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Glicemia. La compensazione con le pillole.

La forma principale di controllo della glicemia è la dieta, che viene prescritta dal medico con dovizia di particolari e alla quale il paziente si deve attenere.

Con la dieta diminuisce la quantità di glucosio in eccesso presente nel sangue ed è quindi più facile controllarlo in primo luogo con l’insulina secreta dal pancreas.

Però, andando avanti con la malattia, il pancreas secerne sempre un po’ meno insulina, per cui si può arrivare al caso che il medico decida di stimolare il pancreas a produrre una maggiore quantità di insulina.

Stimolata o no l’insulina che interviene è sempre quella propria del paziente e non vi è alcun apporto di insulina dall’esterno.

Il medico prescriverà delle pillole dette ipoglicemizzanti che possono agire in due modi: stimolando il pancreas a produrre una maggiore quantità di insulina e provocando un miglioramento dell’efficacia dell’ormone insulina nel trattamento del glucosio.

Occorre fare attenzione che un tipo di pillole, contenente sostanze dette sulfaniluree, è molto sensibile alla presenza di alcol nel sangue e può provocare un abbassamento abnorme della glicemia, che può portare allo shock ipoglicemico.

Quando la glicemia di abbassa notevolmente, al di sotto di 50 mg/dl, il paziente accusa una sudorazione inaspettata, sente tremare le sue mani, e può perdere conoscenza.

Siccome il cervello è l’unico organo che non contiene riserve di glucosio al suo interno, il glucosio gli deve essere fornito costantemente dal sangue.

Se il sangue è povero di glucosio, il cervello non è alimentato sufficientemente e si possono avere seri danni cerebrali.

Quando il diabetico prende le pillole ipoglicemizzanti è molto meglio che non beva alcoolici, perché ci potrebbero essere delle sorprese.

Chiaramente dopo pasti eccessivamente abbondanti la glicemia sale e bisogna stare attenti che non salga troppo, perché si può arrivare al male opposto, cioè al coma diabetico.

Occorre mantenere la compensazione della glicemia, cioè occorre che la glicemia a digiuno sia tra 80 e 120 mg/dl, perché solo in questo caso si sta lontani da fenomeni di shock ipoglicemico e da coma diabetico che sono baratri pericolosi per il diabetico.

La pillola migliora le attitudini del pancreas a secernere insulina, ma può presentare nuovi rischi, che bisogna assolutamente evitare.

Per potere evitare i rischi occorre tenere la glicemia sotto controllo.

Occorre annotare i valori misurati della glicemia in un libretto delle verifiche dove vengono annotati: la data, l’ora, il valore misurato, l’eventuale presenza di glicosuria, la dose di pillole ingoiata, e eventuali annotazioni che spiegherebbero, secondo la cultura del paziente, il perché di valori anomali di glicemia.

Il paziente è invitato a confessare gli eventuali peccatucci di gola.

Il libretto verrà presentato al medico durante le visite ambulatoriali.

La regolazione della glicemia deve tenere conto del diagramma di carico del glucosio nel sangue.

E’ prevedibile un innalzamento del glucosio in corrispondenza dei pasti con spostamento nel tempo di circa un’ora dopo i pasti, e un andamento di discesa successiva di tipo quasi esponenziale.

E’ notevole la somiglianza con un diagramma di carico del consumo dell’energia elettrica alternata, che si deve produrre nel momento stesso in cui si consuma.

Il diagramma di carico dell’energia elettrica presenta valori massimi in corrispondenza dell’orario di lavoro delle fabbriche e cioè dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.

Per seguire l’andamento del diagramma di carico dell’energia si regola la corrente di eccitazione degli alternatori per erogare una potenza corrispondente a quella richiesta.

Gli ingegneri studiano i problemi della regolazione e una materia che si chiama “controlli automatici” che è specifica per risolvere questi problemi di regolazione.

Da queste materie si può imparare qualcosa.

Non bisogna mai correre appresso alla glicemia aumentando e diminuendo la dose delle pillole in maniera lineare.

Si avrebbe quella che si chiama “regolazione statica” che porta instabilità e il paziente oscillerebbe tra stadi di ipoglicemia e stadi di coma diabetico.

Un riferimento al gradiente della variazione della glicemia porta alla “regolazione astatica” che è accettabile ma non è l’optimum.

La forma più accettabile di regolazione è quella mediante “feedback” o a retroazione o a reazione, basata sullo studio delle variazioni della glicemia in base ai pasti precedenti, al lavoro fatto, alle calorie consumate, a eventuali arrabbiature, insomma facendo uno studio accurato del diagramma di carico e della sua copertura per la compensazione.

Occorre che il medico esamini il libretto delle verifiche e consideri tutti i fattori che portano ai valori misurati e li rendono spiegabili, anche per l’eventuale aggiustamento della terapia.

I controlli necessari sembrano essere, salvo diverso parere del medico, due controlli della glicemia capillare a digiuno la mattina e a mezzogiorno, mentre per il controllo a digiuno prima della cena può bastare il controllo della glicosuria.

L’obiettivo deve essere sempre la “compensazione” cioè quello di mantenere la glicemia compresa a digiuno tra 80 e 120 mg/dl.

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