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Diabete. Parte prima.

Ipotesi sulle origini del diabete.

La patologia diabetica è in continuo aumento nel mondo, il che dimostra che le cure per fronteggiarla devono essere migliorate.

I fabbricanti di medicinali promuovono la ricerca di nuovi farmaci, che mettono regolarmente in commercio.

I medici prescrivono i nuovi farmaci senza ottenere i risultati e i miglioramenti sperati.

 

Il diabete è una malattia cronica, della quale non è prevista la guarigione.

Si può solo cercare di migliorare il decorso della malattia.

Prima o poi intervengono le complicanze tardive, che affliggono i pazienti diabetici portando tante sofferenze.

Le complicanze tardive possono essere ritardate, possono essere mitigate, ma rappresentano sempre un rischio per i pazienti diabetici.

La ricerca non può ignorare questi fatti ed è volta a capire cos’è il diabete e com’è possibile migliorarne la cura.

La ricerca è in continuo movimento per esplorare nuove vie di cura, migliorative delle terapie esistenti.

Sicuramente non è facilmente condivisibile quello che la medicina ufficiale sostiene riguardo al diabete, il che è dimostrato dai risultati insoddisfacenti delle cure finora adottate.

La medicina ufficiale indica nell’eccessiva quantità di glucosio, che rimane nel sangue, la glicemia, l’origine e la caratteristica specifica della malattia.

Il nocciolo della patologia, cui prestare attenzione, però non sembra essere l’eccessivo valore della glicemia, cioè del glucosio, che rimane nel sangue.

Occorre prendere in considerazione altri dati, che possono indicarci una via diversa per migliorare la terapia diabetica.

La ricerca sulla patologia diabetica è agevolata dalla disponibilità di un software particolarmente sviluppato, che consente di analizzare il decorso della malattia in tutti i particolari.

Il software richiede in ingresso i valori della glicemia e fornisce il dosaggio ottimale dell’insulina, il valore percentuale dell’emoglobina glicosilata e altre funzioni, tra cui una serie di grafici.

Il dosaggio dell’insulina è fatto secondo le regole della regolazione astatica e tiene conto della feedback, che applica nel presente le esperienze simili del passato.

Il dosaggio dell’insulina è ottimizzato ed esclude i rischi di ipoglicemie o di iperglicemie.

Poiché i valori della glicemia sono influenzati dall’alimentazione, questa deve essere la più regolare possibile, assumendo con i pasti possibilmente sempre le stesse kilocalorie.

Il valore dell’emoglobina glicosilata è fornito dal software in tempo reale.

 

Osservando i numerosi grafici e i valori della glicemia media e dell’emoglobina glicosilata il paziente è impegnato a migliorare le sue condizioni e a constatare con una certa soddisfazione se i valori sono in via di miglioramento.

Quando dovesse capitare un certo peggioramento il paziente si sente impegnato a reagire e a migliorare le proprie condizioni.

Il software punta sull’effetto psicologico, che fa sì che il paziente prenda coscienza della propria condizione e adotti i provvedimenti correttivi necessari per controllare i valori dei parametri caratteristici del diabete, (glicemia, emoglobina glicata, etc.).

 

I pasti servono per assumere il nutrimento necessario per nutrire le parti dell’organismo, le cui cellule sono destinate a ricevere il glucosio.

Il glucosio nel paziente diabetico non passa tutto nelle cellule dell’organismo, ma in parte più o meno rilevante rimane inutilizzato nel sangue.

Il contenuto di glucosio nel sangue, la glicemia, aumenta raggiungendo valori più alti rispetto a quelli solitamente presenti nel sangue delle persone sane.

Questo è l’aspetto caratteristico della malattia diabetica.

 

Nel paziente diabetico la glicemia è più alta rispetto a quella solitamente presente nelle persone sane, perché il glucosio non passa tutto attraverso le membrane cellulari per nutrire le cellule ma rimane in parte inutilizzato nel sangue.

Per poter attraversare le membrane cellulari è necessario che l’organismo possa disporre dell’insulina necessaria sia come quantità che come qualità.

Il mancato attraversamento delle membrane cellulari è dovuto alle insufficienze  sia quantitativa che qualitativa dell’insulina prodotta dal pancreas.

