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Diabete. Punto d’equilibrio glicemico.

Il diabete è una malattia cronica, che affligge milioni di persone in Italia e nel mondo.
Malattia cronica significa che non si prevede una guarigione, anche se, come avviene per il diabete delle donne in gestazione, in qualche caso è possibile una recessione della malattia e il ritorno alle condizioni normali di salute.
In generale non è possibile una guarigione e le terapie sono rivolte a rendere minimi i possibili danni, che si possono avere con il progredire della malattia.
Sono stati condotti moltissimi studi e la ricerca è impegnata continuamente a studiare l’evolversi della malattia e i possibili miglioramenti delle terapie da adottare.
Ancora oscuro rimane il modo in cui s’instaura la patologia, perché quando è conclamata, normalmente essa è attiva già da almeno sette anni.
Ci sono vari elementi da tenere in considerazione per individuare i soggetti a rischio diabete.
In particolare una grande importanza è data all’ereditarietà della malattia, che sembra si trasmetta ai figli tramite i caratteri genetici materni.
Ci sono moltissime ipotesi, che riguardano, per es., anche l’autoimmunità e tante altre teorie, tutte validissime, che trovano puntuale riscontro nella realtà.
La ricerca in campo medico segue una linea procedurale abbastanza costante, spesso basandosi sull’analisi statistica.
È la linea di ricerca galileiana, basata sulla sperimentazione e sull’osservazione dei risultati scaturiti da essa.
Alcune ricerche sono condotte catalogando le complicanze del diabete e l’efficacia di questo o di quel rimedio, cercando di approfondire le cause, che hanno prodotto questa o quella complicanza.
Sull’instaurarsi della malattia ci possono essere alcune incertezze, anche perché la malattia si presenta spesso sotto aspetti diversi e non è facile sintetizzarne le cause.
Si distinguono varie forme di diabete: quello giovanile di tipo uno; il diabete delle persone anziane, detto di tipo due; il diabete contratto dalle donne in gestazione; quello provocato da intolleranza ad alcuni farmaci; ecc..
Sono aspetti diversi della stessa patologia, che vanno affrontati con terapie diverse, ma il risultato è quasi sempre lo stesso, cioè l’inarrestabilità del progredire della malattia, che si conclude spesso con patologie cardiache.
La sperimentazione di questo o quel farmaco, di questa o quella dieta è stata spinta ai massimi livelli e si può dire che sotto questo punto di vista la ricerca è abbastanza completa e lascia poco al progresso della cura.
Nell’ambito delle ipotesi, puramente teoriche, della ricerca sulle cause e sul modo di instaurarsi del diabete, mi sembra a volte interessante pensare a qualche ipotesi per spiegare le cause, che determinano l’inizio della patologia.
Nelle persone la glicemia, cioè la quantità di glucosio presente nel sangue, è regolata da un sistema abbastanza complesso, che coinvolge l’ipofisi, il pancreas, il fegato, le surrenali, tanto per citare alcuni organi.
Nelle persone sane il valore della glicemia a digiuno, che rappresenta il punto di equilibrio della glicemia, è fissato intorno ai 100 mg/dl, ma è un dato personale e non è detto che si mantenga costante lungo tutta la vita.
Da persona a persona ci sono variazioni, per cui il valore normale della glicemia si mantiene tra 80 e 120 mg/dl.
Quando la glicemia supera il punto di equilibrio, per es. dopo un pasto, il pancreas è indotto a secernere insulina per far sì che il glucosio sia assimilato nelle cellule, per cui tramite l’insulina si fa in modo che il glucosio in eccesso sia smaltito e la glicemia sia riportata al valore di equilibrio.
Quando il valore della glicemia, per un forte dispendio di energie o per altra causa, scende sotto il valore di equilibrio, il pancreas secerne il glucagone, il fegato mette in circolo il glucosio ottenuto dal glicogeno e il valore della glicemia è riportato al punto di equilibrio.
Nel diabetico questo meccanismo di regolazione non funziona molto bene.
In teoria si può formulare l’ipotesi che il punto di equilibrio nel soggetto diabetico non sia costante nel corso degli anni ma vari ritenendo che possa essere influenzato da vari fattori come, per es., dai valori medi della glicemia, che nel diabetico sono di solito superiori a 100 mg/dl.
Persistendo valori di glicemia superiori al normale, è plausibile che l’organismo si abitui a tali valori e possa essere indotto a modificare il livello di equilibrio posizionandolo a un valore più alto.
La variazione verso l’alto del punto di equilibrio può essere una delle cause, per cui s’instaura il diabete.
Avere un punto di riferimento, per es. a 130 mg/dl, fa ritenere al sistema di regolazione che una glicemia di 130 mg/dl sia normale, per cui non ci sia bisogno che il pancreas metta in circolo insulina.
In questo caso la quantità di glucosio presente nel sangue comincia a diventare eccessiva, l’emoglobina glicosilata aumenta e cominciano a realizzarsi le condizioni, che porteranno alle complicanze della malattia.
Si può cercare di controllare lo spostamento del riferimento stabilendo il necessario equilibrio tra energia, alimentazione e insulina.
Bisogna partire dall’energia, che si ritiene di dover spendere durante la giornata, e alimentarsi assumendo il cibo per fornire questa energia.
È evidente che se si mangia di più, s’ingrassa e, se si mangia di meno, si dimagrisce.
Dopo il pasto occorre considerare se l’organismo possa avere a disposizione l’insulina necessaria per trattare il glucosio dovuto all’alimentazione.
Se l’organismo non ha insulina a sufficienza, il glucosio si accumulerà nel sangue dando luogo all’iperglicemia.
In questo caso bisogna ricorrere alle pillole ipoglicemizzanti o alle iniezioni d’insulina.
Il fatto che l’insulina iniettata riporti la glicemia a valori accettabili non autorizza a mangiare di più del necessario, perché in tal caso la glicemia va a posto, ma s’ingrassa, perché si è mangiato troppo rispetto a quello che si è speso o si spenderà in energia.
Molti diabetici, che fanno uso d’iniezioni d’insulina, tendono a ingrassare perché assumono con il cibo più calorie di quelle che normalmente spendono durante il giorno.
Un’alimentazione eccessiva o sbagliata potrebbe portare nel tempo al persistere di valori di glicemia nell’organismo superiori al normale, che potrebbero alterare il riferimento glicemico.
Un’alimentazione eccessiva porta anche all’accumulo di grasso, all’obesità, che può essere causa di diabete e il cordone di grasso all’altezza dell’ombelico può essere messo in relazione con serie conseguenze per il cuore.
Il medico consiglia sempre ai diabetici di non mangiare molto e tenere una dieta equilibrata.
In ogni caso un’alimentazione sana, studiata per fornire l’energia necessaria al corpo umano con cibi sani e senza includere sostanze dannose, può senz’altro essere ritenuta come la migliore.
È molto importante un’educazione alimentare per tutta la popolazione, evitando i cibi spazzatura, anche se la cattiva propaganda e la pubblicità possano indurre talvolta a nutrirsi malamente.
La prevenzione del diabete deve iniziare fin dall’infanzia, educando la popolazione ad alimentarsi bene, con sostanze sane, che col tempo non producano danni all’organismo.

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