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Diabete. La storia. 05.

52) Diabete. Il cerchio magico.

 

In un post già pubblicato è stato definito il “punto di equilibrio glicemico” come quell’intervallo di glicemia in cui il sistema di regolazione della glicemia non interviene perché lo ritiene normale.

Se il valore della glicemia fuoriesce dall’intervallo, definito come punto di equilibrio glicemico, il sistema di regolazione della glicemia fa sì che il pancreas secerni insulina se il valore della glicemia è maggiore del punto di equilibrio glicemico oppure secerni glucagone in caso contrario, in cui il valore della glicemia è inferiore al punto di equilibrio glicemico.

Nel paziente diabetico il punto di equilibrio glicemico si sposta verso l’alto, per cui nel sangue si ha un valore di glicemia maggiore di quello presente nel sangue delle persone sane.

[Il punto d’equilibrio glicemico è molto importante, perché al suo spostamento verso l’alto è imputabile la patologia diabetica.]

Il numero delle molecole glicate dipende dalla concentrazione del glucosio presente nel sangue, la glicemia.

Non tutte le molecole di emoglobina sono impegnate nella glicazione allo stesso modo.

È chiaro che le molecole di emoglobina di nuova formazione sono fresche fresche e maggiormente impegnate nello stabilire legami con il glucosio in confronto alle molecole, che hanno già una certa età e sono un po’ malandate e prossime alla fine.

[L’età delle molecole è importante ai fini della determinazione della partecipazione delle molecole alla glicazione.]

In corrispondenza di una migliore ossigenazione dei tessuti l’organismo fabbrica meno lattato e quindi non è riciclato parte del glucosio del sangue.

L’ossigenazione dei tessuti diventa l’elemento principale per la lotta al diabete.

[L’ossigenazione dei tessuti è un elemento molto importante nei soggetti diabetici, perché in difetto di ossigenazione nella glicolisi dal piruvato si forma il lattato, cioè un ione dell’acido lattico, al posto dell’acetil coenzimaA, che è una sostanza molto importante per il successivo Ciclo di Krebs.]

Alle visite mediche è destinata solo una minima parte dei medici in servizio, mentre gli altri medici sono destinati a partecipare ai congressi, a dirigere gli uffici, a fare studi di ricerca, a perdere tempo con bazzecole amministrative, a girare per i corridoi, a occuparsi di attività, che non alleviano il bisogno di servizi richiesto dai pazienti, che hanno bisogno di essere assistiti.

Occorre aspettare tempi assurdi oppure occorre rivolgersi alle visite private pagate di tasca propria fior di quattrini.

Non si scopre l’acqua calda se si afferma che la gestione degli ospedali e delle altre strutture mediche è così scadente che desta meraviglia come la magistratura non ci metta il naso e faccia passare una volte per tutte la volontà di approfittare di questo andazzo di cose, mentre la povera gente ha bisogno e non è assistita come dovrebbe.

Le dimensioni di una struttura medica devono essere a misura di utenza.

Il numero dei servizi da fare deve essere stabilito dalle richieste di questi servizi e non dalla cattiva gestione delle strutture pubbliche da parte di dirigenti incapaci.

Tutto il personale, che può fare i servizi, deve intervenire e le liste d’attesa devono essere considerate motivo di demerito per i dirigenti medici e comunque per i responsabili.

[È quella che si chiama mala sanità. Le potenti gerarchie mediche fanno i loro lauti guadagni alle spalle della povera gente, senza timore che qualche gerarca politico, che comanda la struttura sanitaria possa interferire. I medici dipendenti pubblici fanno tanti bei soldini con le visite e i servizi a pagamento e chi non ha i soldi per pagare può solo aspettare il peggioramento della sua patologia. La politica potrebbe intervenire per correggere questo andazzo, ma non lo fa. I politici preferiscono che le cose vadano male, se non malissimo, tanto la povera gente, anche se protesta, npn è ascoltata da qualcuno. Coloro che devono curare bene la povera gente sono sempre più difficili da trovare. Alla povera gente ci deve pensare il Padreterno.]

