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Diabete. La storia. 03.

 

32)    Diabete. Emoglobina glicosilata virtuale.

 

Il sangue umano è caratterizzato da una parte liquida, il plasma, in cui sono immersi i globuli rossi, i globuli bianchi, le piastrine oltre a varie sostanze, tra cui il glucosio.
Nel citoplasma dei globuli rossi è contenuta una proteina, che è fondamentale per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti, l’emoglobina.
L’emoglobina si trova nelle particolari condizioni, per cui si possa instaurare un legame covalente con le molecole di glucosio, con cui essa può venire a contatto.
Le molecole di emoglobina, quando si legano al glucosio, diventano emoglobina glicata o glicosilata.
Il legame covalente è stabile e dura per tutta la durata della vita dell’emoglobina, che è di circa tre mesi.
Nel paziente diabetico si ha una quantità di glucosio nel sangue superiore a quella presente nel sangue delle persone sane.
La maggiore concentrazione di glucosio nel sangue del diabetico è un elemento favorevole all’instaurazione dei legami covalenti e quindi alla creazione di una maggiore quantità di emoglobina glicosilata.
L’emoglobina glicosilata nel diabetico è necessariamente più alta rispetto a quella che si ha in una persona sana.

[Questa è una spiegazione sul perché nel paziente diabetico è importante tenere sotto controllo l’emoglobina glicosilata, che riflette l’andamento della glicemia negli ultimi tre mesi.]

Occorre osservare che, qualunque sia il metodo di analisi usato, il valore indicato sul referto di analisi è affetto da un grande e non trascurabile errore di misura.
In pratica l’errore totale può anche arrivare a oltre il 6% e ciò significa che un valore misurato dell’8% può significare un valore reale compreso tra 7,5% e 8,5%.
Il notevole valore dell’errore non deve fare pensare che l’analisi dell’emoglobina glicosilata sia inutile o non utilizzabile.
Bisogna considerare i valori delle analisi non come valori assoluti esatti ma come valori che possono variare in più e in meno nell’ambito dell’errore.

[L’errore di misura è inevitabile, per cui occorre considerare il valore percentuale dell’emoglobina e l’intervallo di valori in cui può variare il valore indicato nel referto.]

Nello studio fatto dall’ADAG (A1c-Derived Average Glucose) sono state indicate le formule, che legano i valori di HbA1c espressa in percentuale alla glicemia media AG (Average Glucose) espressa in mg/dl.
AG[mg/dl] = 28.7× HbA1c −46.7
Il valore della “glicemia media” così ricavato è utile per conoscere quale sia stato l’andamento medio della glicemia degli ultimi tre mesi.
Per creare la HbA1c virtuale occorre esplicitare la formula:
HbA1c = (AG[mg/dl] +46.7) / 28.7

[Il discorso è stato approfondito nella considerazione che i valori di glicemia da utilizzare non hanno tutti lo stesso peso. La glicemia misurata oggi ha certamente un peso diverso della glicemia misurata tre mesi fa. La ricerca ha portato a soluzione questo problema, per cui oggi il software del computer è in grado di fornire in tempo reale il valore molto preciso dell’emoglobina glicosilata.]

 

33)    Diabete. Il percorso.

Ci sono tre elementi, che il paziente diabetico deve tenere in considerazione.
Per prima cosa deve considerare l’energia, che presumibilmente dovrà consumare durante il giorno.
L’energia è spesa per lavorare, per lo svago, per lo sport, per le passeggiate, per i lavoretti da fare in casa e anche in stato di riposo ci vuole un poco di energia per tenere in moto l’organismo.
A fronte dell’energia, messa in conto da spendere durante la giornata, occorre assumere i cibi con pasti, che forniscano la quantità di energia equivalente.
Normalmente tutti i cibi forniscono il glucosio, che è usato per nutrire le cellule del proprio corpo e in particolare quelle del cervello, che non contengono alcuna riserva di glucosio.
Il glucosio deve penetrare nelle cellule per compiere quelle trasformazioni, che in biochimica si chiamano glicolisi, per formare, con emissione di energia, i piruvati e l’acetil-CoA.
Per consentire al glucosio di penetrare nelle cellule è necessario l’intervento dell’ormone insulina.

