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Diabete. Utilità dei coefficienti Hb.

I diabetologi americani hanno condotto uno studio con l’obiettivo di determinare il valore medio di glicemia corrispondente al valore dell’ HbA1c (emoglobina glicata o glicosilata).

Nello studio fatto dall’ADAG (A1c-Derived Average Glucose) sono state indicate le formule, che legano i valori di HbA1c espressi in percentuale alla glicemia media AG (Average Glucose) espressa in mg/dl.

AG[mg/dl] = 28.7 * HbA1c  − 46.7

Il valore della “glicemia media” così ricavato è utile per conoscere quale sia stato l’andamento medio della glicemia degli ultimi tre mesi.

Per creare la formula dell’HbA1c virtuale occorre esplicitare:

HbA1c = (AG[mg/dl] + 46.7)  / 28.7

La formula lega l’emoglobina glicata alla glicemia media nel periodo di vita dell’emoglobina e quindi dei globuli rossi, che è di circa tre mesi.

HbA1c% = (46.7 + glicemia media) / 28.7

L’applicazione di questa formula consente di ricavare il valore presunto dell’emoglobina glicata.

La difficoltà sta nel determinare quale valore occorre assumere per la glicemia media da inserire nella formula.

Introdurre la media aritmetica dei valori della glicemia negli ultimi tre mesi non porta a risultati soddisfacenti, poiché il valore dell’emoglobina glicata, così determinato, è molto diverso da quello di referto del laboratorio di analisi.

Il valore di emoglobina glicata determinabile con questa formula è indicato come “virtuale” per distinguerlo dal valore di referto rilasciato dal laboratorio di analisi.

Su questo blog è già stato pubblicato a proposito dell’emoglobina glicata “virtuale” e del “coefficiente Hb”.

Su base mensile si possono costruire varie curve per l’emoglobina glicata virtuale a seconda del modo di calcolare la glicemia media da inserire nella formula.

Le curve sono state rese facilmente distinguibili tra di loro con i colori verde, rosso e azzurro.

La curva di colore verde corrisponde a una glicemia media calcolata come la media aritmetica dei valori della glicemia nei primi 60 giorni.

La curva di colore rosso corrisponde a una glicemia media calcolata come media pesata dei valori della glicemia nei primi 90 giorni.

I valori della glicemia nei primi 30 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.54, i valori della glicemia da 31 a 60 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.33 e i valori di glicemia da 61 a 90 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.13.

Nella curva rossa si dà più valore ai dati della glicemia dei primi 30 giorni, ritenendo che l’emoglobina di nuova formazione si leghi più facilmente al glucosio rispetto a quella già di una certa età e prossima a finire verso i 90 giorni.

La curva di colore azzurro corrisponde a una glicemia media calcolata come media pesata dei valori della glicemia nei primi 90 giorni.

I valori della glicemia nei primi 15 giorni sono moltiplicati per 0.65, i valori della glicemia da 16 a 30 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.55, i valori della glicemia da 31 a 45 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.37, i valori della glicemia da 46 a 60 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.24, i valori della glicemia da 61 a 75 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.14 e i valori della glicemia da 76 a 90 giorni sono moltiplicati per il coefficiente 0.05.

Nella curva azzurra si dà più valore ai dati della glicemia dei primi 15 giorni, ritenendo che l’emoglobina di nuova formazione si leghi più facilmente al glucosio rispetto all’emoglobina già di una certa età e prossima a finire verso i 90 giorni.

I tracciati delle curve in funzione del tempo non sono coincidenti.

In particolare i valori della curva verde sono inferiori a quelli delle altre due curve, anche se la somma dei coefficienti della media pesata è sempre uno per entrambe le curve rossa e azzurra.

Le curve rossa e azzurra non hanno gli stessi valori essendo diversi i coefficienti della pesata, anche se la somma dei coefficienti della pesata è sempre uno.

I valori delle due curve dipendono dai valori della glicemia nei primi 15 giorni, dove la curva azzurra ha un coefficiente di peso maggiore.

Dalle tre curve (verde, rossa e azzurra) sono stati ricavati i coefficienti Hb e in particolare il coefficiente Hb è dato dalla differenza tra i valori della curva rossa e quelli della curva verde moltiplicata per 10.

Il coefficiente Hb11 è dato dalla differenza tra i valori della curva azzurra e quelli della curva verde moltiplicata per 10.

A parità di valori di emoglobina glicosilata i due coefficienti Hb hanno valori diversi.

Un fatto importante è quello di considerare il tipo di legame che vincola l’emoglobina al glucosio.

