della glicemia non garantisce l’aumento anomalo del peso corporeo.

La compensazione della glicemia non garantisce il mantenimento dell’indice di massa corporea a un livello inferiore a 25, cioè non garantisce che la persona ammalata di diabete possa mantenersi non in sovrappeso o addirittura non diventare obesa.

La compensazione però evita valori di glicemia costantemente alti, che possono avere conseguenze disastrose sulla salute dei pazienti diabetici e possono portare alle complicanze tardive con conseguenze terribili come la mutilazione degli arti, la cecità, la compromissione delle funzioni renali e altre vere e proprie calamità.

Il fatto che queste complicanze siano conseguenze quasi inevitabili del diabete depone a sfavore delle cure praticate per contrastare il diabete.

Il diabete è diagnosticato se la glicemia a digiuno è maggiore di 126 mg/dl o se la glicemia in qualunque momento della giornata è maggiore di 200 mg/dl.

Il glucosio deriva dall’alimentazione e si accumula nel sangue finché interviene l’ormone insulina, che aiuta il glucosio a passare dal sangue nelle cellule dei tessuti.

Per abbassare la quantità di glucosio presente nel sangue occorre poter avere la quantità necessaria d’insulina.

Il problema è ricondotto a stabilire se il paziente ha la quantità necessaria d’insulina per trattare tutto il glucosio contenuto o derivato dal cibo.

Se il paziente non ha tutta la quantità d’insulina necessaria per trattare il glucosio del sangue, ma solo una parte, il glucosio non trattato rimane in eccesso nel sangue e si accumula raggiungendo livelli superiori a quelli presenti nelle persone sane.

La medicina considera questo accumulo come indice della malattia diabetica.

La compensazione della glicemia è utile per evitare le complicanze tardive ma non garantisce che tutto il cibo sia prontamente utilizzato senza doversi accumulare sotto forma di grasso, con aumento del peso corporeo.

La compensazione glicemica deve essere completata con la compensazione energetica, che garantisce risultati migliori.

Maggiore è l’affidabilità consentita dalla compensazione energetica, cioè da un bilancio energetico tra l’energia immessa nell’organismo con il cibo e l’energia consumata durante le 24 ore.

Nelle persone sane, come anche nei diabetici, se l’energia immessa con il cibo è più abbondante di quella consumata e c’è la disponibilità d’insulina secreta dal pancreas o iniettata dall’esterno, allora il sovrappiù è immagazzinato nell’organismo sotto forma di grasso.

Se l’insulina disponibile è insufficiente, il glucosio non può essere trasferito tutto alle cellule dei tessuti e la glicemia a digiuno sale.

Il discorso è ricondotto ad assumere con il cibo un’energia equivalente a quella consumata o consumabile e ad avere la disponibilità d’insulina per poterla elaborare.

Se si mangia di più, s’ingrassa, mentre se si mangia di meno, si dimagrisce.

È fondamentale assumere con il cibo una quantità di energia equivalente a quella consumata e consumabile e avere a disposizione l’insulina occorrente per elaborare il glucosio immesso nell’organismo.

Se non si ha la quantità necessaria d’insulina, si ha il diabete e il medico prescrive delle pillole con effetto ipoglicemizzante, che stimolano il pancreas a secernere una maggiore quantità d’insulina.

Se il pancreas stimolato è in grado di assicurare la quantità necessaria d’insulina allora la glicemia si deve ritenere compensata e l’energia è compensata.

Se l’insulina disponibile rimane ancora insufficiente per trattare tutto il glucosio presente nel sangue, la glicemia rimane più alta rispetto a quella delle persone sane e occorre iniettare insulina dall’esterno con iniezioni sotto cutanee.

L’insulina da iniettare in questo caso è la differenza tra l’insulina totale necessaria per elaborare il glucosio contenuto nel sangue e l’insulina prodotta dal pancreas.

Il mantenimento dell’equilibrio tra energia consumabile ed energia assumibile con i pasti è tale da mantenere compensata anche la glicemia.

La glicemia a digiuno dovrebbe essere compresa tra 91 e 99 mg/dl nel sangue capillare, equivalente a circa tra 111 e 119 mg/dl nel sangue venoso.

L’emoglobina glicata in tal caso dovrebbe essere di circa il 5.8%.

Se si riesce a trovare e a mantenere l’equilibrio energetico, il diabete non fa più paura perché i valori si avvicinano molto a quelli rilevabili nelle persone sane e non c’è pericolo di complicanze tardive.

L’equilibrio energetico consente il mantenimento dell’indice di massa corporea a valori normali escludendo quindi il sovrappeso e l’obesità.

Con l’esperienza il diabetico sa dosare il cibo in modo da ottenere con larghissima approssimazione l’equilibrio tra energia spendibile ed energia acquisita con i pasti.

L’abitudine, spesso confortata dall’autocontrollo glicemico, rende la terapia molto più facile senza rischiare quei peccati di gola, che sono molto dannosi e che un paziente diabetico non deve potersi concedere se non saltuariamente.

Il diabete deve essere affrontato seriamente.

Molti pazienti diabetici non gradiscono fare uso dell’insulina per controllare la glicemia e mostrano una certa resistenza preferendo continuare a usare le pillole ipoglicemizzanti.

