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Fiori spezzati.

Non è la prima volta e non sarà l’ultima.
Tutti si battono il cuore.
Tutti devono ammutolire, stare zitti.
Di chi è la colpa?
Di tutti e di nessuno.
Forse la colpa è del fato, del destino, della mala sorte e forse no.
Due giovani adolescenti vite spezzate nel fiore degli anni.
Morire a quattordici anni fa rabbrividire, specialmente chi è padre, madre, genitore.
La colpa è della società ignorante.
Quando i bambini vanno a scuola le madri si preoccupano, perché ci sono troppi compiti per casa, il bambino si stanca, il bambino non può studiare tanto, c’è il rischio che si ammali.
E il maestro deve stare attento a mettere qualche brutto voto, perché i genitori possono bastonarlo a dovere con tante belle sacrosante bastonate.
I genitori sono tanto, tantissimo preoccupati che i figli studino troppo, tanto preoccupati da perdere di vista l’alcol, il fumo e la droga.
Ne scaturisce una società d’ignoranti, che hanno tutti i diritti, fino alla laurea e oltre.
Hanno il diritto di sbronzarsi e quello di drogarsi o semplicemente di farsi, come dicono i cultori di questo sport nazionale.
Poi, quando succede una qualche disgrazia, ci lamentiamo e cerchiamo il o i capri espiatori.
Guardiamoci allo specchio e vedremo i principali responsabili di simili tragedie.
Non sono troppo pessimista, sono semplicemente un buon osservatore e vorrei che la società fosse veramente migliore, vorrei che i giovani rifuggissero dalla droga e dall’alcol e dal fumo e da tutti i vizi, che certamente bene non fanno.
Occorrerebbe rifuggire dai luoghi comuni, dalla cultura spicciola e ignorante.
Un professionista della televisione racconta che da giovane mettevano tre giorni un gatto nell’acqua del fiume, che scorreva a valle e dopo tre giorni la carne diventava bella bianca e tenera ed era molto buona da mangiare.
Lo facevano perché il coniglio si portava al mercato e lo si vendeva, mentre il gatto non lo voleva nessuno.
Ci si cibava con il gatto per risparmiare.
Gli uomini di cultura l’hanno cacciato.
Se avesse detto che era bello mettere tre giorni un coniglio all’acqua corrente del fiume, prima di cucinarlo e mangiarlo, sarebbe stato un grande esperto di cucina e sarebbe stato lodato.
Gli animalisti inorridiscono per il gatto e forse accettano il povero coniglio.
E il vitellino, quello va bene, quello lo possiamo scannare.
Prima gli diamo una bella scossa sotto le corna e gli friggiamo il cervelletto, poi subito dopo arriva il macellaio, una persona pratica, che gli fa un buco nella gola e gli fa scorrere il sangue, che esce bene perché un altro uomo gli aggancia un piede con un cavo e lo tira su, per cui il vitellino viene portato a testa in giù.
Poi, ancora caldo caldo, il vitellino viene scuoiato, si gli viene strappata la pelle.
Poi viene spaccato a metà, stando attenti a mettere da parte il midollo, che ci potrebbe fare male.
Gli viene tagliata la testa e poi gli vengono mozzate anche le piccole corna.
E del maialino cosa ne facciamo?
Una bella porchetta, per farci un bel panino con la porchetta.
E il gatto?
Il gatto no, non si deve toccare, perché il gatto è il gatto.
E se uno lo tocca perde il lavoro, anche se racconta una storia di fame e di miseria, quando la povera gente pur di cibarsi, mangiava un po’ di tutto, anche un gatto, se capitava.
Siamo una bella società di ignoranti civili.
Se uno chiede perché il gatto no e il vitellino o il maialino sì, rischia di essere linciato.
Sembra che la non cultura sia gratis, che non costi nulla.
Non è vero, la non cultura si paga e il prezzo è salatissimo.
Si paga, per es. con due giovani vite, ancora in età scolastica, spezzate da un masso, che le ha schiacciate sulla sabbia e le ha uccise.
Si paga con la mala sanità.
Si paga con le liste d’attesa, che condannano a morte gli ammalati di tumore.
Si paga con un abbassamento di professionalità a tutti i livelli, nelle professioni, nell’artigianato, nell’industria, nell’arte.
La non cultura, l’ignoranza pervade tutte le discipline e trascina al peggio anche le vite innocenti.
Non è la prima volta che muoiono delle persone a causa di frane, di crolli, di disgrazie naturali in genere.
Cosa si può fare e non si fa?
L’esame del costone, che ha ceduto, pare che sia stato fatto da chi ha ripulito la spiaggia.
L’esame del costone doveva essere fatto da esperti della sicurezza, particolarmente esperti di “analisi dei rischi”, da persone che a vista sanno riconoscere il rischio per le persone e non solo dare l’allarme, ma indicare anche i rimedi da mettere in atto con urgenza, regolata dalla gravità del rischio.
È un problema di vista.
Una volta un ingegnere ha fatto un esperimento.
C’era un groviglio di cavi elettrici ammassati sopra un carrello in sala operatoria, uno di quei carrelli, che portano anche le bombole per l’anestesia.
L’uso delle prese multiple, le cosiddette ciabatte, è proibito in sala operatoria.
L’ingegnere ha chiesto ai carabinieri dei NAS, che lo accompagnavano: “Dov’è la ciabatta?”
I carabinieri non hanno visto alcuna ciabatta.
L’ingegnere ha fatto la stessa domanda a un elettricista, il quale gli ha risposto: “ È là sul carrello, pende in mezzo ai cavi.”
Per vedere bisogna sapere bene che cosa vedere.
Cercare il rischio non è semplice, ci vogliono gli specialisti.
Se il costone fosse stato esaminato da specialisti, sarebbe stato messo in sicurezza e quelle due bambine non sarebbero morte.
Gli specialisti, cioè persone dotate di una professionalità di grande valore, non persone che hanno avuto il posto per l’intervento del politico o che hanno avuto l’incarico per amicizie politiche.
Gli specialisti sono persone molto rare, rarissime, nella società italiana.
Bisognava pensarci molto tempo fa, quando si andava all’asilo, alle elementari e occorreva anche stancarsi un pochino, pur di studiare.
E alle medie….
Rosa, rosae, rosae, rosam , rosa, rosa….
Quanta fatica!
E allora cosa bisogna fare?
Possiamo fare qualsiasi cosa, ma i risultati potrebbero venire solo per caso.
Occorre curare, allevare gli specialisti e affidare loro la salvaguardia della nostra vita, della nostra salute, del nostro essere persone civili.
I politici diranno che è solo un problema di risorse.
Non è vero, è solo un problema d’ignoranza.

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