Le dimensioni di una struttura medica devono essere a misura di utenza.

Il numero dei servizi da fare deve essere stabilito dalle richieste di questi servizi e non dalla cattiva gestione delle strutture pubbliche da parte di dirigenti incapaci.

Tutto il personale, che può fare i servizi deve intervenire e le liste d’attesa devono essere considerate motivo di demerito per i dirigenti medici e comunque per i responsabili.

[Occorre licenziare tutti coloro che guadagnano troppo dalle strutture pubbliche, che funzionano male.]

Le lunghe liste d’attesa per quelle persone, che non dispongono di risorse economiche, sono ostacoli insormontabili.

I ritardi nelle diagnosi delle patologie gravi, i ritardi nelle operazioni chirurgiche urgenti e necessarie sono ostacoli insormontabili per la povera gente.

Molte persone anziane, che avrebbero urgente bisogno di assistenza medica, sono condannate a una morte prematura.

Forse quest’andazzo non è proprio voluto.

Forse le persone, che muoiono prematuramente, liberano la pubblica amministrazione dal pagamento della pensione, che sia pur minima, percepiscono per un minimo di sopravvivenza.

Quanto può durare questo stato di cose?

Per quanto tempo la povera gente sarà sacrificata sull’altare delle visite a pagamento, del risparmio sulle prestazioni, delle medicine ridotte al minimo e solo a quelle di prezzo più basso, delle liste d’attesa?

Usque tandem, Catilina!

Ma il buon Cicero è già morto e sepolto.

E non rimane nemmeno la vergogna sui volti dei responsabili di questo abissale disservizio.

[Purtroppo la situazione è molto seria e non sembra che ci sia qualcuno che voglia modificarla. La gente, che non dispone delle risorse necessarie per curarsi è destinata a non essere minimamente assistita e ad essere abbandonata al peggioramento della malattia. Il diabete progredisce indisturbato e il paziente può solo contare nell’aiuto del Buon Dio.]

 

53) Diabete. Media glicemica.

 

[La ricerca, che si pratica abitualmente nelle strutture mediche…]

È una ricerca di tipo sperimentale, che spesso si risolve in pura statistica.

È un tipo di ricerca facile, che impegna poco i cervelli dei ricercatori.

È la ricerca di tipo sperimentale tanto cara a Galilei.

Leonardo da Vinci aveva altre idee sulla ricerca e diceva: “Studia prima la Scienza e poi seguita la pratica, nata da essa Scienza”.

Indubbiamente la ricerca sperimentale è più facile.

[La ricerca sperimentale può dare qualche risultato solo per caso. In ogni caso la ricerca è finanziata dalle case farmaceutiche e, guarda caso, i risultati della ricerca dimostrano la grande efficacia del medicinale fabbricato dallo sponsor della ricerca. Oggi i dirigenti delle fabbriche dei medicinali occupano posti dominanti, che indirizzano non solo le ricerche ma soprattutto i consumi dei medicinali. Sorge il sospetto che il fine delle ricerche non siano le efficacie curative dei medicinali ma una propaganda a favore del prodotto della fabbrica, che sponsorizza quel medicinale.]

Una delle analisi indispensabili per la cura del diabete mellito è quella della determinazione dell’emoglobina glicosilata.

Una certa percentuale di molecole di emoglobina, in presenza del glucosio, si lega a esso e si parla di glicazione e di emoglobina glicata o glicosilata.

Il legame tra emoglobina e glucosio, che la medicina ufficiale ritiene di tipo covalente, indissolubile, non trova conferma nella realtà.

Se il legame fosse di tipo covalente, le molecole di emoglobina e quelle di glucosio rimarrebbero legate a vita, che per l’emoglobina è quella dei globuli rossi, cioè circa tre mesi o poco più.

