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Morte in sala operatoria.

Cosa si può dire di un ragazzo di robusta e sana costituzione fisica, che entra in sala operatoria per un banale intervento a un ginocchio ed ne esce cadavere?
Cosa si può dire di una ragazza di tredici anni, che durante un banale intervento muore in sala operatoria?
È evidente che non si muore per caso.
Ci sono e ci devono essere dei motivi perché tante persone escono morti dalle sale operatorie.
Si fa l’ipotesi che i medici siano ignoranti e sbagliano quando operano.
Non è credibile questa ipotesi.
La verità, la realtà è un’altra.
La sala operatoria è un locale molto particolare degli ospedali.
Nella sala operatoria si ha la massima concentrazione batterica di tutto l’ospedale.
La sala operatoria è pericolosa non per i batteri che una persona possa portare dentro, ma per quelli che possa portare fuori.
Quando si vuole determinare la carica batterica in una sala operatoria il campione, il tampone viene rilevato dal pavimento.
È normalmente sul pavimento, che si ha la massima concentrazione della carica batterica.
Le sale operatorie andrebbero disinfettate, che è diverso da sterilizzate.
Non si possono sterilizzare le sale operatorie, cioè eliminare totalmente tutta la carica batterica.
Le sale operatorie devono essere disinfettate, che è qualcosa in meno della sterilizzazione.
La disinfezione va fatta con idonei macchinari, che vaporizzano aldeide formica, ma siccome l’aldeide formica è ritenuta cancerogena di seconda classe, i medici proibiscono l’uso degli apparecchi di disinfezione ad aldeide formica, che non sono più usati.
Sarebbe logico aggiungere del disinfettante al liquido per il lavaggio del pavimento, ma questo avviene molto raramente.
I pavimenti sono lavati con i detersivi normalmente in uso nelle case di abitazione.
Non è raro il caso di riscontrare che i pavimenti non sono neppure lavati come si deve, ma risultano presenti polveri in abbondanza a volte mischiate ad acqua, quando il lavaggio del pavimento è fatto alla carlona.
L’igiene in sala operatoria riguarda soprattutto la polvere, che si accumula sulle lampade scialitiche.
Sulle lampade scialitiche si accumula tanta di quella polvere da costituire un buon terreno di coltura per tutte le cariche batteriche.
Per trovare altri elementi di igiene fasulla basta spostare il tavolo operatorio o la poltrona delle partorienti.
Si scopre che al di sotto ci sono le sostanze più varie, lì dimenticate anche da anni.
Sotto le poltrone delle partorienti si trova tanta “lana” da poter riempire un materasso, a volte accompagnata da qualche pezzo di carne umana putrefatta.
E i ferri sterilizzati come sono trattati?
I ferri tirati fuori dalla sterilizzatrice in contenitori a tenuta devono essere tirati fuori dagli stessi contenitori in un ambiente sterile o disinfettato, quale quello della sala operatoria.
Si scopre che i ferri sono estratti dai contenitori già nella sala della sterilizzatrice in ambiente non disinfettato.
I ferri sono adagiati su un carrello su un panno sterile e ricoperti da un altro panno sterile.
Poi sono fatti entrare nella sala operatoria e a chi la tocca, la tocca.
In sala operatoria i ferri possono rimanere anche una settimana prima di essere utilizzati.
E i medici come si comportano?
I medici devono lavarsi per bene le mani e indossare indumenti sterili.
Alcune volte, come nelle sezioni trapianti di organi, è richiesto il doppio cambio dell’abbigliamento.
Devono indossare la cuffia per i capelli, i loro calzari devono essere rivestiti con appositi stivali di stoffa sterile.
I medici vanno a prendersi il caffè al bar in tenuta da sala operatoria.
I medici devono indossare una cuffia per impedire che i loro capelli vadano in giro per la sala operatoria.
È noto il caso di un chirurgo donna, che girava per la sala operatoria con una vistosa coda di cavallo al vento, lunga non meno di quaranta centimetri e andava spargendo quanto di innominabile per tutto l’ambiente della sala operatoria.
