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Diabete. La storia. 06.

59) Diabete. Unità pane speciale.

 

Il diabete è una malattia cronica largamente diffusa nel mondo.

La patologia diabetica affligge un numero di persone in continuo aumento, il che vuol dire che le terapie per contrastarla non sono molto efficaci.

[La diffusione del diabete nel mondo, con i trattamenti terapeutici previsti oggi, è inarrestabile. La terapia basata sulla sola compensazione glicemica non è efficace. Eliminare il glucosio presente nel sangue, la glicemia in eccesso, non sembra dare i frutti sperati. Il diabete in questo modo sembra non curabile e non curato. Certamente il glucosio nel sangue crea un buon letto di coltura per germi e batteri. Quando il glucosio è trasferito nelle urine con la glicosuria germi e batteri si trovano bene nelle vie urinarie creando non pochi problemi. Esaurire la terapia diabetica nella rimozione del glucosio dal sangue è molto riduttivo. Aggiungendo la compensazione energetica, si ha un miglioramento. La terapia diabetica non si può ridurre soltanto a questi provvedimenti, che risultano alla fine molto insufficienti.]

 

I medici di famiglia e i diabetologi concentrano la loro attenzione sulla glicemia, mentre sarebbe necessario prestare maggiore attenzione sul fabbisogno d’insulina.

La glicemia è funzione dell’insulina disponibile nel sangue.

La cura del diabete deve portare a confrontare la glicemia con l’insulina disponibile.

Occorre agire sulla quantità d’insulina disponibile piuttosto che sulla glicemia.

[La glicemia polarizza tutta l’attenzione degli operatori nel settore della cura del diabete, dalle case farmaceutiche ai medici, agli infermieri, agli assistenti. Anche il paziente è istruito a concentrare la sua attenzione sulla glicemia. È evidente che ci sono degli errori.]

 

Si trovano sul mercato farmaci, che non agiscono sul pancreas per aumentare la produzione d’insulina, ma che servono a facilitare lo scarico nelle urine dell’eccesso della glicemia.

La glicemia, cioè la quantità di glucosio nel sangue, diminuisce perché è scaricata nelle urine, abbassando la soglia della glicosuria.

La compensazione glicemica in questo caso è ottenuta eliminando la glicemia in eccesso.

[I farmaci ipoglicemizzanti meritano la massima attenzione, perché sembra che il solo scopo sia quello di fare diminuire la glicemia, senza considerare il modo e il perché si sceglie di diminuire la glicemia.]

Il discorso vero è che quello che conta è garantire che le energie spese durante la giornata siano equilibrate dalle energie acquisite con il cibo ingerito nei pasti. 

In alternativa alla “compensazione glicemica” occorre considerare la “compensazione energetica”, che consiste nel mantenere l’equilibrio energetico giorno per giorno tra le energie consumate durante la giornata e quelle immesse nell’organismo con i pasti.

Occorre assicurare all’organismo le energie, che sono spese durante la giornata.

Se le energie acquisite con i pasti superano quelle spese allora il paziente utilizza il sovrappiù energetico per mettere un po’ di grasso.

Se al contrario le energie acquisite sono in difetto, allora il paziente dimagrisce.

Anche in questo caso è fondamentale il controllo dell’indice di massa corporea, riconducibile al controllo costante del peso corporeo a esso proporzionale.

[La sola compensazione glicemica serve a poco. Occorre integrare la cura mettendo in atto la compensazione energetica, che comporta il controllo del peso corporeo. Dato che l’altezza si può ritenere costante, almeno per un certo numero di anni, basta tenere sotto controllo il peso, avendo come riferimento l’espressione:

peso (in Kg) = 25* altezza(m)* altezza(m).

Se compensazione glicemica e compensazione energetica non bastano, occorre che la ricerca indichi la via da percorrere per curare veramente, per portare alla guarigione il paziente diabetico. Pare che mantenere un’emoglobina glicosilata sotto il 7% possa allontanare definitivamente le complicazioni tardive.]

 

Si definisce “unità pane speciale” (UPS), un’unità di pane, non specificato come qualità e quantità, che fornisce 100 KCal di energia.

Le Kcal fornite dal pane variano con la qualità del pane a parità di peso.

L’unità pane speciale non è legata a una specifica qualità e quantità di pane, ma, per definizione, fornisce 100 KCal di energia.

