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Terremoti

Un terremoto di elevata intensità Richter ha colpito giorni fa l’isola di Haiti e ci sono stati forse più di centomila morti per questo terremoto.
Sulla stessa isola si trova anche la Repubblica di Santo Domingo, dove non sembra ci siano stati gravi danni.
Circa un mese fa un terremoto, quasi della stessa intensità, aveva colpito la California e non sembra che ci siano stati gravi danni o perdite di vite umane.
Sembra che si sia trattato di un terremoto localizzato, che si è accanito su Haiti e sulla sua capitale Port-Au-Prince, dove pare che ci sia stato il maggior numero di vittime.
Appare evidente che i danni e le vittime causati da un terremoto sono in relazione con il livello tecnico-culturale del luogo interessato dal sisma.
Il Giappone che è il Paese per eccellenza, che è interessato molto spesso da terremoti di elevata intensità, ha imparato come difendersi e limitare i danni prodotti dal sisma.
C’è stata una grande evoluzione nella tipologia delle costruzioni in Giappone.
All’inizio erano preferite le strutture leggere delle case, facilmente ricostruibili.
Con l’evolversi della tecnologia delle costruzioni di ferro e in cemento armato le tecniche di costruzione si sono fatte molto più sofisticate.
Oggi i terremoti in Giappone non fanno più tanta paura.
Sicuramente i giapponesi li trattano sempre con il massimo rispetto ma la tecnica è così avanzata da non destare molte serie preoccupazioni in caso di terremoto.
Anche in California i terremoti sono abbastanza frequenti, soprattutto perché la California è interessata dalla faglia di Sant’Andrea, che è caratterizzata da notevoli e numerosi eventi sismici.
Le costruzioni in cemento armato subiscono qualche danno, c’è qualche vittima ma sia i danni sia il numero delle vittime sono molto limitati rispetto all’energia messa in gioco dall’evento sismico.
Nelle isole dell’Indonesia e della Malaysia ci sono stati terremoti di fortissima intensità Richter, accompagnati in qualche caso anche da maremoti, tsunami.
Le vittime in questa parte del mondo sono state molto numerose.
In Italia l’ultimo terremoto di una certa intensità si è verificato all’Aquila in Abruzzo e ha causato circa trecento morti e danni molto consistenti alle costruzioni.
Sono crollati gli edifici costruiti in vecchia data, con tecnologie superate, che hanno conferito alle costruzioni una scarsa resistenza al sisma.
Sono crollate anche alcune costruzioni di cemento armato su cui sussistono forti dubbi sulla correttezza dei calcoli delle strutture.
Ad Haiti i danni alle costruzioni sono stati molto rilevanti e il numero delle vittime pare che sia superiore alle centomila persone decedute.
Sono rimaste in piedi le costruzioni ad un solo piano che avevano coperture di tipo leggero, spesso di lamiera zincata.
Le costruzioni a più piani sono venute giù.
Perfino il palazzo che ospita la Presidenza della Repubblica, è crollato e il Presidente si è salvato quasi per miracolo.
La tragedia è aggravata dal fatto che scarseggiano il cibo e l’acqua potabile.
Le vittime sono abbandonate in strada e dopo alcuni giorni stanno emanando odori nauseabondi dovuti alla putrefazione dei corpi.
La tipologia delle costruzioni era la meno adatta a resistere ai terremoti.
Qualche decennio fa si usava legare i materiali inerti, come mattoni e blocchi di tufo o di arenaria, con malta fatta con calce spenta, sabbia e acqua.
Questo tipo di malta si combina con l’aria e in particolare la calce spenta si combina con l’anidride carbonica presente nell’aria formando carbonato di calcio e acqua.
Il carbonato di calcio cementa indurendosi i materiali inerti (mattoni e blocchi) facendo diventare tutto il muro come se fosse un blocco unico ben cementato.
E’ il fenomeno della carbonatazione.
Con il cemento il discorso è diverso.
Nel cemento armato la carbonatazione può provocare la corrosione delle armature, del ferro con danni evidenti.
Le costruzioni a un piano, eseguite con malta di calce, sembra che abbiano retto meglio delle costruzioni a più piani, costruite in cemento armato.