[Il diabetico deve fare una vita il più possibile normale, per cui deve avere l’energia necessaria per vivere. Se non dispone di insulina idonea per quantità o/e per qualità occorre fornirla dall’esterno mediante iniezioni.]

Ci sono vari modi di curare il diabete: con la dieta, con le pillole ipoglicemizzanti, con le iniezioni d’insulina.

[È la cura prevista dalla medicina ufficiale in tutto il mondo. La dieta deve servire a fornire tutte le energie, le kilocalorie che servono al paziente. Le pillole ipoglicemizzanti servono o per stimolare il pancreas a fornire più insulina oppure per rimuovere il glucosio dal sangue. L’insulina serve a fare passare il glucosio attraverso le membrane cellulari.]

È sbagliato fare pasti abbondanti aumentando la dose dell’insulina.
Così facendo si ottiene il solo risultato di ingrassare.

[Il dosaggio dell’insulina deve essere preciso. Il pasto deve servire a fornire l’energia necessaria per vivere, non per mettere su pancia o per diventare obesi]

 

34)    Diabete. Il piccolo medico.

Due persone anziane parlano tra di loro.
Uno dice: ”Ho appena ritirato le analisi: 146.”
L’altro: ”Io sto meglio: 142”.
Dopo un poco, il primo dice:” Questo dottore non mi fa niente. Non mi visita. Mi fa accomodare. Mi dice “Sedetevi” e poi “Come vi sentite? Ci sono novità? Va bene, continuate così.”
Questo breve colloquio, che sembra insignificante, al contrario ritrae un’immagine desolante dello stato dell’assistenza sanitaria oggi in Italia per i pazienti diabetici.

[La cultura del paziente è fondamentale per poter curare il diabete. Queste persone non hanno conoscenza di come devono comportarsi di fronte alla malattia. Sono indifese.]

I medici si devono togliere dalla testa che se la glicemia è inferiore a 70 mg/dl non occorre fare l’iniezione d’insulina.
In tal caso il paziente comincia a rimpinzarsi di dolcini ed esce dalla possibile ipoglicemia.
I medici devono consigliare ai pazienti di aspettare un’ora e poi fare un nuovo controllo della glicemia.

[Non è facile combattere contro il diabete. Occorre formare una buona cultura del paziente e sapere possibilmente sempre come comportarsi. Il medico non può essere giorno e notte a consigliare il paziente. Occorre che il paziente sviluppi una buona cultura e sappia sempre come comportarsi, altrimenti non c’è molta speranza di poter curare il diabete nel modo migliore.]

Il 66% dei pazienti diabetici muore per cause cardiache, ma i medici non se ne preoccupano.
In un congresso di cardiologia il diabete è stato giustamente considerato come una malattia cardiaca, ma questo non riesce a interessare i medici curanti.
Occorrerebbe studiare le macrovasculopatie, per fare qualcosa, per inventare qualcosa, perché non è possibile lasciare morire il 66% dei diabetici senza fare qualche cosa, senza combattere, senza spremere le proprie meningi al fine di trovare la cura, la terapia, che valga a salvare tante vite umane.

[Se il miocardio non è nutrito a dovere per tutta la vita, come sarebbe desiderabile, non ci si deve meravigliare che non funzioni molto bene dopo anni di sofferenza. Possono sorgere ictus e infarti. Non c’è speranza per il paziente diabetico. ]

 

35)    Diabete. Trombi, Ictus e Infarto.

 

Il paziente diabetico è portato a formare nel proprio circuito circolatorio arterioso e venoso grumi di sangue, i trombi, che possono andare in circolo procurando guai, quando vanno a occludere vasi importanti come le arterie coronarie.
L’occlusione di un’arteria coronaria provoca un passaggio insufficiente del sangue e quindi una scarsa irrorazione di parte del muscolo cardiaco, provocando un’ischemia e, se il flusso sanguigno è bloccato, si arriva anche all’infarto, con la morte dei tessuti interessati.