Questo è poco plausibile, perché presupporrebbe un comportamento delle molecole di emoglobina, appena nate, identico a quello delle molecole vecchie e ormai prossime a finire.

Alcuni studiosi parlano di legame cooperativo, altri di legami di altro tipo.

Si ritiene che le molecole più giovani abbiano una maggiore probabilità di legarsi al glucosio perché ancora integre, mentre quelle che hanno una certa età sono alquanto malandate e poco idonee ad accoppiarsi con il glucosio.

È plausibile che il legame non sia stabile ma temporaneo per cui le molecole si legano e si slegano in continuazione.

Il numero delle molecole glicate in percentuale si ritiene possa rimanere costante e che dipenda anche dalla quantità di glucosio e dalla quantità di emoglobina presenti nel sangue.

[L’emoglobina glicosilata è un elemento molto importante nella cura del diabete. L’emoglobina glicosilata riguarda la percentuale di molecole di glucosio, che sono legate alle molecole di emoglobina.]

 

54) Diabete. Formule dell’emoglobina glicata in funzione della glicemia media.

 

Il numero di molecole di emoglobina glicate è indubbiamente influenzato dalla concentrazione del glucosio nel sangue e da quella dell’emoglobina.

Si può ritenere che le molecole di emoglobina glicate siano un indice dell’andamento della glicemia media negli ultimi tre mesi.

L’emoglobina per tutta la sua vita è soggetta alla glicazione, nel senso che una certa percentuale di molecole di emoglobina è legata al glucosio.

L’andamento dell’emoglobina glicosilata dipende dalla media della glicemia.

Il problema consiste nel modo di calcolare la glicemia media.

Il legame, che lega le molecole dell’emoglobina a quelle del glucosio, è ritenuto da molti come un legame covalente, indissolubile e che dura finché le molecole di emoglobina sono in vita, cioè circa tre mesi.

Questo fatto si ritiene scarsamente plausibile.

Il legame emoglobina-glucosio è attivo solo per una piccola parte di molecole, per una percentuale, che è quella che è indicata come emoglobina glicosilata percentuale, che assume valori dal 5% al 10% o poco più.

[Si delineano le caratteristiche dell’emoglobina glicosilata. Si prendono in considerazione varie formule per la determinazione dell’emoglobina glicosilata e si confrontano i risultati. La ricerca è solo all’inizio e successivamente si arriverà a trovare una soluzione largamente accettabile.]

 

55) Diabete. Confronto di verifica tra le formule di emoglobina glicosilata in funzione della glicemia media 1.

 

Prendiamo in considerazione le formule dell’emoglobina glicosilata HbA1c(%) in funzione della glicemia media in mg/dl.

 (Hb46) HbA1c(%) = (46.7 + AG(mg/dl)) / 28.7

AG(mg/dl) = HbA1c(%) * 28.7 – 46.7

 (Hb86)   HbA1c(%) = (AG(mg/dl) + 86) / 33.3

AG(mg/dl) = 33.3 * HbA1c(%) – 86

 (Hb77)   HbA1c(%) = (AG(mg/dl) + 77.3) / 35.6

AG(mg/dl) = 35.6 * HbA1c(%) – 77.3

 (HbMed) HbA1c(%) = (AG(mg/dl) + 81.89) / 34.44

AG(mg/dl) = 34.44 * HbA1c(%) – 81.89

 (HbMedTot) HbA1c(%) = (AG(mg/dl) + 68.86) / 32.30

AG(mg/dl) = 32.30 * HbA1c(%) – 68.86

 Si precisa che (HbMed) è la media tra (Hb77) e (HB86).

(HbMedTot) è la media tra (Hb77), (HB86) e (Hb46).

 Per il Teorema della Media dell’Analisi Matematica le equazioni delle formule, ottenute come media, dovrebbero avere errori inferiori a quelli propri delle singole formule componenti.