Ogni unità pane (UPS) corrisponde a 100 Kcal di energia, per cui è un’unità di energia, un’unità energetica.

Il riferimento al pane è puramente ideale.

L’unità pane speciale è introdotta per semplificare i calcoli e non fa riferimento a un tipo specifico di pane o a una qualità specifica di pane.

[Questo è un modo abbastanza semplice per misurare le kilocalorie acquisite con i pasti.]

Il numero delle UPS necessarie si ottiene dividendo per 100 il numero delle Kcal giornaliere.

Generalmente il fabbisogno calorico nella giornata va da 1600 a 3000 Kcal, cioè da 16 a 30 UPS.

In particolare, per es., un bambino ha bisogno di circa 1700 Kcal, 17 UPS;

[L’uso delle UPS semplifica il calcolo delle kilocalorie e sembra anche abbastanza facile.]

Seguono alcuni esempi di pasti che si consumano abitualmente durante la giornata.

 

60) Il diabete. Dieta, farmaci e insulina.

 

L’ormone insulina ha la funzione di trattare il glucosio presente nel sangue (la glicemia) e di far sì che il glucosio possa penetrare nelle cellule per il loro nutrimento.

Il paziente diabetico in genere non dispone della quantità d’insulina da utilizzare per trattare tutto il glucosio presente nel suo sangue.

Si potrebbe diminuire l’energia dei pasti in modo tale da rendere bastevole l’insulina disponibile, secreta dal pancreas del paziente.

In questo caso verrebbe a ridursi anche l’energia spendibile e il paziente non potrebbe fare la sua solita vita.

Il paziente potrebbe non poter più disporre delle energie per lavorare o per lo svago e le attività del tempo libero.

Il paziente dovrebbe cambiare le sue abitudini di vita e questo non è accettabile.

La dieta deve assicurare le energie per vivere e lavorare, in modo da rendere la vita del paziente paragonabile a quella di una persona sana.

A fronte delle energie necessarie per fare una vita normale ci deve essere una disponibilità d’insulina tale da poter trattare tutto il glucosio del sangue.

[Occorre compensare sia sul piano glicemico che su quello energetico.]

Le pillole ottengono il risultato di abbassare la glicemia ma possono avere delle conseguenze indesiderate.

Uno dei farmaci più usati limita la gluconeogenesi.

Il diabetico produce durante la glicolisi una certa quantità di lattato, che è un ione dell’acido lattico, che va al fegato ed è trasformato in glucosio mediante la gluconeogenesi.

Il farmaco, ostacolando la trasformazione del lattato in glucosio, fa diminuire la glicemia ma consente al lattato di rimanere nel sangue e andare in giro, in teoria, procurando dei danni.

[Tra i farmaci ipoglicemizzanti sono sconsigliati quelli che possono indurre l’ipoglicemia. Sono sconsigliate le pillole a base di sulfaniluree, perché in presenza di assunzione di alcool potrebbero indurre all’ipoglicemia. Stimolare il pancreas perché fornisca più insulina è sconsigliato negli “Standard per la cura del diabete mellito”, perché c’è il rischio che si potrebbe andare incontro a ipoglicemie, il che è assolutamente da evitare. Per i pazienti diabetici, che hanno difficoltà a compensare la glicemia, gli standard invitano i medici a fissare il livello di riferimento della glicemia a valori più alti e il livello di riferimento dell’emoglobina glicosilata a valori più alti. È assolutamente incomprensibile il perché gli standard inducano ad adottare riferimenti più elevati della glicemia e dell’emoglobina glicosilata, mentre in altra parte invitano a tenere un’emoglobina glicosilata inferiore al 7%. A chi giova tutta questa scienza? Tenere più alti i valori della glicemia e quelli dell’emoglobina glicosiata non fa altro che accelerare la comparsa delle complicanze tardive. A chi giova questo tipo di terapia? Al paziente diabetico sembra proprio di no, perché l’aspettativa di vita potrebbe andare incontro a un deciso accorciamento. A chi giova questa terapia?]

 

61) DIABETE. LA CURA DEL PAZIENTE DIABETICO

 

Normalmente i medici sono abbastanza zelanti ed applicano correttamente i dettami degli standard per la cura del diabete.