[La fine che fanno le persone ammalate di diabete è la morte per cause cardiache, anche se sono state zelanti e fedeli seguaci dei migliori specialisti e delle cure canoniche raccomandate per il diabete.]

La cardioaspirina è prescritta perché tra le sue molteplici prerogative ha quella di essere un antiaggregante piastrinico e di inibire la formazione dei trombi.

[Leggendo il post si vede che c’è il rovescio della medaglia, che non è favorevole al paziente diabetico.]

Per favorire la formazione di sostanze vasodilatatrici sembrerebbe, a prima vista, che si dovrebbe fondare l’alimentazione, per quanto concerne i grassi, su sostanze di tipo omega tre, che sono vasodilatatrici e antiaggreganti piastriniche.
Alla prova si dimostra che l’esperimento è quasi un totale fallimento.

[L’esperienza dimostra che gli omega tre sono difficilmente digeribili e portano all’ipoglicemia il paziente diabetico. Il paziente in cura mediante iniezioni d’insulina, ha bisogno che nel suo sangue ci sia il glucosio da trattare con l’insulina, che si è iniettato. Se gli omega tre sono digeriti con molta difficoltà e dopo molte ore, il paziente diabetico non trova glucosio da trattare nel sangue, va in forte ipoglicemia e se la passa male, molto male. Occorre fare molta attenzione quando nel pasto ci sono gli omega tre, perché potrebbero esserci delle brutte sorprese.]

 

36)    Diabete. Punto d’equilibrio glicemico.

 

Ancora oscuro rimane il modo in cui s’instaura la patologia, perché quando è conclamata, normalmente essa è attiva già da almeno sette anni.

[Il diabete ama progredire nell’ombra. Quando ci si accorge di essere diabetici è già passato tanto tempo e i danni all’organismo sono evidenti.]

Nelle persone la glicemia, cioè la quantità di glucosio presente nel sangue, è regolata da un sistema abbastanza complesso, che coinvolge l’ipofisi, il pancreas, il fegato, le surrenali, tanto per citare alcuni organi.

Nelle persone sane il valore della glicemia a digiuno, che rappresenta il punto di equilibrio della glicemia, è fissato intorno ai 100 mg/dl, ma è un dato personale e non è detto che si mantenga costante lungo tutta la vita.

[La patologia è alquanto complessa. Il punto di equilibrio glicemico è quel valore della glicemia, che il pancreas giudica normale e non interviene a secernere insulina o glucagone. È un valore di glicemia neutro. È il valore che il sistema di regolazione della glicemia giudica di equilibrio, per cui non interviene.]

Persistendo valori di glicemia superiori al normale, è plausibile che l’organismo si abitui a tali valori e possa essere indotto a modificare il livello di equilibrio posizionandolo a un valore più alto.
La variazione verso l’alto del punto di equilibrio può essere una delle cause, per cui s’instaura il diabete.

[Lo spostamento del punto di equilibrio glicemico verso l’alto può essere la causa, per cui la glicemia si mantenga più alta del valore, che si ha nelle persone sane.]

Molti diabetici, che fanno uso d’iniezioni d’insulina, tendono a ingrassare perché assumono con il cibo più calorie di quelle che normalmente spendono durante il giorno.

[Occorre mantenere l’equilibrio energetico nell’organismo. Occorre assumere con il pasto soltanto le kilocalorie che servono e che saranno consumate per vivere normalmente.]

 

37)     Diabete. Screening.

 

Al fine di dare un contributo efficace per migliorare la situazione è stata fatta una ricerca che ha portato a risultati importanti, mettendo a punto un metodo valido per la diagnosi precoce.

[Diagnosticare prima la malattia significa poter prevenire molti effetti dannosi.]

Il punto di equilibrio glicemico non è misurabile direttamente, ma si può considerare con buona approssimazione come la media dei valori della glicemia a digiuno misurata per più giorni consecutivi.
Le misure devono essere fatte seguendo precise procedure, che prevedano, per es., un tipo di alimentazione costante.
Si prevede che le misure siano fatte la mattina a digiuno per un minimo di tre giorni consecutivi, se i valori rilevati sono all’incirca costanti, e in caso contrario si può arrivare anche a sette giorni.