La medicina ritiene che il legame sia di tipo covalente e quindi molto stabile, per cui si ritiene che la molecola dell’emoglobina si combini con il glucosio e rimanga attaccata ad esso per tutta la vita dell’emoglobina, che è di circa tre mesi.

Si ritiene che un legame di questo tipo non sia plausibile con la vita delle particelle, che sono in continuo movimento, perché un tale legame sarebbe molto statico e incompatibile con la vita stessa dell’organismo umano.

Si ritiene plausibile che il legame non sia di tipo stabile ma che si crei e s’interrompa in continuazione, rimanendo costante il numero di molecole di emoglobina, che istante per istante è legato al glucosio.

Emoglobina e glucosio si attaccano e si staccano in continuazione.

Si ritiene anche che l’emoglobina di nuova formazione sia più attiva in questo processo di legami con il glucosio in confronto anche all’emoglobina di una certa età, già prossima a finire.

L’uso della media pesata tiene conto di questo particolare ed è più prossimo alla realtà.

Nel programma in Visual Basic Application, che è molto utile per seguire al meglio l’evolversi della malattia diabetica, tra l’altro sono forniti i grafici che rappresentano l’andamento mensile del tracciato dell’emoglobina glicata virtuale e i tracciati sia del coefficiente Hb che del coefficiente Hb11.

Seguendo l’andamento dei tracciati riguardanti l’emoglobina glicosilata virtuale e i coefficienti Hb si sono notati alcuni particolari di una certa rilevanza.

Mentre l’emoglobina glicata si mantiene pressoché costante, i coefficienti Hb variano.

Prendendo in considerazione i grafici relativi a un paziente, che è stato preso ad esempio, si è sperimentato il fatto che mentre l’emoglobina glicata è all’incirca costante, i coefficienti Hb e Hb11 variano in modo significativo.

In un certo mese con un’emoglobina glicosilata al 5.5% il coefficiente Hb (rosso) è variato da 2 a 2.9.

Nello stesso periodo con la medesima emoglobina glicata il coefficiente Hb11 (azzurro) è variato da 2 a 2.4.

Si deve notare che in questo caso i valori del coefficiente Hb11 (azzurro) sono inferiori a quelli del coefficiente Hb (rosso), ma in altri periodi può capitare il contrario.

Ciò significa che i valori della glicemia dei primi 15 giorni, sia pure con un coefficiente maggiore, pesano di meno sul valore complessivo.

L’emoglobina glicata o glicosilata è la percentuale di emoglobina, che istante per istante è legata al glucosio.

Anche se le molecole di emoglobina legate al glucosio non sono sempre le stesse, non varia la percentuale delle molecole di emoglobina glicate, che è influenzata dal numero delle molecole di emoglobina presenti e dalla glicemia, cioè dal numero di molecole di glucosio presenti nel sangue.

A parità di glicemia, cioè del numero di molecole di glucosio presenti nel sangue, i valori dei coefficienti Hb sono influenzati dal numero di molecole di emoglobina presenti.

Le molecole di emoglobina di nuova formazione sono più facilmente legabili al glucosio rispetto a quelle di una certa età e prossime a finire.

L’emoglobina che cessa dopo circa 90 giorni è sostituita dall’emoglobina di nuova formazione e non è detto che il numero di molecole di nuova formazione sia proprio uguale al numero delle molecole vecchie che finiscono la loro vita.

La distrubuzione in base all’età delle molecole di emoglobina non è costante e può variare in maniera considerevole per vari motivi.

La distrubuzione in base all’età delle molecole di emoglobina influenza i valori dei coefficienti Hb e Hb11.

Il coefficiente Hb11 (azzurro) è calcolato dando un peso maggiore all’emoglobina prodotta nei primi 15 giorni, quindi è un indice dell’emoglobina di nuova formazione.

Se il coefficiente Hb11 è in diminuzione, significa che l’emoglobina di nuova formazione è diminuita a parità di glucosio presente nel sangue.

C’è una ridotta produzione di emoglobina e quindi di globuli rossi rispetto alla media.

Il numero di molecole di emoglobina legate al glucosio è rimasto invariato, cioè l’emoglobina glicata è rimasta invariata, ma quello che è variato è il numero di nuove molecole di emoglobina rispetto alla media delle molecole di emoglobina presenti nel sangue.

Occorre pensare a una diminuita efficienza del midollo osseo, il quale non produce più con la stessa efficienza globuli rossi e quindi emoglobina.

In concomitanza si hanno valori più bassi dei coefficienti Hb e Hb11.

Con glicemie medie di valori superiori con emoglobina glicata maggiore di 5.8%, salgono i coefficienti Hb e il fenomeno della diminuzione della produzione di globuli rossi non si presenta.

I valori dei coefficienti Hb dovrebbero essere compresi tra 3 e 4.