Occorre fare una verifica sull’idoneità delle singole formule, prendendo in considerazione le curve di attività dell’emoglobina glicata.

Le “curve di attività” sono delle curve che, in funzione delle date procedenti in giorni da 1 a 90, danno i valori, che rappresentano l’attività in percentuale delle molecole di emoglobina, che partecipano alla glicazione.

[La ricerca prende in considerazione le varie curve presenti nella letteratura medica per confrontarle tra loro e determinare i risultati più attendibili. È importante determinare quali siano le curve di attività, che assicurano dei valori finali di emoglobina glicosilata maggiormente corrispondenti alla realtà dei valori misurati in laboratorio di analisi.]

Sono stati esaminati vari tipi di curve di attività e sono stati confrontati i risultati con i dati dei referti dei laboratori di analisi.

Sono state esaminate vari tipi di curve di attività e precisamente:

Curve rettilinee;

Curve ad andamento esponenziale;

Curve a gradoni;

L’esame continua nel prossimo post.

[Si passano in rassegna i vari tipi di curve di attività.]

 

56) Diabete. Confronto di verifica tra le formule di emoglobina glicosilata in funzione della glicemia media 2.

 

Seguono altri tipi di curve di attività.

Curve di attività a gradini;

Curve di attività a campana1;

Curve di attività a campana2;

Curve di attività a campana3;

Curve di attività selezionate per gli ottimi risultati;

In particolare, per (HbMed) e (HbMedTot) la curva EL142_56 ha raggiunto 14 risultati utili con una percentuale del 93.33%.

 

57) Diabete. Dieta, pillole e insulina.

 

La terapia in atto per il diabete è rivolta a ritardare il più possibile le complicanze tardive.

[Per quanto la medicina ufficiale sia tutta impegnata a rimuovere il glucosio dal sangue, ciononostante la malattia va avanti e fa il suo corso, che si manifesta con le complicanze tardive. Il diabete è una malattia cronica, non c’è possibilità di guarigione, si può cercare solo di ritardare le complicanze tardive.]

 La particolarità era che si assumeva una certa quantità di pane (circa 50 grammi) come “unità pane”.

L’unità pane aveva un peso (50 grammi) e un contenuto di KiloCalorie (Kcal), 100 Kcal.

Moltissimi cibi erano elencati in base al loro peso corrispondente all’unità pane, assunta come unità di misura.

[L’unità pane semplifica il conteggio delle calorie, che si ingeriscono con i pasti.]

Oggi la compensazione energetica, tuttora validissima, è stata sostituita con la “compensazione glicemica”.

I motivi di questa sostituzione non sono molto chiari.

La compensazione glicemica non garantisce la corrispondenza tra energia spendibile con il lavoro ed energia disponibile acquisita con i pasti.

[Occorre considerare entrambi i tipi di compensazione, quella glicemica e quella energetica.]

Non tutto il glucosio disponibile nel sangue può oltrepassare le membrane cellulari e rimane nel sangue.

È come se il paziente che mangia 50 grammi di pasta ne può utilizzare solo 30 grammi, perché non ha l’insulina necessaria per utilizzare tutti i 50 grammi di pasta, ma solo 30 grammi.

È come se il paziente mangiasse soltanto 30 grammi di pasta, invece dei 50 grammi, che, in effetti, ha mangiato.

In questo caso il paziente non assume con i pasti tutte le Kcal di cui ha bisogno e non può fare altro che dimagrire.

[Oggi per curare il diabete si rimuove il glucosio in eccesso nel sangue. Si tiene sotto controllo la glicemia. I muscoli che erano denutriti, rimangono tali. A questo punto non si capisce la terapia, che rimuove il glucosio dal sangue invece di preoccuparsi di nutrire i muscoli, facendo passare il glucosio dal sangue alle cellule muscolari. Tra i muscoli denutriti c’è anche il miocardio e noi non possiamo pretendere che dopo trenta anni di digiuno energetico il miocardio conservi intatte le sue qualità e non ci dobbiamo meravigliare che poi sorgono le ischemie e gli infarti. Sono non poche le perplessità che nascono dall’osservazione della terapia diabetica, che rimuove il glucosio dal sangue invece di farlo passare nelle cellule muscolari per nutrirle.]