[La determinazione del punto d’equilibrio glicemico può portare alla prevenzione e alla diagnosi precoce del diabete.]

L’elaborazione dei risultati delle analisi per ciascuna persona deve consistere:
1. nella determinazione del punto di equilibrio glicemico, calcolando la media dei valori della glicemia nell’arco del periodo di tre o sette giorni;
2. nel confronto con i valori, che si riferiscono ai periodi precedenti;
3. nell’inserire in un grafico i valori medi acquisiti;
4. nell’estrapolare i dati del grafico, per fare una previsione dell’andamento futuro;
5. nella valutazione se la linea di tendenza tracciata possa oltrepassare i 126 mg/dl, il che indicherebbe che in futuro il soggetto andrebbe incontro a contrarre il diabete.

La differenza con la procedura attualmente in uso è che la patologia diabetica in questo caso sarebbe predetta o diagnosticata con un anticipo, che potrebbe anche essere di sei o sette anni.

[Se dal grafico si nota che il punto d’equilibrio glicemico è in salita, si può estrapolare per vedere quando incontra il valore di 126 mg/dl. Nella scala delle ascisse si può calcolare anche tra quanto tempo saranno raggiunti i 126 mg/dl e quindi fra quanto tempo il diabete diventerà conclamato. Si può prevedere con notevole anticipo l’instaurarsi della malattia diabetica.]

 

38)    Diabete. Prevenzione.

 

Cartesio poneva come cosa più importante della vita il “cogito”, cioè la capacità di pensare, di ragionare, di elaborare con la mente i concetti più disparati e di scegliere delle soluzioni, che fossero le più affidabili, le più logiche, le più accettabili, per quanto possibile.

[Cartesio era un matematico e un filosofo. Gli studenti del liceo studiano il “piano cartesiano”.]

Come per tutte le patologie è possibile distinguere tra prevenzione e cura.
La ricerca è inarrestabile.
Gli uomini si sono sempre chiesti il perché di tutte le cose e hanno trovato sempre le soluzioni più plausibili.
Ci si è chiesto perché il diabete?
Perché questa patologia, che affligge il corpo umano e sembra averla sempre vinta?
Perché il diabete è una malattia cronica, quindi incurabile?
Perché i medici non hanno delle soluzioni efficaci per combattere la patologia?
Perché i medici accompagnano delicatamente il paziente diabetico alla morte, senza fare nulla per trovare quelle soluzioni, che potrebbero aprire la strada alla cura risolutiva della malattia?
Sono tutte domande, che non possono trovare risposte soddisfacenti.

Certamente se la malattia è assecondata e se i medici prescrivono montagne di medicinali, le uniche a goderne sono le società produttrici di farmaci, che possono essere contente di realizzare i maggiori profitti possibili.

[La verità sul diabete è imperscrutabile. Occorre credere che la medicina ufficiale e le case farmaceutiche facciano di tutto per curare al meglio i pazienti diabetici.]

È stata formulata l’ipotesi che il corpo umano del soggetto diabetico si abitui a poco a poco a livelli di glicemia superiori a quelli della persona normale, per cui l’organismo è indotto a ritenere che una glicemia superiore al normale rappresenti la normalità, per cui il sistema non interviene se la glicemia non supera quel valore, che è superiore a quello comunemente riscontrabile nelle persone sane.

[La gradualità dell’aumento della glicemia può essere uno dei motivi per cui si instaura il diabete.]

 

39)    Diabete. La prevenzione oggi.

 

La persona a rischio di contrarre il diabete si deve sottoporre periodicamente ad analisi del sangue per determinare il valore della glicemia.
Se la persona è destinata ad ammalarsi di diabete avrà valori della glicemia a digiuno crescenti nel corso degli anni, fino a raggiungere gradatamente il valore limite di 126 mg/dl, che è indicato dall’OMS come valore indice della malattia diabetica.
Osservando i valori delle analisi fatte in precedenza è possibile costruire un grafico, la cui linea di tendenza in estrapolazione è indicativa di quello che sarà lo stato del soggetto dopo un certo numero di anni.
La differenza sta nel fatto che in questo modo il rischio concreto di diabete può essere rilevato in anticipo anche di alcuni anni e questo è molto importante per una malattia come il diabete.
Con i metodi tradizionali quando si arriva a dosare la glicemia a 126 mg/dl il diabete è in atto da almeno sette anni.
E si sono perduti tanti anni inutilmente.