La cura più naturale sembrerebbe quella di fornire dall’esterno delle sostanze, che possano migliorare la quantità e la qualità dell’insulina pancreatica.

Nel caso in cui il problema dell’insulina rimanga irrisolto, occorre fornire dall’esterno mediante iniezioni sottocutanee la quantità d’insulina mancante.

La medicina concentra la propria attenzione sul fatto che il glucosio rimane in larga misura nel sangue e si propone di diminuire l’eccesso glicemico.

L’attenzione è tutta concentrata sulla glicemia, della quale è richiesta la compensazione, cioè il mantenimento della glicemia in un intervallo di valori simile a quello presente nel sangue delle persone sane.

 

Il nostro organismo si rende conto delle difficoltà, che incontra per fare arrivare il glucosio alle cellule per l’insufficienza, dovuta all’insulina, nel passaggio del glucosio attraverso le membrane cellulari.

Non avendo la possibilità di immettere in circolo un’insulina diversa e più idonea a favorire il passaggio del glucosio attraverso le membrane cellulari, l’organismo reagisce alle difficoltà mantenendo nel sangue una quantità molto alta di glucosio e aumentando quindi la glicazione delle molecole di emoglobina.

Aumentando il numero di molecole di glucosio nel sangue aumenta in corrispondenza anche il numero di molecole di glucosio, che si legano all’emoglobina con la glicazione.

Il glucosio in eccesso potrebbe essere eliminato in breve tempo naturalmente, ma l’organismo lascia che il glucosio si accumuli nel sangue e per questo ci deve essere un valido motivo.

L’organismo ha la necessità di fare arrivare alle cellule sia il glucosio che l’emoglobina, che portano la nutrizione, l’energia e l’ossigeno.

Glucosio e ossigeno sono fondamentali per il funzionamento della macchina umana.

Per questo motivo c’è il sospetto che l’organismo aumenti la presenza del glucosio nel sangue per fare aumentare le molecole di emoglobina glicata.

La disponibilità di una maggiore quantità di glucosio nel sangue aumenta il numero di molecole di emoglobina,che si legano al glucosio.

Il fatto che nel diabetico la glicemia, il glucosio presente nel sangue, aumenti sensibilmente è da collegare alla necessità dell’organismo di cercare di assicurare oltre al nutrimento anche l’ossigenazione delle cellule dei muscoli.

L’aumento del glucosio nel sangue è da ricercare nel tentativo dell’organismo di reagire all’insufficienza di insulina.

Questo tentativo dell’organismo è da mettere in relazione con la necessità di aumentare la disponibilità di ossigeno per le cellule muscolari.

Occorre ricordare che tra i muscoli da nutrire c’è anche il miocardio.

Se il miocardio vive in difetto di glucosio e di ossigeno per lungo o lunghissimo tempo non bisogna meravigliarsi poi che il cuore possa anche riservare delle brutte sorprese.

 

La medicina ufficiale, a livello mondiale è allineata nel curare il diabete rimuovendo il glucosio in eccesso dal sangue.

La medicina si preoccupa di diminuire la glicemia, cioè la quantità di glucosio presente nel sangue.

Noi consumiamo i pasti per nutrire l’organismo.

Dai nostri pasti deriva il glucosio, che ritroviamo nel sangue.

Nei diabetici la glicemia è di solito maggiore di quella riscontrabile nel sangue delle persone sane.

La medicina nota l’eccesso anormale di glucosio e decide di ridurre la glicemia.

In questo modo si annulla anche il gradiente, per cui una certa concentrazione di glucosio nel sangue potrebbe favorire il passaggio del glucosio attraverso le membrane cellulari.

A questa scelta di clinica medica aderisce una grande moltitudine di medici, che sono la quasi totalità.

 

Diabete ed eccesso di glicemia sono indissolubilmente legati.

La terapia del diabete si concentra sulla riduzione della glicemia al fine di effettuare la compensazione glicemica, cioè di portare la glicemia nel campo 70-110 mg/dl, che è propria delle persone sane.

 

Ogni anno sono pubblicati gli standard per la cura del diabete sia in Italia, sia negli Stati Uniti d’America e sia in altri paesi nel mondo.

Tra i medicinali sconsigliati ci sono le pillole a base di sulfaniluree, che possono fare aumentare la secrezione d’insulina da parte del pancreas, ma queste sostanze potrebbero portare al rischio di ipoglicemie altamente rischiose.

