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Diabete. La nuova ricerca.

Innumerevoli studi sono stati condotti per cercare di conoscere la patologia diabetica e di alleviare le complicanze tardive, che sono il suo aspetto più brutto.
La malattia si manifesta con un eccesso di glucosio presente nel sangue.
I motivi di accumulo del glucosio nel sangue sono molteplici e, per quanto c’interessa, è sufficiente prendere atto che nel sangue c’è un eccesso di glucosio, senza andare a ricercare le cause, che soltanto la cultura del medico può comprendere.
Il percorso da seguire è abbastanza chiaro.
Occorre prendere in considerazione l’energia, che si pensa di poter spendere giornalmente.
A fronte di questa energia bisogna assumere, attraverso il cibo, un’equivalente quantità di energia.
Se si mangia di più, s’ingrassa, se si mangia di meno, si dimagrisce.
Per metabolizzare il cibo occorre poter disporre d’insulina in quantità sufficiente.
Le strategie messe in atto per fronteggiare il diabete sono tre.
La prima si avvale di una dieta equilibrata idonea a ridurre la quantità di glucosio presente nel sangue.
La riduzione delle calorie immesse con il cibo è una terapia valida, se il paziente diabetico è obeso o in sovrappeso.
Se il paziente è normopeso o sotto peso, questa terapia non è applicabile, perché provocherebbe soltanto un indebolimento del paziente, senza raggiungere il risultato di tenere sotto controllo la glicemia.
Il secondo modo di cercare di compensare la glicemia si basa sull’uso delle pillole ipoglicemizzanti.
Queste pillole stimolano il pancreas a produrre una maggiore quantità d’insulina e facilitano l’ingresso del glucosio del sangue nelle cellule.
Il punto critico sta nel dosaggio delle pillole.
Un eccesso di dose porta all’ipoglicemia, un difetto porta all’iperglicemia.
Il consumo di alcol è da tenere sotto controllo, perché può portare facilmente all’ipoglicemia in presenza di sulfaniluree.
Il terzo modo di curare il diabete sta nell’uso d’iniezioni d’insulina.
Il modo più moderno, basal bolus, prevede quattro iniezioni d’insulina, di cui due d’insulina rapida prima della colazione mattutina e dopo il pasto serale, una d’insulina miscelata 70% di rapida e 30% d’insulina lenta dopo il pasto di mezzogiorno, e infine una d’insulina glargine al momento di coricarsi.
Il motivo per cui le iniezioni d’insulina è preferibile che siano fatte dopo i pasti sta nel fatto che le insuline rapide, per es. tipo aspart, sono molto rapide ed entrano in azione circa dieci minuti dopo l’iniezione e, se l’iniezione è fatta prima del pasto, porterebbe il paziente in ipoglicemia, perché il pasto non ha il tempo di fornire il glucosio da trattare.
Facendo l’iniezione d’insulina venti minuti circa dopo il pasto si dovrebbe evitare di andare in ipoglicemia.
Fondamentale per la riuscita della terapia è l’autocontrollo della glicemia.
A digiuno prima dei pasti e al momento di coricarsi occorre misurare la glicemia e i valori costituiscono il riferimento per il dosaggio dell’insulina.
Il dosaggio consigliato dei medici si basa su formule empiriche, quali la regola del due, che coprono con una certa approssimazione il fabbisogno d’insulina da parte dei pazienti diabetici.
Periodicamente occorre controllare mediante analisi di laboratorio i valori della glicemia, trigliceridi, colesterolo, emoglobina glicosilata.
Il controllo dell’emoglobina glicosilata è fondamentale, perché rappresenta l’andamento della glicemia negli ultimi tre mesi, essendo correlata al valore medio della glicemia in tale periodo.
Nelle persone sane l’emoglobina glicosilata non supera il 6%.
Nei pazienti diabetici l’emoglobina è superiore a quella delle persone sane e non dovrebbe superare il 7.5% per una buona compensazione della glicemia e, se l’emoglobina glicosilata non supera il 6.5%, pare che si possa escludere la retinopatia diabetica, che è una complicanza, che può portare alla cecità.