[La prevenzione potrebbe individuare il sopraggiungere del diabete con un largo anticipo e fare in modo che siano attuate quelle possibilità di contrastare l’avvento della malattia con largo anticipo.]

Attualmente la medicina corre dietro alla malattia.
I medici prescrivono tanti medicinali, tanti farmaci, ma lo fanno sempre dopo che la malattia si è consolidata e ha assunto dei connotati preoccupanti.
È l’evento cardiaco, che determina l’assunzione della cardioaspirina.
È l’eccessiva glicemia, che determina l’assunzione d’insulina.
È l’ipertensione, che determina l’assunzione di farmaci anti ipertensivi.
Il medico non fa altro che prescrivere una grande quantità di medicinali, che, anche se cercano di correggere i valori alterati, non hanno alcun effetto curativo, non fanno recedere dalla malattia, verso una impossibile guarigione.
E quando arrivano le complicanze, occorre intervenire, ma la malattia procede sempre inesorabile, anche perché è stata diagnosticata con notevole ritardo.
[È evidente che la terapia messa in atto per il diabete è tanto tardiva quanto inefficace. Occorre cambiare il modo di affrontare la malattia. Occorre cercare di avere un’emoglobina glicosilata inferiore al 7%, e possibilmente anche inferiore al 6%. In questo caso le complicanze tardive potrebbero essere allontanate e possibilmente non avere modo di verificarsi.]

 

40)    Diabete. La nuova ricerca.

 

Occorre prendere in considerazione l’energia, che si pensa di poter spendere giornalmente.
A fronte di questa energia bisogna assumere, attraverso il cibo, un’equivalente quantità di energia.
Se si mangia di più, s’ingrassa, se si mangia di meno, si dimagrisce.
Per metabolizzare il cibo occorre poter disporre d’insulina in quantità sufficiente.

[L’insulina è necessaria per fare oltrepassare al glucosio del sangue le membrane cellulari per nutrire i muscoli.]

Nelle persone sane l’emoglobina glicosilata non supera il 6%.
Nei pazienti diabetici l’emoglobina è superiore a quella delle persone sane e non dovrebbe superare il 7.5% per una buona compensazione della glicemia e, se l’emoglobina glicosilata non supera il 6.5%, pare che si possa escludere la retinopatia diabetica, che è una complicanza, che può portare alla cecità.
È evidente che una buona terapia è tanto più valida quanto più l’emoglobina glicosilata si avvicina al 6%.

[Tenere sotto controllo l’emoglobina glicosilata è fondamentale, se si vuole controllare l’evolversi del diabete.]

Negli Stati Uniti d’America è stata messa a punto una formula che lega l’emoglobina glicosilata al valore medio della glicemia negli ultimi tre mesi.

[Per determinare il valore medio della glicemia negli ultimi tre mesi occorre studiare i pesi dei valori glicemici in base alle date. È evidente che la glicemia misurata oggi ha un peso diverso rispetto alla glicemia misurata tre mesi fa. Vedremo in seguito come si risolve questo problema.]

La nuova ricerca è volta a migliorare le condizioni di dosaggio dell’insulina.
Un miglioramento sostanziale è stato conseguito con l’impiego del computer nel dosaggio dell’insulina.

[Il software inserito nel computer tiene conto di molti fattori, che determinano un dosaggio accettabile dell’insulina.]

 

41) Diabete. Medico e paziente.