I medici agiscono sempre nel “campo delle conoscenze acquisite”, applicandole alla perfezione e questo garantisce una cura efficace e aggiornata alle più recenti innovazioni.

I medici non inventano niente.

Tutto quello che dicono è scritto da qualche parte nella letteratura medica.

 Diversamente dal medico, il ricercatore deve agire al di fuori del campo delle conoscenze acquisite e le conclusioni basate sulle sue ricerche, ove riconosciute valide, diventeranno in seguito a disposizione anche dei medici.

Tra medici e ricercatori non ci può essere “discussione” ma solo “colloquio” perché agiscono in campi nettamente diversi.

Il ricercatore esprime delle idee, che non possono essere capite o recepite dai medici, perché si collocano al di fuori del loro bagaglio di conoscenze.

Se le differenze sono sostanziali il medico sembra cadere dalle nuvole e ritenere che il ricercatore dica delle idiozie.

Il ricercatore è spesso ritenuto quasi un pazzo visionario, che dice delle cose assurde.

Questo è il prezzo del progresso, dovuto all’azione spesso solitaria e priva di fondi economici, da parte di ricercatori afflitti dalla malattia della ricerca e che portano avanti le loro idee, le loro convinzioni, che a prima vista possono sembrare assurde, ma poi, dopo i riscontri, sono riconosciute valide e applicate in linea generale.

[È la differenza tra medico e ricercatore. La ricerca in medicina è la “ricerca sperimentale”, che si risolve in una sorta di statistica su un numero di pazienti il più ampio possibile e dove lo sponsor, che è quasi sempre una casa farmaceutica è tenuto in alta considerazione.]

I motivi per cui la cura del diabete naviga in brutte acque, tutto a spese dei pazienti, che in definitiva sono gli unici a rischiare la loro pelle, sta proprio nella boria dei medici, nella loro ignoranza, più che sul sacrificio di tanti ignoti ricercatori, che pur non essendo primari di altissimi policlinici, rivendicano il diritto alle loro ricerche e al riconoscimento dei risultati conseguiti e conseguibili.

Questo inquinamento delle attività di ricerca e della loro diffusione produce talvolta mali irrecuperabili per la salute dei pazienti.

[E il diabete avanza. E i pazienti sono affetti dalle complicanze tardive. Sorge il sospetto che le soluzioni migliorative delle terapie trovano un poco di strada difficile da percorrere.]

Il diabete è dovuto all’insufficiente nutrimento delle cellule dovuto alla scarsa disponibilità d’insulina.

Le cellule sotto alimentate sono il motivo per cui ha origine la patologia diabetica.

La cura del diabete deve essere condotta con un riferimento preciso alla nutrizione delle cellule dell’organismo.

[Sembra molto evidente. I pasti si consumano per fornire energia all’organismo, in particolare alle cellule muscolari.]

La terapia deve consentire al paziente diabetico di fare una vita normale, come quella delle persone sane, che non sono affette dalla patologia diabetica.

Il parametro da cui partire, che si deve prendere in considerazione per ottenere questo risultato non è la glicemia ma il bilancio energetico.

[Il completo fallimento della terapia comunemente usata per il diabete dovrebbe far pensare a un possibile miglioramento della cura. La ricerca propone idee nuove, che andrebbero sperimentate e applicate per migliorare lo stato di salute dei pazienti diabetici.]

 

62) DIABETE. LA CARENZA DI GLUCOSIO NELLE CELLULE.

 

Non tutto il glucosio presente nel sangue, la glicemia, è in grado di passare all’interno delle cellule del corpo umano per nutrirle.

Ciò è dovuto al fatto che non tutta l’insulina secreta dal pancreas è efficace, sufficiente e in grado di favorire la penetrazione del glucosio presente nel sangue all’interno delle cellule.

Una parte del glucosio non attraversa le membrane cellulari e rimane nel sangue in quantità maggiore rispetto a quella riscontrabile nel sangue delle persone sane e questo fatto è considerato indice della malattia diabetica.

[La glicemia non è la causa del diabete, ma una conseguenza.]

Il preoccuparsi di abbassare la glicemia nel sangue è una cura di dubbia efficacia, mentre è trascurata la vera esigenza delle cellule del corpo e cioè curare la carenza di glucosio delle cellule degli organi.

[Il problema vero è la carenza di glucosio nelle cellule.]