I valori dei coefficienti Hb si considerano come numeri puri, anche se in realtà sarebbero dei valori percentuali differenze di valori di emoglobine glicate virtuali e che per il diverso peso indicano la maggiore efficienza delle molecole di emoglobina di nuova produzione rispetto all’emoglobina media.

Quando i coefficienti Hb scendono a valori inferiori al 2 la situazione potrebbe destare motivi di preoccupazione.

Prendendo ad esempio di dati glicemici di un paziente diabetico:

Dall’11 al 20 di un certo mese l’emoglobina glicosilata si è mantenuta su valori di 5.42% 5.5%, cui corrisponde, secondo la formula pubblicata dai diabetologi americani, una glicemia media di 109 mg/dl – 111.15 mg/dl.

Il coefficiente Hb (rosso) in corrispondenza ha assunto i valori di 1.90 – 2.14.

Il coefficiente Hb11 (azzurro) in corrispondenza ha assunto i valori di 1.62 – 1.91.

Per uscire da questo stato di bassi valori dei coefficienti Hb, anche se i valori dell’emoglobina glicata erano ottimi, si è provveduto a diminuire il dosaggio dell’insulina, con conseguente aumento della glicemia e quindi dell’emoglobina glicata.

I coefficienti Hb sono tornati in questo modo a valori di normalità, risalendo a valori intorno a 3.5 -4.5.

La ricerca condotta sui coefficienti Hb porta a formulare alcune conclusioni.

I pazienti diabetici possono raggiungere valori di emoglobina glicata anche del 5.5%, ma vanno incontro a una ridotta produzione di globuli rossi e di emoglobina per una diminuita efficienza del midollo osseo.

L’emoglobina glicata nei pazienti diabetici non dovrebbe essere inferiore al 5.8%.

Il funzionamento del midollo osseo sembra strettamente collegato all’emoglobina glicosilata, alla glicemia e ai coefficienti Hb.

I pazienti diabetici possono raggiungere valori di emoglobina glicata confrontabili con quelli delle persone sane, ma con la differenza che, se i valori dell’emoglobina glicata scendono sotto il 5.8% e i coefficienti Hb scendono sotto il due, la produzione di globuli rossi diminuisce in maniera considerevole e può destare una certa preoccupazione.

Il diabetico può avere valori di emoglobina glicata come quelli delle persone sane, ma paga in termini di efficienza del midollo osseo.

Questo comportamento del midollo osseo può essere soggettivo, ma non si può ritenere che l’evento sia unico, né che si verifichi in tutti i pazienti diabetici.

Questo risultato vuol dire soltanto che ci sono dei pazienti diabetici che non possono scendere con i valori di emoglobina glicata e dei coefficienti Hb a valori come quelli delle persone sane senza rischiare di pagare gli ottimi valori di emoglobina glicata con un difettoso funzionamento del midollo osseo.

Questo si verificherà in un tipo particolare di diabete, ma comunque non può che interessare un numero molto grande di pazienti diabetici.

Si è parlato moltissimo di ereditarietà della patologia diabetica.

In particolare sembra che sia il cromosoma X trasmesso dalla madre diabetica a condizionare il futuro diabetico dei figli.

Il difetto del midollo osseo è trasmissibile mediante il DNA dei genitori.

Il diabete sarebbe nel DNA dei soggetti destinati dalla nascita a sviluppare la malattia diabetica.

La causa scatenante del diabete non è da ricercare nella glicemia fuori controllo.

L’organismo tende a mantenere più alta la glicemia per ovviare al difettoso funzionamento del midollo osseo.

L’iperglicemia non è la causa scatenante del diabete ma la reazione dell’organismo di fronte a un difetto del midollo osseo, che diminuisce la produzione di nuovi globuli rossi e quindi di nuova emoglobina.

La glicemia alta è usata per uscire da condizioni critiche in cui si viene a trovare il midollo osseo.

L’iperglicemia può essere un mezzo di difesa dell’organismo per compensare il non perfetto funzionamento del midollo osseo.

Acquista maggiore importanza la compensazione della glicemia, perché l’organismo tende a mantenere la glicemia abbastanza alta e le conseguenze possono essere le complicanze tardive.

Occorre mantenere sotto controllo la glicemia mediante la ricerca dell’equilibrio delle energie da spendere nelle 24 ore con le energie assimilabili con i pasti.

Per la compensazione occorre dosare al meglio l’insulina, in modo da fornire dall’esterno la quantità  che il pancreas non riesce a produrre.

L’ausilio del computer consente di dosare in maniera perfetta l’insulina e quindi di mantenere la compensazione della glicemia e valori accettabilissimi di emoglobina glicata.

 

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