 

Il paziente deve scoprire se nel pane, che egli consuma, è stato aggiunto dello zucchero per migliorare la lievitazione.
Il paziente deve scoprire se oltre la farina, il sale, il lievito e l’acqua sia stato aggiunto qualche altro componente, come per es., margarina, acidi grassi idrogenati, coloranti, aromi, cioè uno o più degli elementi che possono causare guai nel metabolismo.
Il paziente attento sceglie il pane fatto con farina, possibilmente di grano duro, acqua, sale e lievito e solo lievito.
Da questo breve esempio si nota la necessità e l’importanza per la terapia che il paziente collabori con il medico e renda più efficace la terapia.
[La cultura del paziente è fondamentale per poter gestire al meglio la malattia. Il paziente poco istruito non può ottenere risultati apprezzabili nella gestione del diabete.]

Una fase particolarmente importante è quando il paziente ha appreso i primi elementi e ritiene di avere capito tutto.
Il medico attento aspetta questo stato mentale del paziente per approfittarne e per intavolare un discorso e poter sfruttare al meglio la disponibilità del paziente per migliorarne la cultura.
Il male è che il paziente ritiene di non dovere fare sforzi mentali e, poiché il suo medico è molto bravo, lasciare al medico il compito di portare avanti la terapia, “senza intromettersi”.

[Il paziente deve essere istruito correttamente per poter collaborare con il medico ed ottenere dei vantaggi per la cura della malattia diabetica.]

Quando vicino al paziente c’è una persona, che gli dà cattivi consigli, il diabete non può che peggiorare.
In particolare frequente è il somministrare un piattone di pasta asciutta, perché il paziente fa il camionista o altro lavoro pesante.
“Prendiamo l’aperitivo, tanto zucchero ce n’è poco”.
“Oggi è festa, anche se mangi un poco di più che cosa può succedere.”
“Non vorrai digiunare proprio adesso! Per ora mangiamo, se mai farai qualche unità in più d’insulina.”.
E via di questo passo.

[Se vicino al paziente c’è una persona sbagliata, che dà consigli deleteri per la salute del paziente diabetico, ci sono poche speranze di miglioramento nel corso della malattia.]

 

42) Diabete. Il coefficiente Hb.

 

La glicemia in generale è soggetta ad alti e bassi e il paziente, seguendo il dettato dei medici, aumenta o diminuisce la dose d’insulina secondo il valore della glicemia.

Ciò porta ad avere instabilità nella compensazione della glicemia e l’eccessiva variazione dei valori dimostra come la compensazione glicemica sia difettosa.

Non bisogna mai correre dietro ai valori di glicemia con il dosaggio dell’insulina, perché in tal caso si va in instabilità nella compensazione e la glicemia diventa ingovernabile.

[Seguire i valori della glicemia per dosare l’insulina porta a quella che si chiama una “regolazione statica”, che comporta estrema instabilità con stati di iperglicemia seguiti da stati di forte ipoglicemia. Il dosaggio dell’insulina fatto dal computer elimina questi inconvenienti.]

La ricerca parte da quanto messo a punto dagli americani, che hanno pubblicato una formula, che lega il valore dell’emoglobina glicosilata al valore medio della glicemia.

Poiché si ritiene che l’emoglobina sia in vita per un periodo che va da due a quattro mesi, si ritiene che il legame tra emoglobina e glucosio duri per tutta la vita dell’emoglobina, cioè da due fino a quattro mesi.

[Il controllo dell’emoglobina glicosilata è fondamentale nella cura del diabete.]

I valori di emoglobina glicosilata virtuale di cui al punto 2, I° caso (curva rossa) trovano applicazione per la determinazione del “coefficiente Hb”, cioè di un coefficiente, che può sostituire il valore dell’emoglobina glicosilata, perché maggiormente indicativo dello stato della malattia diabetica.

Il coefficiente Hb è uguale alla differenza tra l’emoglobina glicosilata virtuale di cui al punto 2 I° caso (curva rossa) e il valore dell’emoglobina minima (curva verde) moltiplicato per 10.

Il valore del coefficiente Hb ottimale non dovrebbe essere superiore a 4.

Se la compensazione lascia a desiderare anche di poco il valore del coefficiente sale considerevolmente.

[Queste indicazioni, scaturite nelle fasi iniziali della ricerca, sono state perfezionate, per cui oggi si dispone di un software in grado di fornire il valore dell’emoglobina glicosilata in tempo reale con un altissimo grado di precisione.]

 

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