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Diabete. Iniettare insulina.

Ci sono diversi tipi di diabete e un medico specialista diabetologo ad alto livello di professionalità è sicuramente in grado di fare una specifica diagnosi e di stilare un piano terapeutico per controllare al meglio la malattia.
All’inizio si fa la prova di controllare la glicemia sfruttando la sola dieta.
Poi si passa all’assunzione di pillole ipoglicemizzanti, che normalmente contengono sulfaniluree per stimolare il pancreas a produrre più insulina e inoltre contengono metformina, che è una sostanza che aiuta l’insulina a fare sì che il glucosio possa penetrare meglio nelle cellule migliorandone l’utilizzazione.
Quando non si riesce a controllare adeguatamente la glicemia, il medico propone l’uso dell’insulina iniettata dall’esterno.
Ci sono vari tipi d’insulina che possono variare dall’insulina HM tipo umana, agli analoghi dell’insulina tipo aspart, all’insulina cosiddetta glargine e altri tipi.
Il medico sceglierà nel piano terapeutico le qualità e le quantità d’insulina da utilizzare.
Uno dei problemi che si presentano più di frequente è quello di scegliere il modo di somministrare l’insulina.
Esistono tre modi diversi: l’iniezione con la siringa, l’iniezione con la penna e la somministrazione continua tramite microinfusore.
L’iniezione mediante siringa presenta il vantaggio rispetto alle penne di poter dosare l’insulina al meglio fino alla mezza unità.
Altro vantaggio dato dalla siringa è che si possono miscelare al suo interno varie qualità e quantità d’insulina.
Normalmente all’insulina rapida si aggiunge dell’insulina lenta o ultralenta.
Si ottiene in questo modo una miscela, che assicura un intervento rapido per la necessità momentanea d’insulina e un intervento ritardato da fungere da intervento di base.
Il carico della glicemia è formato da alcuni picchi, che si hanno in corrispondenza dei pasti principali: colazione, pranzo e cena e dalla necessità di fornire un livello insulinico di base da valere per l’intera giornata per assicurare il buon funzionamento dell’equilibrio glicemia-insulina nelle ventiquattro ore.
L’equilibrio è molto importante per mantenere sempre la glicemia sotto controllo e non incorrere né in ipoglicemie accentuate né in iperglicemie pericolose per la formazione di chetoni, che possono dare origine alla chetoacidosi.
Usare la siringa può essere laborioso, perché occorre riempirla aspirando per prime le insuline rapide e poi quelle lente.
Il motivo è che se una goccia d’insulina lenta dovesse inquinare l’insulina rapida, l’intero flacone d’insulina rapida risulterebbe contaminato e si perderebbe la rapidità d’intervento dell’insulina rapida.
Per ovviare alla difficoltà, non poi così tanta, di riempire la siringa sono state introdotte le penne, che sono una specie di siringhe preriempite, che si possono caricare con la dose stabilita semplicemente ruotando l’estremità posteriore della penna mentre una graduazione indica il dosaggio dell’insulina.
Sono in commercio penne sia per l’insulina umana sia per le insuline analoghe di quella umana.
Alcune penne hanno una graduazione che va di due in due unità e non consentono quindi una regolazione molto fine.
Con le penne non è possibile miscelare vari tipi d’insulina.
Esistono però delle penne che contengono insuline premiscelate in vari rapporti e sono pronte all’uso, cioè si possono iniettare immediatamente perché sono già pronte.
L’uso della penna è molto comodo, però le dosi devono esser approssimate all’unità mancando la regolazione della penna alla mezza unità d’insulina.
Normalmente si fanno quattro iniezioni al giorno.
La mattina e la sera s’inietta insulina analoga di tipo rapido.
A mezzogiorno s’inietta insulina analoga premiscelata di tipo 70/30, cioè si tratta di una miscela del 70% d’insulina rapida e del 30% d’insulina lenta.
Alla sera prima di coricarsi va iniettata la dose d’insulina glargine tipo Lantus, che entra in funzione dopo circa sei ore dall’iniezione e rimane in vigore per circa diciotto ore.
Il motivo per cui a mezzogiorno s’inietta un’insulina miscelata, è proprio per sopperire al fatto che l’insulina glargine dopo mezzogiorno termina quasi la sua azione e la si sostituisce con l’azione dell’insulina lenta iniettata a mezzogiorno.
L’uso delle penne rende molto facile il controllo della glicemia e consente anche di raggiungere facilmente la compensazione.
Occorre naturalmente seguire il piano terapeutico stabilito dal diabetologo.
Negli ultimi anni si è andato affermando l’uso dei microinfusori, cioè degli apparecchi elettromedicali che iniettano in continuazione piccole quantità d’insulina nel corpo umano.