E’ evidente che le strutture in cemento armato delle costruzioni sono state calcolate come se i carichi agenti fossero esclusivamente quelli statici, cioè il calcolo è stato condotto considerando solo i carichi verticali dovuti al peso proprio e al sovraccarico.
E’ come nel gioco delle costruzioni dei bambini, che mettono i vari elementi delle costruzioni uno sopra l’altro e la composizione regge finché qualcuno non la urta e la fa crollare.
Purtroppo questa leggerezza nel calcolare le strutture di cemento armato è molto diffusa e ad Haiti era particolarmente diffusa tanto è vero che quasi tutte le costruzioni sono crollate, con qualche eccezione.
In caso di terremoto ci possono essere delle sollecitazioni in direzione orizzontale, che inducono dei momenti anche di notevole intensità che agiscono alla base dei pilastri.
Quando i pilastri non sono calcolati per resistere a questi momenti di alto valore cedono.
I solai, che sono gli elementi che sotto l’azione del terremoto generano queste forze orizzontali, sono soggetti a forze cui possono resistere e rimangono intatti o quasi.
In definitiva i pilastri sono distrutti, i solai rimangono quasi intatti e l’intera costruzione si riduce quasi a una sfogliatella con distanze tra solaio e solaio molto ridotte, date dal materiale che si trovava nei vari locali compresso dal peso sovrastante.
In questo spessore molto limitato si trovano anche le persone, che possono anche sopravvivere ma che in genere non si salvano.
Per quanto grande e quasi immediata possa essere l’opera dei soccorritori, i danni provocati dal terremoto diventano molto gravi anche in termini di perdite di vite umane.
E’ un problema culturale.
Laddove la tecnologia costruttiva è molto avanzata e le costruzioni sono fatte a seguito di calcoli più sofisticati il terremoto crea solo pochi danni e pochissime perdite di vite umane.
Dove le tecniche costruttive non sono state previdenti delle sollecitazioni indotte dai terremoti, i danni diventano ingenti e l’evento sismico diventa disastroso con enormi perdite di vite umane.
Nel mondo ci sono moltissimi luoghi, dove in caso di terremoto le costruzioni sono esposte a inevitabili crolli con molte perdite di vite umane.
In Italia le zone definite a rischio sismico sono molto numerose.
Le zone sismiche si trovano lungo tutta una fascia che attraversa tutta l’Italia e che si può tracciare considerando i terremoti avvenuti in passato, tenendo conto dei dati risalenti anche a più di mille anni or sono.
La fascia a rischio sismico va dalla Sicilia, alla Calabria, all’Irpinia, al Vulture, L’Aquila, le Marche, fino in Friuli.
Sono state fatte le classificazioni delle zone nei centri abitati e la Protezione Civile ha individuato i punti di raccolta in caso di eventi sismici.
I ragazzi nelle scuole sono stati istruiti sul comportamento da tenere in caso di terremoto.
Rimangono però i rischi enormi dovuti ai possibili crolli delle costruzioni.
Il fatto che molti palazzi siano costruiti in cemento armato non dà molta sicurezza, perché si è scoperto che costruttori disonesti hanno usato materiali da costruzione non proprio regolari ed è da temere il crollo anche delle costruzioni in cemento armato, come è già avvenuto in eventi sismici recenti.
Si vedono in giro dei palazzi puntellati alla meglio, ma non c’è una vera politica di adeguamento delle costruzioni per fare quelle modifiche che diano una certa garanzia di resistenza sismica.
Mettere in sicurezza sismica tutte le costruzioni avrebbe un costo proibitivo.
Si può comunque essere molto rigorosi nel controllo dei calcoli delle strutture di cemento armato, richiedendo calcoli che prendano in considerazione le sollecitazioni prodotte da eventi sismici.
E’ un problema culturale e i danni prodotti dai terremoti, anche in termini di vite umane, sono proporzionali all’ignoranza, alla leggerezza di chi dovrebbe controllare e non lo fa con perizia e onestà.
Si può solo aggrapparsi alla speranza che intervenga un’evoluzione culturale, un grande passo in avanti, che migliori le condizioni delle tecnologie costruttive fino al punto di garantire l’incolumità delle persone e salvaguardare anche le cose, i beni materiali.

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