Negli standard si riserva ampio spazio per tutti quei medicinali, che eliminano più o meno semplicemente il glucosio presente nel sangue.

Il cibo che noi mangiamo è trasformato in glucosio e si accumula nel sangue.

Se la quantità di glucosio nel sangue è eccessiva, allora il glucosio deve essere eliminato.

La differenza sta nel fatto che il glucosio non andrebbe eliminato espellendolo dall’organismo verso l’esterno, per es. con le urine, ma occorrerebbe che il glucosio in eccesso fosse messo in condizione di oltrepassare le membrane cellulari e di andare a nutrire i muscoli.

 

La massima parte dell’emoglobina è presente nel sangue e porta l’ossigeno anche nelle cellule muscolari.

La glicazione è la naturale conseguenza della presenza di una grande quantità di glucosio nel sangue.

È molto probabile che l’organismo aumenti la quantità delle molecole di emoglobina glicate per ottenere il duplice effetto di trasportare all’interno delle cellule sia il glucosio che l’emoglobina per assicurare il nutrimento delle cellule e la disponibilità di ossigeno.

Ma questo non è dimostrato, anche se l’aumento della glicemia favorisce la glicazione.

Occorre verificare se il passaggio del glucosio attraverso le membrane cellulari è limitato esclusivamente al glucosio puro o esso è esteso anche all’emoglobina glicata.

 

Sia che il passaggio all’interno delle cellule avvenga separatamente per il glucosio e per l’emoglobina sia che possa passare anche l’emoglobina glicata, si deve notare che rimuovendo il glucosio dal sangue si ha una diminuzione di molecole di emoglobina glicata e quindi è pensabile anche un minore apporto di ossigeno alle cellule.

 

Il diabete, inteso come malattia, non sembra essere dovuto all’eccesso di glucosio nel sangue, perché l’aumento della glicemia sembra un tentativo, che fa l’organismo, di ovviare anche alla scarsa ossigenazione delle cellule, ma sembra essere dovuto proprio al difetto di ossigeno a disposizione delle cellule dell’organismo.

La glicazione dell’emoglobina è un tentativo di fare arrivare una maggiore quantità di ossigeno alle cellule nel caso in cui possa verificarsi il passaggio anche di emoglobina glicata attraverso le membrane cellulari.

 

L’aspetto fondamentale della patologia diabetica non sembra essere la glicemia, cioè l’eccessiva presenza di glucosio nel sangue, bensì il difetto di ossigenazione delle cellule dell’organismo.

Questa tesi è sostenuta dall’osservazione che le complicanze tardive non sono sostenute dalla glicemia eccessiva ma dal difetto di ossigeno a disposizione delle cellule.

Nel tentativo di raggiungere la compensazione glicemica si è osservato in fase di ricerca che si manifesta una maggiore vulnerabilità alle complicanze tardive quando l’emoglobina glicata scende sotto il valore del 5.8%.

L’elevata glicemia sembra legata al tentativo di aumentare il numero di molecole di glucosio legate all’emoglobina per cercare di fare arrivare alle cellule sia il nutrimento che l’ossigenazione.

 

La diponibilità del software, che dà in tempo reale il valore dell’emoglobina glicata consente di seguire bene l’andamento dell’emoglobina glicata.

In fase di ricerca si è notato che, con valori di emoglobina glicata inferiori al 6%, aumenta la vulnerabilità alle complicanze tardive.

Si nota il contrasto tra l’azione di fare diminuire la glicemia e l’effetto della diminuzione contemporanea dell’ossigenazione delle cellule dell’organismo.

Rimuovere il glucosio dal sangue con le pillole ipoglicemizzanti ha il doppio effetto di diminuire sia il nutrimento che l’ossigenazione delle cellule.

 

Il glucosio non dovrebbe essere rimosso dal sangue ed espulso dall’organismo, ma dovrebbe passare dal sangue nelle cellule per fornire nutrimento ed energia.

Forse l’eccesso glicemico è dovuto al tentativo di creare una spinta per forzare il passaggio del glucosio oltre le membrane delle cellule.