I locali della sala operatoria devono essere isolati con locali interposti dagli altri ambienti dell’ospedale.
Molto importante è la separazione delle vie: quella dello sporco e quella del pulito.
La sala operatoria è un ambiente particolare.
In essa sono presenti tanti apparecchi elettromedicali, tanto che ci vorrebbe un ingegnere specialista biomedico per tenere sotto controllo tutti questi strumenti anche ad alta tecnologia.
Il medico, vero imperatore della sala operatoria, è un emerito ignorante per quanto riguarda gli apparecchi elettromedicali.
Se uno gli chiede a cosa serve quel morsetto di colore nero e giallo, il medico cade dalle nuvole.
E sono tante le malefatte date dall’ignoranza dei medici i quali sono medici e non ingegneri e quando sono costretti a fare uso di apparecchi elettromedicali si trovano a mal partito e li usano male.
Quando c’erano le placche di piombo per l’uso dell’elettrobisturi non sono stati pochi i pazienti che in corrispondenza della placca hanno avuto la carne bruciata.
E i ginecologi che passavano la placca sotto il sedere delle pazienti si accorgevano alla fine degli interventi che il sederino della paziente era andato arrosto.
Niente male, sono medici e godono dell’immunità nella presunzione che siano i depositari dell’arte medica e non possano sbagliare.
E la raccomandazione di collegare lo sfiato del boccaglio del paziente alla pompa a vuoto, quasi spesso ignorata dai ginecologi, per cui la paziente aspira anestetico e lo sputa in faccia a medici e infermieri.
Il risultato è che dopo un poco sono tutti bene anestetizzati e perfettamente addormentati con i medici tutti riversi sul corpo della paziente, che doveva essere operata.
La conclusione è quella dell’assoluta ignoranza dei medici nei confronti della parte tecnica, che sono costretti a usare.
I medici non hanno una mentalità tecnica e si fanno fregare dalle più banali conoscenze di natura tecnica.
È evidente che in sala operatoria ci vuole un tecnico, che tenga costantemente sotto controllo gli apparecchi elettromedicali e intervenga subito al minimo inconveniente.
Negli ospedali ci dovrebbe essere il trasformatore d’isolamento, che garantisce che il paziente non possa prendere una scossa elettrica.
Quei sapientoni dei medici fanno collegare al trasformatore d’isolamento anche le stufe con il risultato di provocare il guasto per sovraccarico e mettere fuori servizio tutte le apparecchiature elettromedicali.
Non basta essere medici, non basta esser dei luminari senza le più elementari cognizioni tecniche, perché oggi la tecnica è entrata in sala operatoria e non se ne può fare a meno.
Quante volte si è visto un tracciato dell’elettrocardiogramma che non ha la linea isoelettrica orizzontale?
Il medico non sa spiegarsi il perché.
L’ingegnere sa che il fatto si verifica quando l’elettrocardiografo manca della terra di funzionamento e indica che l’inconveniente si ha per il mancato collegamento dell’apparecchio al morsetto nero-verde.
È capitato che si spenga il blocco di anestesia e i medici e gli infermieri non se ne accorgano.
Il paziente è addormentato e non può reagire, però il bavaglio gli impedisce comunque di respirare.
Il paziente muore senza che i medici si accorgano del guasto al blocco di anestesia.
Ci sono tante cause per morire in sala operatoria, ma quella che fa più rabbia è che i medici, per la loro colossale impreparazione, si ostinano a operare in sala operatoria senza conoscere le più elementari regole della sicurezza, che contribuirebbero a salvare tante vite umane.
E la magistratura che fa?
Nulla.
Dopo un processo, che dura anni, vengono tutti assolti perché i magistrati non sono preparati ad immaginare quali possano essere le cause della morte dei pazienti.
Ci vuole coraggio a entrare in sala operatoria da paziente, molto coraggio e, finché si è in grado, occorre almeno raccomandarsi l’anima Dio.
Almeno cerchiamo di salvare l’anima, perché il nostro corpo rimane sempre nelle mani divine e in balia della bravura o dell’ignoranza dei medici.
Speriamo bene.

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