 

58) Diabete. Alimentazione con le unità pane.

Il controllo del peso corporeo garantisce che i pazienti, che adottano la compensazione glicemica, non rimangano delusi dai risultati.

In alternativa alla “compensazione glicemica” occorre considerare la “compensazione energetica”, che consiste nel mantenere l’equilibrio energetico giorno per giorno tra le energie consumate durante la giornata e quelle immesse nell’organismo con i pasti.

L’organismo umano è una macchina, che sviluppa energia ed è alimentata dal cibo, che è ingerito durante i pasti.

Per agevolare il computo delle energie ingerite con i pasti, moltissimi anni fa, i medici hanno escogitato un metodo semplice per il calcolo delle energie ingerite con i pasti, cioè delle kilocalorie contenute nel cibo, che costituisce l’alimentazione giornaliera.

Si sono prese come riferimento le kilocalorie contenute in 50 grammi di pane integrale (100 Kcal) e questo contenuto energetico è stato assunto come unità di misura delle Kcal ingerite con i pasti.

Quest’unità di misura delle Kcal è stata denominata:” unità pane” (UP).

[L’unità pane semplifica il calcolo delle kilocalorie ingerite con il pasto.]

È possibile associare a ciascun alimento un coefficiente in funzione del rapporto tra le Kcal fornite da 50 grammi di quell’elemento rispetto a 50 grammi di pane integrale, che rappresentano una UP.

Il coefficiente rappresenta per ciascun alimento il numero delle unità pane corrispondenti a 50 grammi di quell’alimento.

Per es., a 50 grammi di pasta cruda di semola di grano, che danno circa 150 Kcal, si associa un coefficiente 1.5, che indica che 50 grammi di pasta corrispondono a 1.5 “unità pane” (UP).

Ciò significa che 100 grammi di pasta cruda di semola sono considerati come 3 UP.

[Se durante i pasti si assumono cose equivalenti nel loro contenuto di kilocalorie il conteggio è molto più facile.]

Seguono un elenco di alimenti ciascuno seguito dalle unità pane corrispondenti.

Seguono alcuni esempi di pasti: colazione, pranzo, merenda, cena.

I pasti dovrebbero contenere il 60% di carboidrati, il 15% – 20% di proteine e il 20% – 25% di grassi.

Può sembrare strano considerare i dolci nell’alimentazione dei pazienti diabetici.

Le Kcalorie fornite dai dolci sono state considerate nel totale della Kcalorie della giornata.

Le insuline rapide moderne agiscono entro 10 minuti dall’iniezione.

Se l’iniezione si pratica mezzora prima del pasto, va a finire che l’insulina entra in azione 20 minuti prima di iniziare a mangiare, con possibile ipoglicemia.

L’insulina rapida deve essere iniettata subito dopo il pasto, anche 10 o 20 minuti dopo, e i dolci servono per avere subito disponibile una certa quantità di glucosio da elaborare.

Può capitare che la digestione del pasto possa iniziare qualche tempo dopo, per es., in caso di consumazione di pesce azzurro, che è ricco di omega3 ma che per alcuni pazienti può essere scarsamente digeribile e in tal caso i dolci servono a fornire glucosio in modo da non andare in ipoglicemia postprandiale.

Comunque è bene abituarsi a prendere il caffè senza zucchero.

[Si corrono rischi considerevoli, se la digestione è ritardata e l’insulina fa effetto subito. In tal caso è molto facile andare in ipoglicemia e può essere fondamentale quel minimo di dolce compreso alla fine del pasto, che assicura un poco di glucosio facilmente disponibile per impegnare l’eccesso d’insulina.]

 

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