 

Il cardine della cura del diabete è attualmente quello di prescrivere le pillole ipoglicemizzanti per quei casi in cui il diabete non è molto grave, per poi passare all’insulina quando il diabete diventa più grave.

Si è creata nei pazienti la convinzione che il loro diabete non è grave, per cui bastano le pillole, anche perché l’insulina è una schiavitù, che bisogna riservare ai casi più gravi.

 

Assicurare sia il nutrimento che l’ossigenazione delle cellule è il motivo per cui l’organismo aumenta la glicemia e quindi l’emoglobina glicata.

Per curare il diabete occorre assicurare il passaggio del glucosio dal sangue nelle cellule attraverso le membrane cellulari e agevolare questo passaggio è il compito dell’insulina.

La disponibilità d’insulina consente il passaggio del glucosio dal sangue nelle cellule attraverso le membrane cellulari.

Per questo la cura più indicata sembra quella di fornire dall’esterno la quantità d’insulina necessaria per portare il glucosio dal sangue nelle cellule attraverso le membrane cellulari.

 

La compensazione glicemica porta ad avere valori di emoglobina glicata sempre più bassi.

Ciò significa che man mano che l’emoglobina glicata scende in percentuale si ha minore disponibilità di ossigenazione delle cellule.

Questo è il lato negativo della compensazione glicemica.

Dai primi risultati della ricerca si ha che la diminuzione dell’ossigenazione porta una maggiore probabilità di incorrere nelle complicanze tardive.

La ricerca deve concentrarsi sull’effetto prodotto da vari valori dell’emoglobina glicata sulle complicanze tardive onde trovare il valore consigliabile per poter scongiurare o limitare le complicanze.

Si ritiene che l’emoglobina glicata in via sperimentale sotto sorveglianza continua  potrebbe attestarsi intorno a valoricompresi tra il 6.5% e il 7%.

Sono da evitare valori di emoglobina glicata inferiori al 5.8% in quanto maggiormente rischiosi per effetto di ossigenazione per quanto riguarda le comlicanze tardive.

Naturalmente queste sono ipotesi di ricerca, basate su un’osservazione limitata dei fenomeni, ma qualcosa di interessante può comunque scaturire da questi tentativi.

 

La ricerca impone la formulazione di sempre nuove ipotesi ed è dalla loro verifica che scaturiscono i risultati.

È la sperimentazione, il verificare sempre nuove ipotesi di ricerca che porta ai risultati.

Nel recente passato nel post “Diabete. La storia. 06.” analizzando i post pubblicati in passato, a proposito del post: “59) Diabete. Unità pane speciali.” nel primo commento è scritto:

[ La diffusione del diabete nel mondo, con i trattamenti terapeutici previsti oggi, è inarrestabile. La terapia basata sulla sola compensazione glicemica non è efficace. Eliminare il glucosio presente nel sangue, la glicemia in eccesso, non sembra dare i frutti sperati.

Il diabete in questo modo sembra non curabile e non curato.

Certamente il glucosio nel sangue crea un buon letto di coltura per germi e batteri. Quando il glucosio è trasferito nelle urine con la glicosuria germi e batteri si trovano bene nelle vie urinarie creando non pochi problemi.

Esaurire la terapia diabetica nella rimozione del glucosio dal sangue è molto riduttivo. Aggiungendo la compensazione energetica, si ha un miglioramento.

La terapia diabetica non si può ridurre soltanto a questi provvedimenti, che risultano alla fine molto insufficienti.]

 

È la dimostrazione della necessità di trovare vie sempre più nuove, di continuare a sperimentare avendo sempre come obiettivo quello di raggiungere, se non una guarigione, almeno un miglioramento nelle condizioni di salute del paziente diabetico.

La cura del diabete non può arrestarsi  alla compensazione glicemica, che è da considerare come l’inizio dello studio della terapia per la cura del diabete.

La compensazione glicemica rappresenta la prima fase del percorso non facile da seguire per arrivare al miglioramento delle condizioni di vita del paziente diabetico.

 

La ricerca deve andare avanti, sempre avanti.

Dal sacrificio degli scienziati scaturiscono quei concetti, che portano al progredire delle cure.

Occorre esplorare nuove vie, nuove terapie per assicurare, se non la guarigione, almeno un miglioramento sempre più tangibile delle condizioni di vita del paziente diabetico.

 

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