L’apparecchio contiene una fiala piena d’insulina, che è prelevata da una piccola pompa comandata elettronicamente, cui è collegato un tubicino (catetere) che è collegato alla cannula, una specie di ago di plastica compatibile con il corpo umano.
Il microinfusore inietta nel corpo umano lungo le ventiquattro ore una quantità basale piccola ma costante d’insulina, che può essere regolata in quantità programmate.
Per es., di giorno l’insulina basale può essere regolata in quantità maggiore rispetto a quella prevista per la notte.
In corrispondenza dei pasti principali è possibile iniettare i boli, cioè delle quantità d’insulina supplementari più robuste per fare fronte all’aumento della glicemia in corrispondenza dei pasti principali.
L’installazione dei microinfusori deve essere fatta in ambulatori specializzati dei centri diabetologici e il paziente deve essere istruito e seguito per alcuni giorni dopo l’installazione del dispositivo elettronico.
La regolazione dello strumento è abbastanza semplice, ma deve essere fatta da personale esperto.
Si tratta di un modo particolare di affrontare la compensazione della glicemia.
Il dispositivo elettronico dovrebbe simulare il funzionamento del pancreas, che è l’organo umano, che produce insulina e la immette nell’organismo in continuazione variando le quantità in base al livello glicemico presente nel sangue.
Sembrerebbe che tutto proceda per il meglio, ma ci sono delle difficoltà difficilmente superabili.
Innanzi tutto la variazione della regolazione deve essere fatta dal personale dei centri diabetologici e non può esser fatta dal paziente stesso.
Questa necessità ritarda le variazioni della terapia e costituisce un impedimento non trascurabile.
In pratica il sistema d’iniezione tramite microinfusore è lentissimo da manovrare e richiede l’opera del personale dei centri diabetologici.
Se confrontato con la prontezza data dalla siringa, il microinfusore diventa un marchingegno molto lento e difficile da usare.
Un altro difetto consistente è dato dal fatto che il microinfusore, una volta settato su delle quantità d’insulina da iniettare, rimane sulle stesse quantità per giorni e giorni e le dosi difficilmente riescono a seguire l’andamento della glicemia, per cui il paziente è indotto a stati d’ipoglicemia seguiti da stati d’iperglicemia molto intensi.
Da ciò deriva l’aumentato pericolo di formazione di chetoni e della chetoacidosi che è molto pericolosa.
Dietro l’uso del microinfusore si nasconde tutta la lentezza della macchina sanitaria, che ha messo su tutta una procedura complicata laddove ci vuole prontezza nella regolazione dell’insulina per seguire al meglio il diagramma di carico della glicemia.
La determinazione delle quantità segue i soliti concetti empirici regolando le dosi d’insulina in base al peso corporeo e il risultato non può essere molto preciso.
Il sistema di micro infusione, almeno per come è condotto al giorno d’oggi, non sembra destar alcuna considerazione e sembra piuttosto un’esercitazione messa in atto da medici e personale paramedico per far sembrare che si possa compensare la glicemia, ma in realtà agendo con mezzi lenti e sicuramente poco efficaci.
Naturalmente questi centri diabetologici, che praticano la microinfusione sono capaci di assorbire risorse non trascurabili per fare un lavoro, che solo per caso potrebbe conseguire un qualche risultato, vista la lentezza della rispondenza alle esigenze di compensare in tempi brevissimi la glicemia.
Un’altra difficoltà risiede nel fatto che il punto d’inserimento della cannula deve essere spostato ogni due o tre giorni per evitare guai.
In ogni caso occorre sorvegliare in continuazione il funzionamento del microinfusore che potrebbe guastarsi, per es. per otturazione del catetere, esaurimento della batteria, distacco del catetere o della cannula e quant’altro può capitare.
È preferibile fare uso delle siringhe per chi ha la pazienza di aspirare le qualità e le quantità d’insulina indicate dal medico, potendo seguire in questo modo al meglio il diagramma di carico della glicemia e avendo maggiori possibilità di compensare la glicemia, cioè di riportarla con continuità a valori compresi tra 80 e 120 mg/dl.
Per chi ha meno manualità e vuole ricercare una maggiore comodità, resta l’uso ottimale delle penne distinguendo tra penne riempite con insulina analoga ultrarapida, insulina premiscelata e insulina glargine di lunga durata.
Per la laboriosità della microinfusione sembra sconsigliabile questa tecnica, che se in futuro dovesse avere dei miglioramenti sostanziali potrebbe anche essere molto interessante.
Una modifica sostanziale potrebbe essere fatta rendendo modificabile automaticamente entro certi limiti la quantità d’insulina basale su comando dato dal piccolo computer interno al microinfusore in base ai valori di glicemia rilevati in automatico.
In questo caso il microinfusore diventerebbe un modello di pancreas e acquisterebbe un’importanza fondamentale per il controllo del diabete.

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