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Le macchine che uccidono.

Arrivano sempre più spesso notizie di infortuni mortali accaduti a operai, che sono stati afferrati da organi mobili delle macchine e che non si sono salvati.

E’ difficile portare a casa la pelle quando si lavora non in condizioni di sicurezza.

E’ come giocare alla lotteria, prima o poi il biglietto vincente ti esce, ma in questo caso a portartelo non è una fatina buona, ma è una brutta strega.

Le norme di sicurezza prevedono che gli organi mobili delle macchine devono essere adeguatamente protetti per evitare che vengono in contatto con le persone.

Ciò non sempre è sufficiente per assicurare la salvezza e l’incolumità delle persone.

E’ un problema essenzialmente culturale.

L’operaio deve essere formato, cioè deve conoscere i rischi che corre durante il lavoro e deve soprattutto conoscere quali sono le operazioni che non deve assolutamente fare, perché presentano un alto grado di rischio.

Certamente gli organi mobili delle macchine devono essere protetti mediante carter o altri sistemi per impedire il contatto diretto con gli operai.

Molto importante è l’abbigliamento.

Gli operai che vestono propri abiti civili sono più esposti agli infortuni.

Gli operai addetti alle macchine devono vestire tute studiate appositamente, che per esempio presentano le maniche chiuse da elastici o comunque chiuse ai polsi da abbottonature che tengano ben strette le maniche sui polsi, non offrendo appigli che possono causare seri infortuni.

Un infortunio classico è quello che capita all’operaio che, lavorando al trapano a colonna, non fa uso del ferma pezzi, che è obbligatorio per norma di sicurezza, e tiene stretto tra le mani il pezzo in lavorazione.

Accade che il pezzo si mette in rotazione trascinando l’operaio, che può sempre mollare il pezzo, ma lo fa raramente e si procura fratture alle braccia.

Ben altra sorte capita all’operaio che viene agganciato ad una manica e viene trascinato dalla punta o dall’albero rotante.

In questo caso, se gli va bene, se la cava con delle fratture alle braccia, altrimenti …

Altre macchine ritenute molto pericolose sono le calandre.

Sono macchine simili a quelle che le donne usano per lavorare la pasta fatta in casa, solo che le loro dimensioni sono enormi.

Le calandre si usano per impastare e lavorare le mescole, per esempio delle materie plastiche o di gomma per le guaine dei cavi elettrici.

Vengono aggiunte anche delle sostanze, che possono risultare anche esplosive, se vengono usate in dosi sbagliate.

Di recente la sostanza in lavorazione è esplosa, causando la morte di due persone.

Ma il rischio più elevato di queste macchine è quello che l’operaio venga agganciato e costretto a passare tra i due o più rulli enormi della macchina.

Per evitare questo ci sono cellule fotoelettriche e barre di arresto, ma spesso accade che tali dispositivi sono stati esclusi, per esempio, per funzionamento intempestivo di questi dispositivi.

Escludere un dispositivo di sicurezza, oltre che essere punito dal codice penale con una sanzione da sei mesi a cinque anni di reclusione, è sicuramente una condizione di lavoro non accettabile, che può portare all’infortunio mortale.

Nelle macchine per tranciare e in quelle per piegare le lamiere ci sono due comandi manuali da azionare contemporaneamente per mettere in moto gli organi mobili della macchina.

I comandi debbono essere azionati contemporaneamente con entrambe le mani, ciò per impedire che il lavoratore possa mettere una mano tra gli organi mobili della macchina e amputarsela.

Accade che alcuni lavoratori, temerari, tengano uno dei comandi premuto con vari mezzi e con la mano resa libera cercano di guidare il pezzo di lamiera, di solito piccola, che intendono tranciare.

La mano in questo caso è in balia della macchina, che può fare spostare rapidamente il pezzo, mal tenuto dalla mano, e causare un danno alla mano resa imprudentemente libera.

L’infortunio tipico accade quando per un motivo qualsiasi la macchina s’inceppa.

L’operaio allora, molto zelante, decide di intervenire per sbloccare la macchina.

Molto spesso si tratta di piani mobili che sono adibiti a movimentare il materiale in lavorazione.

E’ il caso della macchina per la lavorazione dei suini macellati.

Il piano mobile è posto fuori dalla portata di mano e protetto da carter per renderlo inaccessibile. In questo caso un operaio ha fatto uso di una scala a pioli per arrivare al livello del piano mobile, ha tolto la rete di protezione e solo dopo aver tolto la parte, che si era incagliata, ha scoperto, purtroppo a sue spese, che il piano lo ha agganciato e stritolato.

Lo stesso capita quando si inceppano grossi ingranaggi delle macchine.

I malcapitati nel tentativo di sbloccare la macchina dopo aver tolto le protezioni si sporgono per rimuovere gli ostacoli, che hanno bloccato il movimento della macchina.

La fine è atroce perché la macchina si mette subito in movimento e li stritola.

Occorre un minimo di istruzione, o come si dice di formazione, per gli operai che lavorano con macchine pericolose.

Innanzitutto occorre fermare la macchina e poi agire, mai direttamente con le mani, ma facendo uso di idonee leve o attrezzi, di lunghezza adeguata, atti a operare lo sblocco della macchina.

Occorre sempre tenere presente quello che, non previsto, può succedere.

Occorre che l’operaio si renda conto che mai deve rischiare la propria vita per che cosa? Per nulla.

Sono gli operai meno istruiti i più esposti al rischio di lasciarci la pelle.

Quando in una zona prevalentemente agricola si installa per esempio una raffineria, gli operai vengono assunti prendendoli tra la gente di campagna.

Specialmente nei primi tempi accadono un sacco di infortuni mortali.

Gli operai non si rendono conto dei rischi terribili cui sono esposti e sacrificano la loro vita per portare un pezzo di pane a casa, come si dice nell’ambiente.

Bisogna rendersi conto che il rispetto delle norme di sicurezza è fondamentale e che non si può lavorare se non in sicurezza.

Una volta c’era l’ENPI (Ente Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni) che seguiva molto da vicino gli operai, organizzava corsi d’istruzione, faceva la giusta propaganda e interveniva sui luoghi di lavoro con personale esperto, che parlava ai lavoratori con parole molto convincenti.

Oggi la prevenzione infortuni è affidata a istituti, enti, aziende, ispettorati che dispongono di gente, che magari arriva in Mercedes, ma che non sa parlare ai lavoratori e non sa essere convincente e i risultati sono mediocri.

Se gli operai continuano a morire sui luoghi di lavoro è anche colpa di questi interventi inefficaci fatte da persone non sempre preparate e non sempre all’altezza della situazione.

Occorre che ci si renda conto che la vita è un bene prezioso, che a casa c’è una moglie e ci sono dei bambini, che hanno tutto il diritto di riabbracciare il loro papà alla fine della giornata.

Non bisogna mai dimenticarselo.

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