L’insulina è vista come una schiavitù, dalla quale non si può recedere e, finché è possibile, si ritiene utile poterla evitare.

Si ritiene che l’insulina sia equivalente alle pillole ipoglicemizzanti, si ritiene che siano due modi equivalenti di affrontare la malattia, per cui si sceglie la via più comoda, anche ritenendo che l’insulina possa provocare chissà quale danno all’organismo.

Insulina e pillole ipoglicemizzanti sono modi diversi di affrontare la malattia.

Mentre con l’uso dell’insulina occorre controllare il valore della glicemia prima di ogni iniezione, con l’uso delle pillole ipoglicemizzanti l’autocontrollo della glicemia non è così assiduo, per cui il controllo è saltuario.

Il paziente in questo caso può essere soggetto a un tasso glicemico a digiuno anche di 180 o 200 mg/dl senza accorgersene.

Ciò costituisce un abbassamento della guardia verso il diabete, che lavora a meraviglia nell’ombra, aggravandosi e manifestandosi poi con le complicanze tardive.

È importante seguire i consigli del medico e adottare i sistemi di cura suggeriti.

La paura di fare uso dell’insulina crea solo danni, aggravando le condizioni della malattia diabetica.

Non bisogna mai perdere di vista il diabete, misurando spesso con l’autocontrollo i valori della glicemia e riferire senza indugio al medico qualsiasi anomalia riscontrata.

Il controllo della malattia diabetica deve trovare il momento fondamentale soprattutto a tavola.

In linea di massima le quantità dei cibi devono essere (valori puramente indicativi):

Latte 0,25 l, biscotti 40 g;

Pane 40-50 g, pasta 50-60 g, carne 60-80 g o pesce 100-120 g, insalata 100 g, frutta 100-200 g;

Legumi 50 g o verdura cotta 100-200 g, pane, carne o pesce, frutta.

Le quantità devono variare soprattutto in base all’energia, che si deve spendere, per es. per lavori impegnativi, sport.

Evitare cibi poco digeribili, che potrebbero ritardare la formazione del glucosio dopo il pasto con conseguente rischio di ipoglicemia.

Stare molto attenti alla digeribilità del pesce azzurro (alici, sarde, sgombri, tonno, palamita), della pectina, contenuta nelle confetture di frutta, e dei conservanti usati in abbondanza nei supermercati per conservare più a lungo la carne, il pesce, i formaggi molli, etc..

Non eccedere nel consumo di pane e di pasta e seguire costantemente e fedelmente i consigli del medico curante e del diabetologo.

Un vecchio medico molti anni fa dava i seguenti suggerimenti:

Il pane: meglio quello del giorno prima, così se ne mangia di meno;

Il pane: farlo a pezzetti piccolini, così sembra di più;

Riempirsi la pancia di insalata a pranzo e verdura cotta la sera, così passa la fame e si mangia di meno;

Nelle sale d’aspetto dei medici curanti le persone chiacchierano tra di loro.

Un vecchio racconta che la propria moglie, ammalata di diabete, sta a letto, è quasi del tutto cieca, è molto grassa, “Ma il piattone di pasta se lo mangia, se lo mangia”.

Forse la cosa fondamentale per la cura del diabete è l’istruzione dei pazienti e quella delle persone che assistono i pazienti diabetici.

Gli errori più grossolani sono compiuti sempre in buona fede, ma possono costare caro, molto caro ai pazienti.

Due persone anziane stanno chiacchierando:

“Il diabete come va?”

“Ho passato brutti momenti con la glicemia a 300, ma ora sto bene, la glicemia è a 180.”

Forse, se la glicemia fosse 80 o 100 mg/dl, le cose andrebbero meglio.

Una signora anziana lamenta grossi problemi. Ha girato tanti medici specialisti ma le sue condizioni non sono migliorate.

L’ultimo specialista le ha detto: “Non prenda alcun medicinale, se prima non lo vedo io!”

Povera donna. Quanti soldi sta spendendo per visite a pagamento? Forse troppi.

Altre due persone:

“Ho ritirato le analisi: 146.”

“Io sto meglio, la settimana scorsa 142”

Il difetto sta nell’istruzione.

Nessuno ha detto a queste due persone anziane che la glicemia varia in continuazione e non è detto che se questa mattina a digiuno ha un valore, domani mattina avrà lo stesso valore.

Forse il fatto che il diabete faccia così tanti danni è legato anche alla scarsa, se non molto scarsa istruzione dei pazienti.

I pazienti seguono i consigli dei medici, almeno per quello che capiscono e per quello che non sia loro troppo di fastidio.

Sotto questo punto di vista e con queste limitazioni i pazienti fanno del loro meglio essendo sempre pienamente convinti di seguire fedelmente i consigli dei medici.

I risultati però non sono molto brillanti

In definitiva puntare sulla compensazione della glicemia non è proprio azzeccato, è molto meglio puntare sulla compensazione energetica tra energia spendibile ed energia acquisibile con i pasti.

Se si sta molto attenti a quello che si mangia e a quanto se ne mangia, le cose non possono che migliorare.

 

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