Il coefficiente Hb è calcolato sulla base di 90 giorni, ritenendo che l’emoglobina di nuova formazione sia più incline a legarsi al glucosio rispetto all’emoglobina, che ha già qualche mese ed è in fase di cessazione della propria attività.

Il coefficiente Hb è un indice della percentuale di emoglobina di nuova formazione in confronto all’emoglobina media presente nel sangue.

[Osservando le variazioni del coefficiente Hb si vede come tende a variare l’emoglobina glicosilata.]

 E’ possibile per il diabetico mantenere valori di emoglobina glicosilata paragonabili a quelli di una persona sana senza particolari sforzi, ma si ha in corrispondenza una diminuzione del coefficiente Hb, cioè una diminuzione in percentuale dell’emoglobina di nuova formazione, cioè di eritrociti, di globuli rossi di nuova formazione.

Diminuendo i dosaggi dell’insulina si è riportata l’emoglobina glicosilata intorno al valore del 6% e il coefficiente Hb è risalito a valori intorno a 3.5-4.5.

Un’emoglobina glicata più alta significa una maggiore percentuale di glucosio presente nel sangue.

[L’organismo reagisce alla diminuzione dei globuli rossi aumentando il glucosio presente nel sangue, la glicemia.]

Alla luce di quanto emerso la iperglicemia può essere considerata come un mezzo di difesa dell’organismo per compensare la diminuita efficienza del midollo osseo nel formare nuovi globuli rossi, aumentando il contenuto in glucosio del sangue in circolazione.

Il diabete è caratterizzato da una glicemia più elevata rispetto a quella riscontrabile nelle persone sane, ma questo è un mezzo di difesa dell’organismo per bilanciare con l’aumento del contenuto in glucosio del sangue la diminuzione del numero degli eritrociti.

Il fatto che la glicemia aumenti non influisce in maniera sostanziale con la quantità di glucosio, che attraversa le membrane cellulari portando ossigeno e nutrimento all’interno delle cellule dell’organismo.

La carenza di glucosio nelle cellule comporta un aumento della glicemia, ma se il glucosio non può aumentare il suo flusso attraverso le membrane cellulari, l’organismo avrà cellule in stato di carenza di glucosio, che soffrono la mancanza di glucosio, di nutrimento e di ossigeno.

È questo stato di carenza di glucosio in organi come il miocardio, le reni, le retine, la muscolatura scheletrica, che a lungo andare produce i danni terribili delle complicanze tardive, che portano ad atroci sofferenze fino alla fine.

[Il fatto più importante è che occorre assicurare e migliorare il nutrimento alle cellule dell’organismo.]

 

63) Diabete. Analisi della terapia.

 

Una persona è considerata diabetica se il glucosio prodotto dai cibi immessi nell’organismo rimane nel sangue invece di andare a nutrire le cellule dei muscoli oltrepassando le membrane cellulari.

Per consentire al glucosio di oltrepassare le membrane cellulari occorre l’intervento dell’ormone insulina.

Se l’ormone insulina è per quantità o qualità insufficiente allora è evidente che una parte di glucosio rimane nel sangue senza poter passare all’interno delle cellule.

[L’obiettivo deve essere quello di fare passare il glucosio nelle cellule e non quello di eliminare il glucosio dal sangue.]

Non è detto che la glicemia, quando supera certi valori, sia innocua e non rechi danni all’organismo.

Il glucosio nel sangue, come nell’urina, rischia di essere un valido supporto per batteri, che possono essere spesso dannosi.

[Il fatto che il glucosio nel sangue costituisca un buon letto di coltura per germi e batteri anche dannosi per l’organismo non giustifica che la terapia per la cura del diabete si esaurisca nel rimuovere il glucosio dal sangue. Occorre tenere in considerazione che organi come il cervello, che non hanno riserve di glucosio, si servono direttamente del glucosio del sangue per nutrirsi.]

Le cellule mal nutrite provocano una diminuzione del peso del corpo, il che giustifica il fatto che il paziente diabetico è soggetto a dimagrimento dovuto alla carenza di nutrimento delle cellule.

Non tutto il cibo ingerito è utilizzato per nutrire le cellule dell’organismo.

È come se il paziente facesse una dieta ipocalorica, che provoca necessariamente un dimagrimento dell’organismo.