È evidente che una buona terapia è tanto più valida quanto più l’emoglobina glicosilata si avvicina al 6%.
Negli Stati Uniti d’America è stata messa a punto una formula che lega l’emoglobina glicosilata al valore medio della glicemia negli ultimi tre mesi.
Il valore di emoglobina glicosilata del 6% corrisponde a circa 125 mg/dl di glicemia media nel trimestre precedente.
Con tutta la buona volontà e seguendo scrupolosamente i consigli dei medici si riescono forse a limitare le complicanze tardive, ma non si riesce a migliorare considerevolmente lo stato di salute dei pazienti diabetici.
Il diabete è una malattia in continuo aumento nel modo e ciò è un chiaro indice che le cure, per quanto avanzate, non sono così efficaci come dovrebbero.
La nuova ricerca è stata incentrata sul miglioramento sostanziale della terapia al fine di allontanare le complicanze tardive e di migliorare la qualità della vita del paziente diabetico.
La dieta è molto importante e deve fornire possibilmente un numero di calorie abbastanza costante da un giorno all’altro, per facilitare il dosaggio dell’insulina, che rimane il punto fondamentale della terapia.
Un dosaggio che tenga conto in modo proporzionale del valore della glicemia, misurata prima di fare l’iniezione d’insulina, è sconsigliabile, perché porta all’instabilità con stati d’ipoglicemia seguiti da stati d’iperglicemia in alternanze successive.
Una glicemia instabile è molto dannosa e non facilmente governabile.
La nuova ricerca è volta a migliorare le condizioni di dosaggio dell’insulina.
Un miglioramento sostanziale è stato conseguito con l’impiego del computer nel dosaggio dell’insulina.
Il software, abbastanza sofisticato, si basa sulla teoria della regolazione dei segnali.
Il nocciolo sta nella valutazione dei risultati conseguenti al dosaggio dell’insulina applicando il principio della feedback.
Se la dose d’insulina è eccessiva, la glicemia scende troppo, se è scarsa la glicemia, si mantiene piuttosto alta.
Occorre determinare la giusta dose e per fare questo è necessario l’uso del computer.
Poiché è molto importante non avere variazioni rapide nella glicemia, si è tenuto conto anche del criterio di regolazione astatico, tenendo sotto controllo il gradiente della glicemia.
Le variazioni della glicemia non devono essere molto rapide, perché altrimenti sarebbero molto dannose per l’organismo.
Pare che la retinopatia diabetica sia agevolata da discese molto rapide del valore della glicemia.
Il software fornisce una cinquantina di grafici, che hanno una grande importanza per caricare il paziente psicologicamente e fargli rafforzare il desiderio di un continuo miglioramento.
Dopo un certo periodo d’uso il software si assesta su valori ottimali e dosa l’insulina in modo da ottenere risultati ottimali.
Un notevole passo avanti si è fatto con la definizione dell’emoglobina glicosilata virtuale, che è un dato che consente di conoscere in ogni momento con una certa esattezza il valore dell’emoglobina glicosilata.
L’effetto psicologico è notevole perché il paziente, nel tendere ad avere valori sempre più bassi di emoglobina glicosilata, sta molto attento nel seguire la terapia ottimale.
Dieta equilibrata, dosaggio insulinico e controllo dell’emoglobina glicosilata virtuale sono gli strumenti, che consentono di tenere sotto controllo al meglio la glicemia.
In questi giorni la nuova ricerca si sta occupando di determinare il valore minimo di emoglobina glicosilata raggiungibile e mantenibile dal diabetico senza grossi sforzi e senza rischi.
In linea teorica questo valore non dovrebbe essere inferiore al 4.8%.
Un valore del 6% dell’emoglobina glicosilata non è difficile da raggiungere e da mantenere, se non si fanno grossi peccati di gola.
Un valore medio di glicemia di 114 mg/dl nell’arco dei tre mesi precedenti porterebbe ad avere un’emoglobina glicosilata del 5,6%, che è un valore molto buono.
Il paziente diabetico può raggiungere valori d’emoglobina glicosilata, come quelli che sono presenti nelle persone sane, ma deve attenersi scrupolosamente ai criteri di cura più moderni.

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