[Il dimagrimento dell’organismo è tipico dei soggetti diabetici. Se le cellule muscolari dell’organismo non sono nutrite bene, è chiaro che la persona afflitta da diabete non può certo ingrassare.]

Occorre cambiare la rotta nella terapia per la cura del diabete abbandonando la glicemia e fissando la propria attenzione sulla carenza di glucosio, che affligge le cellule dell’organismo.

Se il glucosio attraversa le membrane cellulari è evidente che non rimane nel sangue.

La terapia deve avere lo scopo di fare transitare attraverso le membrane cellulari tutto il glucosio, per cui la glicemia diminuisce.

La glicemia deve diminuire perché il glucosio, che era nel sangue, è potuto passare attraverso le membrane cellulari a nutrire le cellule dell’organismo.

Occorre considerare il fatto, che ha determinato la diminuzione della glicemia.

Se la diminuzione della glicemia è dovuta al fatto che il glucosio a causa della terapia ha attraversato le membrane cellulari in maggior numero di molecole allora le cellule risultano meglio nutrite.

Se la diminuzione di glucosio è avvenuta artificialmente per effetto di farmaci ipoglicemizzanti e non per il passaggio attraverso le membrane cellulari, allora l’effetto sui miglioramenti delle condizioni di salute non sembra suffragato da alcuna circostanza.

Occorre diminuire la glicemia per il fatto che aumenti la quantità di glucosio, che attraversa le membrane cellulari e non per lo scarico della glicemia con vari metodi, senza aumentare la quantità di glucosio, che va a nutrire le cellule.

La riduzione della glicemia comporterebbe un aumento del glucosio, che attraversa le membrane cellulari e nutre le cellule, il cui effetto è quello di migliorare la terapia nei confronti delle complicanze tardive.

Il riferimento all’HbA1c è fondamentale, perché una bassa HbA1c vuol dire una bassa glicemia media e quindi un maggior numero di molecole di glucosio, che attraversano le membrane delle cellule, che risultano meglio nutrite.

[È la migliore strategia, che al momento si può adottare per combattere la patologia diabetica e le sue complicanze.]

64) Diabete. Compensazione glicemica e compensazione energetica.

 

Per dare energia al paziente occorre che il glucosio oltrepassi le membrane cellulari, nutra le cellule e in particolare le cellule muscolari, che acquistano l’energia necessaria a fornire al paziente camionista l’energia necessaria a svolgere il proprio lavoro.

Tra le cellule da nutrire ci sono anche le cellule del miocardio, che, se nutrite in maniera insufficiente, sicuramente non sono ben nutrite e cosa si vuole che succeda dopo che per anni il miocardio è stato nutrito in maniera insufficiente?

Non bisogna meravigliarsi che il miocardio vada incontro a ischemie e ad infarti.

Non è importante il glucosio che rimane nel sangue e che viene rimosso con vari sistemi, è importante il fatto che il glucosio, che rimane nel sangue, non è andato a nutrire le cellule dell’organismo e dopo anni di questa situazione che cosa dobbiamo aspettarci dall’organismo del paziente diabetico.

[Sicuramente nulla di buono.]

Alcune pillole ipoglicemizzanti inibiscono la gluconeogenesi, per cui il lattato non è riconvertito in glucosio.

Il glucosio nel sangue non aumenta, ma rimane nel sangue una certa quantità di lattato, che è un ione dell’acido lattico, che rimane in circolo nel sangue e certamente bene non fa, anzi è plausibile che combini un mucchio di guai, forse insieme al suo compagno di merenda il colesterolo LDL quello cattivo.

[Queste medicine, che combinano tutti questi guai, non dovrebbero essere ammesse nella cura del diabete mellito.]

Certamente ci sono molte analisi e metanalisi, che rafforzano la convinzione che le attuali cure siano le più efficaci e le più innovative.

Io spero che qualcuno ponga la dovuta attenzione sul fatto che, pur rispettando le terapie previste dai protocolli di cura per i pazienti diabetici, la sorte degli stessi è comunque quasi sempre prematuramente infausta tra non poche sofferenze.

[Le medicine devono servire per guarire dalle malattie non per accompagnare a una dolce fine tra tante sofferenze come quella che attende i diabetici lasciati alle complicanze tardive.]

 

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